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Laura Salafia: «L’amicizia che può vincere la sofferenza»

Laura Salafia: «L’amicizia che può vincere la sofferenza»

Nel suo diario il rapporto coi volontari dei “Cappuccini” e coi ragazzi da loro seguiti

Di Laura Salafia |

Molti che appartengono, per così dire, alla “quotidianità”, accompagnati da illustri teologi si chiedono dove sia Dio quando imperversano guerre, malattie, povertà, disagi. Una risposta, per chi possiede un lumicino di fede, si può trovare nelle parole di Don Giussani, quelle che aprono il sito dell’Associazione “Cappuccini” di Catania: il Figlio di Dio non ci ha mandato ricchezze, ma si è fatto come noi, ha “condiviso” la nostra nullità. Questa riflessione ha contribuito certamente a dare corpo al concetto di “carità”, quello che ha motivato le scelte dell’associazione che opera con estrema dedizione nel quartiere Cappuccini di Catania. L’associazione trae la sua forza dal volontariato praticato da ragazzi delle Scuole Superiori e da universitari. Ne ho conosciuto alcuni che sono venuti a trovarmi, accompagnati dalla professoressa Graziella. Molte sono le loro iniziative: attività ricreative, doposcuola ecc. La finalità è quella di far sentire bene i bambini del quartiere e tanti extracomunitari, strappandoli ai pericoli della strada con un impegno costruttivo e quotidiano. In questo periodo, ad esempio, è in cantiere la preparazione di una “recita” e sono alla ricerca di un luogo che la possa valorizzare.   Arriva il 22 agosto, un venerdì. Si apre il portone delle mia casa e la mia stanza si anima improvvisamente con la presenza di tanti bambini, di età compresa tra gli otto e gli undici anni. Li accompagnano Graziella ed un gruppo di studenti universitari, quelli dell’Associazione “Cappuccini”. I bambini debitamente informati realizzano un loro desiderio già espresso da tempo: vogliono incontrarmi. Comincia una piacevole conversazione. I bambini superato il disagio iniziale, conversano con me. Di lì a poco, lasciamo la casa: i volontari spingono la carrozzina e azionano con disinvoltura il montascale, frutto di un movimento di solidarietà che ha coinvolto tante persone (non ultima la dottoressa Bonanno). Ci rechiamo con spensieratezza a Piazza Università. Continuiamo la conversazione presso un chioschetto. I bambini mi assediano con le domande e mi colmano di bacetti. Si emozionano, percepiscono la mia serenità, parlano delle loro esperienze, delle loro famiglie … senza trascurare le loro bibite ed i loro gelatini. Provo grande commozione a ricordare una bambina di nome Naomi che mi colma d’affetto e resta per tutto il tempo attaccata a me quasi fisicamente. Mi chiede cosa provi a stare in carrozzina senza poter più camminare; la rassicuro riferendole che io non provo stanchezza a fare lunghi percorsi e che invece lei sarebbe stata costretta a tirare il fiato. Piange e singhiozza, non sono riuscita a convincerla. Mi punta il suo sguardo intenso: – Perché doveva capitare proprio a te? Cerco di rassicurala manifestando la mia felicità per aver scoperto in lei una grande amica!   Il 29 agosto questo incontro così significativo trova un epilogo piuttosto inconsueto. Qualche tempo fa il proprietario dei trenini su gomma che, partendo da Piazza Duomo, compiono un giro turistico della città, mi aveva proposto un’escursione per rompere la monotonia dalla mia forzata degenza. La mia mente viene attraversata da un lampo improvviso: gli propongo con dolcezza e fermezza di estendere l’invito ai bambini che a Piazza Università m’avevano regalato emozioni così intense. Graziella si impegna nell’organizzazione, ci viene messo a disposizione un pullman bipiano. Circa venti bambini con un’esplosione di gioia si sistemano al piano superiore, li accompagnano i volontari universitari (una decina) e qualche genitore. Si parte alla volta di Acicastello percorrendo la strada costiera, mentre due guide turistiche ci allietano con le loro informazioni. Ad Acicastello ci accoglie il sindaco, viene permessa la visita al Castello, i bambini si inerpicano con gioia sfrenata. Accanto a me rimane Naomi, che per tutto i tragitto non si è mai staccata … Ad Acitrezza ci si limita ad un giro veloce perché ormai s’è fatto tardi.   Nel ricordo dei bimbi … il pranzo a sacco, il gelatino, i giochi, la felicità, l’affabilità degli accompagnatori. Tutti mi salutano davanti al portone di via San Giuliano, mi gridano in coro di non mancare alla loro “Recita”. Custodisco nei miei pensieri l’allegria, la sensibilità dei bimbi; la dedizione, la generosità dei grandi.

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