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La start up catanese che ha dato un’anima al robot utilizzato per i bimbi autistici

La start up catanese che ha dato un’anima al robot utilizzato per i bimbi autistici

Tutto è cominciato due anni fa con l’acquisto dell’automa “Nao” da parte di Behaviour Labs

Di Lavinia D’Agostino |

CATANIA – Sembra una favola moderna, e forse per certi versi lo è. Èla storia di Behaviour Labs, la start-up catanese che si occupa di personal e social robotica, terza classificata al Premio Scintille del Consiglio nazionale degli ingegneri d’Italia. Alla base di questa storia c’è una passione, quella per la robotica, che ha portato i fratelli Daniele e Marco Lombardo e il loro cugino Giuseppe Pennisi, fino in America. Tutto è iniziato due anni fa, quando un gruppo di amici, un po’ per caso e un po’ per gioco, hanno dato vita a un progetto innovativo e ambizioso. «Nel 2012 ho comprato Nao – racconta Daniele Lombardo, perito informatico, fondatore e team leader di Behaviour Labs – un robot costruito in Francia. Ho condiviso il mio “nuovo giocattolo” con gli amici e dopo aver valutato le sue potenzialità, abbiamo pensato che questo umanoide potesse trovare un’applicazione concreta per il trattamento dell’autismo, un disturbo che colpisce un bambino ogni 150».   Detto fatto. Il team di Behaviour Labs ha iniziato ad analizzare le problematiche legate all’autismo e a sviluppare dei software che rendessero il robot capace di “giocare” in modo terapeutico. Così è nata la loro versione di Nao, già un robot alla genesi, ma con un particolare in più: la piattaforma roboMate, un software programmabile con un tablet, attraverso la quale l’umanoide è capace di eseguire terapie personalizzate per bambini autistici, ma che può svolgere anche attività formative e di intrattenimento. Grazie a loro il robot Nao è in grado di parlare, interagire, riconoscere e localizzare la voce, vedere e riconoscere i volti.   «Quando ne ho parlato con la mia rete di contatti – continua Daniele Lombardo – ho subito riscontrato un grande entusiasmo, allora abbiamo deciso di fare sul serio, abbracciando la vita da start-upper». Ma questo è solo l’inizio della storia della piattaforma roboMate, il cuore siciliano del robot francese Nao e del “fratellino texano” Zeno, quest’ultimo capace di riprodurre anche le espressioni facciali. E i primi collaudatori sono stati, ovviamente, i bambini di una Onlus di Fiumefreddo. «Insieme ai genitori, agli psicoterapeuti e agli psicologi – continua – abbiamo notato che il robot ha un effetto calmante sui bambini autistici più aggressivi, diminuendo anche il loro fastidio alla confusione. La nostra soluzione si differenzia dalle altre perché offre uno strumento di diagnosi e terapia insieme. Ci piacerebbe riuscire a far utilizzare questo robot nel maggior numero di strutture sanitarie possibili, ma sarebbe utile anche a domicilio, e le famiglie potrebbero bypassare le lunghissime liste d’attesa».   Sembra un miraggio, ma non lo è. La realizzazione di questo sogno potrebbe essere dietro l’angolo, oppure oltre oceano. Il progetto made in Catania, infatti, è entrato nella gamma dei prodotti RoboKind, azienda di Dallas leader nella fabbricazione di automi con espressioni facciali, e oggi partner di Behaviour Labs. «Siamo partner per l’Europa ed esclusivisti per l’Italia, sia per la distribuzione dei robot sia per lo sviluppo congiunto di soluzioni nell’ambito socio-assistenziale e didattico – aggiunge Lombardo – Abbiamo già venduto tre esemplari di Zeno al Cnr (Centro nazionale di ricerca) di Lecce e un quarto esemplare a una Onlus di Bari, i primi che utilizzeranno il nostro umanoide a scopo terapeutico. Con RoboKind svilupperemo contenuti e applicazioni, pensati non solo per l’autismo ma anche per la didattica. Grazie alla capacità di intrattenimento educativo del dispositivo, infatti, già sei scuole texane hanno comprato Zeno».   Resta congelata, invece, l’intesa con l’Azienda sanitaria provinciale di Catania «almeno finché non ci sarà un direttore generale – precisa Daniele Lombardo», che prevederebbe l’utilizzo di un esemplare di Nao al Centro diurno per il trattamento dell’autismo, che però non ha mai aperto. «Adesso continueremo a far conoscere i vantaggi dell’utilizzo di questi robot al servizio della sanità – conclude -. A fine ottobre saremo allo Smau di Milano e il 5 novembre al Tedx di Ginevra, il più importante evento “futurista” sull’innovazione tecnologica. Intanto siamo in fase di raccolta dati: l’ingegnere Giulia Crifaci, ricercatrice del Cnr e nostra collaboratrice, si trova in Texas dove sta raccogliendo i risultati dei test sperimentali sui bambini autistici, che diventeranno una pubblicazione scientifica la prossima primavera».

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