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Viaggio a Motta Sant’Anastasia

Viaggio a Motta Sant’Anastasia

Di GIUSEPPE BONACCORSI |

Bella e impossibile, oltre che dimenticata e fagocitata dai centri più vicini che hanno «eliminato» anche quel poco di commercio che aveva resistito alla lunga crisi. La prima domanda che sorge spontana quando ci si affaccia dal belvedere di Motta S. Anastasia, con davanti l’immagine mozzafiato dell’Etna, è come mai una rocca così bella, con un torrione medievale che domina a 360 gradi la vallata della piana e degli Erei, possa essere dimenticata e abbandonata. Una vista così se il paese di Motta si fosse trovato, chessò, in Toscana avrebbe fatto le sue fortune turistiche ed economiche. Invece no. In terra etnea Motta appare stanca, come colpita da una lentezza che sembra senza sbocchi e con i giovani che emigrano o sognano lontano. Benvenuti a Motta S. Anastasia, paese di poche migliaia di anime che una volta aveva un tessuto florido che si basava principalmente sugli affitti e sull’indotto dei militari americani della vicina base di Sigonella, e che adesso, dopo la loro fuga, invece gode solo dei milioni di royalties della discarica di contrada Valanghe che dà lavoro a un centinaio di mottesi, sul palio mottese e sul quel poco di commercio che ancora resiste nonostante i grandi centri commerciali vicini. L’agricoltura invece è quasi nulla mentre dal punto di vista imprenditoriale qualche introito per il Comune arriva dai capannoni della vicina zona industriale di Piano tavola che ricadono in territoro mottese, ma sembra che sia poca roba. In compenso se attraversi la strada del centro spiccano i numerosi bar, vero cuore aggregativo di Motta soprattutto durante le giornate di campagna elettorale. Bar e poco o niente più.

Il voto amministrativo e le polemiche In paese, però, al momento l’unico tema che tiene banco sono le recenti elezioni amministrative, caratterizzate principalmente dallo scontro tutto interno al Pd e al centrosinistra che alla fine ha favorito un candidato sostenuto da Articolo 4 di Leanza, Sammartino e dei Sudano, il neo sinB daco Anastasio Carrà, luogotenente dei Cc. L’ufficialità sulla sua elezione è arrivata due giorni fa quando il presidente dell’Ufficio centrale elettorale, il giudice Antonio Zarrillo, ha reso noto nell’aula consiliare il numero di voti definitivi conseguiti dai candidati, sancendo la designazione di Carrà con 1485 preferenze, 13 voti in più del suo diretto concorrente, Daniele Capuana, sostenuto dal centrosinistra e dal Pd che però non si è presentato col simbolo, su decisione della segreteria provinciale, per evitare frizioni con l’altro candidato di sinistra, Danilo Festa, che di voti ne ha ottenuti circa 800 e a sostegno del quale sono venuti in terra mottese anche il segretario di Sel, Niki Vendola e diversi esponenti dell’area Civati. La proclamazione da parte del magistrato fuga adesso ogni residuo dubbio sulla regolarità delle elezioni amministrative, sgombrando definitivamente il campo da ogni ipotesi diversa e ponendo fine alle polemiche che in questi giorni hanno caratterizzato il dopo voto di Motta salito agli onori del dibattito regionale e catanese proprio per la sua spaccatura tra le due anime del partito.

La sempre aperta questione delle primarie Il caso Motta ha riproposto l’accesa polemica sulle primarie sì, primarie no, grande ferita ancora sanguinante in terra etnea, che oltre un anno fa caratterizzò il dibattito tutto interno al Pd di Catania che poi alla fine, dopo una accesa polemica, decise per l’appoggio a Bianco, indicato come il candidato più forte contro le destre e con Berretta che si ritirò di buon grado. Ma se a Catania questa politica allora pagò, a Motta, invece, è stato un harakiri e il candidato tradizionalmente vicino al sindaco di Catania Bianco, cioè Capuana, si è ritrovato sconfitto per una manciata di voti. Alla fine, quindi, questa scelta politica ha danneggiato tutto il partito democratico, nessuno escluso, favorendo gli «alleati regionali» di Articolo 4. «Alle europee erano tutti alleati e cà no – commenta il signor Alfio – e poi sto Pd diviso ha fatto il botto… ». La sua analisi non fa una piega ed è di una semplicità disarmante. Ma lo stesso concetto da giorni è il commento principale dei Blog più seguiti a Motta, soprattutto dai più giovani. Spiega Carmelo Schillagi, ideatore di un blog molto seguito: «Il dibattito sulla campagna elettorale è ancora acceso e penso che lo rimarrà per tanto tempo. Una buona parte di questo ha riguardato, durante la campagna, principalmente la questione della vicina discarica».

Pro e contro alla discarica di contrada Valanghe Il candidato Danilo Festa ne ha fatto un cavallo di battaglia, schierandosi a favore dei no e della delocalizzazione del sito dei rifiuti. Anche gli altri candidati hanno detto che la questione dovrà essere oggetto di attenzioni. Quello dell discarica è un tema che scotta. Dopo le dimissioni dall’assessorato Energia, per ordine del presidente della Regione Crocetta, dell’assessore Nicolò Marino che aveva intenzione di fare maggiore chiarezza sui siti privati, sulla questione delle autorizzazioni e sui documenti autorizzativi della discarica è calato il silenzio, ma apparente, perché sembra che la commissione regionale Antimafia, presieduta da Nello Musumeci, esponente del centrodestra, stia continuando con le audizioni inaugurate dopo la relazione sulle discariche siciliane, presentata proprio da Marino. L’ex assessore aveva presentato un dossier che specificamente per la discarica Tiritì, già chiusa, indicava gravi motivi ambientali, mentre per quella attiva di contrada Valanghe d’inverno, disponeva l’avvio del procedimento di diniego del rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale. Ora dopo l’audizione del sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo e dell’ex primo cittadino di Motta, Angelo Giuffrida, la commissione potrebbe presto chiedere di sentire anche il nuovo sindaco per chiarire alcuni punti della questione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA