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Ebola, Usa in allarme: «Epidemia più grave dai tempi dell’Aids»

Ebola, Usa in allarme: «Epidemia più grave dai tempi dell’Aids»

Di Stefano de Paolis |

NEW YORK – “La guerra all’Ebola sarà lunga”, perchè l’epidemia in Africa è la peggiore sin dai tempi dell’ Aids, all’inizio degli anni ‘80. Parola del capo dei Centri di controllo e prevenzioni delle malattie Usa, Thomas Frieden. E mentre la comunità internazionale si organizza in maniera sempre più concreta, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon esorta a far presto, perchè “i casi di contagio del virus stanno crescendo in maniera esponenziale, e per questo serve una assistenza di 20 volte superiore a quella attuale”. “Nei trent’anni che lavoro nel settore della sanità’ pubblica l’unica cosa paragonabile è stato l’Aids”, ha detto Frieden, aggiungendo che “dobbiamo lavorare ora, per far sì che questo non sia il prossimo Aids del mondo”. E i dati sono sempre più allarmanti. “Dal dicembre 2013, quando l’epidemia è iniziata, alla data di ieri 8 ottobre sono riportati dall’Oms 8.011 casi probabili, confermati e sospetti, e 3.877 decessi, con un tasso di letalità del 46% nei Paesi dell’Africa occidentale”, ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenendo in Aula al Senato. “Vogliamo adottare misure per rafforzare le procedure per individuare eventuali soggetti a rischio Ebola già prima dell’ imbarco aereo dall’Africa”, ha detto ancora il ministro, aggiungendo che “la possibilità che tra i migranti che arrivano in Italia ci siano persone affette da ebola è molto basso”.   E mentre gli Usa si preparano a effettuare nei maggiori aeroporti del Paese i controlli della temperatura ai viaggiatori in arrivo dall’Africa occidentale, la Gran Bretagna ha fatto sapere che per ora non intende fare altrettanto, mentre Gli stati membri della Ue discuteranno di “un qualche tipo di test” di controllo per Ebola negli aeroporti “alla prossima riunione del comitato di sicurezza per la salute, la prossima settimana”, ha fatto sapere il commissario Ue alla salute Tonio Borg. Ma le urgenze sembrano tante. “Per l’emergenza Ebola ci sono cinque priorità: fermare l’epidemia, curare le persone infette, fornire i servizi essenziali, salvaguardare la stabilità e evitare nuovi focolai nei Paesi non colpiti”, ha affermato Ban Ki-moon, parlando ad una tavola rotonda a Washington organizzata dalla Banca Mondiale.   Un incontro a cui sono intervenuti in videoconferenza anche i presidenti dei tre Paesi più colpiti, Guinea, Liberia e Sierra Leone, per fare il punto della situazione. “Abbiamo avuto una discussione produttiva sulla risposta, ma abbiamo discusso anche l’importanza di ricostruire i sistemi sanitari nei tre Paesi una volta che il virus sarà contenuto” ha detto il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, secondo cui nella lotta all’Ebola “è in gioco il futuro dell’Africa”. Il virus, ha sottolineato, “ha già avuto un profondo impatto su milioni di persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Molte attività hanno chiuso, le compagnie aeree cancellano voli e gli scambi commerciali si sono ridotti. Le stime di crescita sono state tagliate significativamente”.   Dalla Spagna intanto arriva la notizia che sono peggiorate le condizioni di Teresa Romero, l’infermiera ausiliare di 44 anni positiva, come ha fatto sapere l’ospedale Carlos III-La Paz dove è ricoverata. Ma “Ebola non è una condanna a morte”, ha affermato la missione Onu per l’emergenza del virus (Unmeer), secondo cui, però, “cure precoci significano una migliore possibilità di sopravvivenza”.

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