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Il giovane Paolo e i “suoi” gatti La zampata d’amore targata Librino

Il giovane Paolo e i “suoi” gatti La zampata d’amore targata Librino

Diventato un riferimento per l’adozione dei felini, testimonia un’altra faccia della città-satellite

Di Fabio Tracuzzi |

LIBRINO – E nessuno ha dubbi. Quartiere emarginato, pericoloso, violento, senza regole, senza rispetto, senza amore. Meglio non andare. Come se quel quartiere non fosse Catania. Come se ne fosse un’appendice a parte, appendice fastidiosa e che torna utile solo in occasione di turni elettorali. E’ infatti un serbatoio di voti inesauribile e spesso, quasi sempre, fa la differenza tra un candidato e l’altro. In cambio? Molte promesse quasi mai mantenute, qualche attenzione particolare prima del voto. Poi, spenti i riflettori della campagna elettorale, Librino torna ad essere Librino. Dimenticato da tutti, evitato da molti. Librino. Paolo Pirrè, 24 anni, (nella foto di Antonio Parrinello) è uno dei tanti giovani che ci vivono. Ed è la dimostrazione vivente che di quel quartiere poche sono le verità che si dicono e scrivono, molti, moltissimi, sono i luoghi comuni. Paolo Pirrè non è un emarginato, non è pericoloso, non è violento, rispetta le regole, rispetta tutti, uomini e animali. E, soprattutto, è pieno d’amore. E con un velo di tristezza sul volto che malgrado i suoi sorrisi non lo lascia mai. E, come ci dice lui subito, «sono un gattaro». Chissà perché quando si pensa a persone che amano e accudiscono gatti si pensa sempre e solo alle donne: quella è una gattara. Invece Paolo è un gattaro e lo dice con orgoglio e fierezza con i suoi occhi dolcissimi che ti mettono subito, cosa non facile, a tua agio e ti inducono a fidarti.   Di Paolo Pirrè sento parlare per caso da una donna che, anche lei, ama tutti gli animali, i gatti in particolare, ed è così che decido di andarlo a trovare. Incontrarlo non è facile. Un giorno ha le spedizioni (dei gatti), un altro l’appuntamento per un tatuaggio, un altro ancora la pulizia del garage, il Cat’s garage, come lo chiama lui e del quale, si legge sul suo profilo Facebook, è il direttore operativo. E quel garage a Librino, in viale Bummacaro, è il suo regno. Lo ha trasformato in un gattile attrezzato per tutte le necessità e le esigenze dei suoi ospiti a quattro zampe. Ed è pulitissimo, non sembra nemmeno che ci vivono gatti. Quei gatti che raccoglie, cura, sfama, pulisce con grandissimo amore. E poi li fa adottare. In tutta Italia grazie al suo blog. Quanti? «Non so, ho perso il conto. Circa cento l’anno. Quest’anno, da gennaio, ne ho sistemati 90». Novanta gatti di Paolo nelle case di tutta Italia. Genova, Milano, Padova.   «Quando è nata la mia passione per i gatti? Non è mai nata perché l’ho sempre avuta». E a Librino non è stato facile coltivare questa passione. «Qui c’era una colonia felina quando ero bambino. I miei coetanei li seviziavano, maltrattamenti di ogni tipo. E io ne soffrivo e facevo a pugni con questi ragazzi per difendere i gatti e con i loro genitori che davano sempre la colpa a me. L’educazione è alla base di tutto e sono davvero pochi i genitori che insegnano il rispetto per gli animali». E mentre racconta Paolo entra nel suo gattile, i suoi ospiti sono al momento una decina, li fa mangiare, li accarezza, li chiama per nome, gli sorride. Gli parla. «Sì, certo, ci parlo e capiscono e trovano il modo di rispondere». Sono tutti molto piccoli, gli salgono addosso, sula testa, sulle spalle sulle gambe. Vogliono giocare con lui. «All’inizio non sapevo nulla dei gatti, solo che li amavo. Poi col tempo e grazie a Facebook ho capito quasi tutto quello che c’era da capire a cominciare dalla inevitabile sterilizzazione e tutte le altre cose». Ma come arrivano i gatti da Paolo? «All’inizio non eravamo conosciuti poi a poco a poco sempre grazie a Facebook siamo diventati un punto di riferimento per tutta la Sicilia. Le segnalazioni dei gatti che hanno bisogno ci arrivano sempre attraverso la rete oppure li lasciano qui, davanti al garage». Un’attività che richiede anche un investimento in denaro. Veterinario, sterilizzazione, medicine, cibo. «Certo, molto denaro. Ma sono tante le persone che ci aiutano». Paolo parla al plurale perché coinvolge nella sua passione anche le sue cugine Francesca e Maria Giulia (rimproverata, ma sempre con dolcezza per essere arrivata in ritardo al garage nel giorno di pulizia) e Vanessa la sua amica del cuore. E come li aiutano? Con donazioni. Piccole ma continue. «Chi lascia i gatti porta anche cibo, medicinali. Si fidano ormai. Siamo conosciuti».   E quando i gatti sono pronti vengono messi in lista di uscita, pronti per essere adottati. Ma anche questa non è una cosa facile. Non basta, infatti, chiedere un gatto per averlo. Non da Paolo. «Abbiamo un nostro circuito, ma prima vogliamo sapere dove va un gatto. Per uno scrupolo di coscienza voglio sapere il più possibile delle persone che ne chiedono uno, quando posso vado a conoscerli personalmente altrimenti mando qualcuno di mia fiducia. Solo allora possono essere adottati e le adozioni più belle sono lontano dalla Sicilia». E i gatti partono sempre in aereo. Il biglietto lo paga l’adottante «mentre noi pensiamo all’antiparassitario e al vermifugo». Ed è qui che Paolo ci fa notare la differenza con altre città italiane. «Qui a Catania nessuno ci aiuta, parlo delle istituzioni, la polizia municipale ci chiama quando ha un gatto da sistemare ma non fanno nulla per aiutarci». E quando i gatti partono Paolo ne soffre. «Sì, mi affeziono a tutti. All’inizio quando andavano via piangevo per ore, poi mi sono abituato e ho capito che arrivano qui da me, perché prima o poi se ne devono andare, come tutte le cose della vita. Niente è per sempre». Uno dei gattini del garage resta chiuso in gabbia. «E’ arrivato da poco, si deve ambientare e poi è cieco».   E penso, stupidamente, che quel gatto è destinato a non essere adottato. E che il mio pensiero sia stupido Paolo me lo fa notare con stile e dolcezza. «Tutti i gatti vengono adottati se tenuti bene, ciechi, disabili, tripodi (con amputazione di una zampetta), anche paralizzati. Chi vuole un gatto è perché lo ama e sono queste le adozioni più belle». E, visto che per stupidi siamo già passati, ne azzardiamo un’altra di riflessione… ma dei gatti, dico, si racconta che sono animali traditori, che non si fanno scrupolo a lasciarti per un migliore offerente… Paolo sorride. Poi risponde: «Le persone, gli esseri umani sono traditori. I gatti no». Due ore al giorno Paolo le trascorre con i suoi gatti «ma quando ne ho qualcuno piccolo lo porto a casa, devo dargli il biberon ogni tre ore». Paolo si piega per raccogliere il cieco e mostra il fianco dove ha tatuato zampe di un gatto E un gatto se lo è fatto tatuare anche su una caviglia. I gatti dentro il cuore, i gatti sulla pelle. I gatti di Paolo giocano con un ramoscello che le sue mani muovono ad arte. «Le maggiori difficoltà che incontriamo? Dover dire di no alle richieste di aiuto. Siamo quasi sempre pieni. Se avessino un posto più grande, se il Comune ci aiutasse…E invece niente. Ci mettono anzi il bastone tra le ruote».   Ma ci saranno anche delle soddisfazioni? «Certo. Quando ci mandano le foto dei gatti che abbiamo affidato e li vediamo belli spaparanzati sul divano della loro nuova casa o coricati nel letto con il marito, felice, che giurava di non volerlo quel gatto». Due dei gattini che giocano con Paolo sono neri. Nerissimi. Azzardo, ma perché questa superstizione sui gatti neri. E Paolo risponde senza mezzi termini: «Tutte minchiate». Arriva anche zia Katia che ha adottato due gatti, «che – dice – sono i più belli di tutti». Cosa che ripete anche Vanessa l’amica del cuore. «I miei sono i più belli». Ma Paolo, chiedo, che tipo è? E Vanessa risponde: «Sincero, leale forse troppo, ma la parola che più lo rappresenta è: unico». Librino. Un quartiere di Catania. Un quartiere che è stato dimenticato e emarginato, ma dove nascono storie di amore come quella di Paolo con i suoi gatti che manda in tutta Italia. E chissà quante altre storie di amore si nascondono in quel quartiere che forse ha solo bisogno di essere meglio conosciuto e apprezzato. Da tutti.

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