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Una casa e un lavoro per le tre donne che vivevano sotto un ponte a Milano

Di Carmen Greco |

CATANIA. “Galeotte” furono Elena e Chiara, «Papà che facciamo, le aiutiamo?». E papà Luca, di fronte all’appello lanciato dalle Iene e raccolto dalle figlie per dare un tetto a tre donne e nove cani che vivevano sotto un ponte a Milano ha detto di sì in un nanosecondo. È così che da quindici giorni Elena, Erika e Rita, le tre donne accampate da quattro anni sotto il ponte (qui il video) https://www.facebook.com/leiene/videos/287880965572610/, sono sbarcate con le loro suppellettili e le loro storie – difficili e dolorose – al Bau Village, la “pensione di lusso” per cani sulla collina di Aci Castello, un’idea di Luca Crispino diventata realtà nel 2014 e oggi la seconda fra le strutture cinofile d’eccellenza in Italia.

Erika, Luca Crispino fra le figlie Elena e Chiara, Elena e Rita

«Abbiamo visto il servizio delle Iene che raccontava di queste tre donne – racconta Crispino -, le mie figlie mi hanno chiesto di intervenire e mi è venuto spontaneo offrire la mia disponibilità». Così l’imprenditore (ma non chiamatelo così) ha trasformato parte del suo ufficio (30 mq vista mare con bagno e collegamento wi-fi) in casa per le tre donne e destinato una “suite” ai loro nove cani. Una delle condizioni per lasciare l’accampamento era, infatti, portarsi dietro anche i loro amati animali e così è stato, sebbene (o, meglio, fortunatamente) a 1.300 chilometri di distanza.

Che effetto fa tornare a dormire in un vero letto con la luce elettrica e l’acqua corrente, è un “quotidiano” che Elena, Erika e Rita avevano quasi dimenticato. «Non mi sembra ancora vero – dice Elena, 46 anni, la “capobranco”-. Ancora mi sveglio e penso di essere sotto il ponte. Quando Luca ci ha offerto il suo aiuto ci è sembrato tutto molto strano, invece era tutto vero».

La figlia, Erika, 25 anni, un passato di violenze subìte, problemi di prostituzione e stupefacenti, è riuscita a sconfiggere da sola parte dei suoi fantasmi. «Mi si è illuminata una speranza. Stando giorni e giorni per terra dimentichi tutto, cosa stai facendo, la vita precedente… Il letto, una stanza calda, queste cose mi mancavano. Luca per me è come un padre perché mi sta dando tutto, non riesco a dirgli grazie perché sono un po’ timida». Erika ha subito un tentativo di violenza da parte del suo vero padre ed Elena, per difenderla, ha impugnato un coltello da cucina uccidendolo nella colluttazione. Alla fine la madre ha scontato 3 anni e otto mesi degli otto che le erano stati inflitti per l’omicidio. Rita, la zia di Erika, lavorava come badante o donna delle pulizie, poi è stata licenziata.

«Hanno bisogno tutt’e tre di un supporto psicologico – sostiene il loro benefattore – e le faremo seguire, pian piano». Lavoreranno come volontarie per accudire i cani della struttura (ne ospita una quarantina al giorno ndr) ricevendo il rimborso spese previsto per legge.

Per adesso si stanno ambientando, fra le coccole ai cani, la cucina siciliana e una vita che non conoscevano più. Per loro anche andare a fare la spesa al supermercato è una gita al parco giochi, mettono nel carrello di tutto, come se dovessero fare ancora scorta: pentole, stoviglie, alimentari. Con Crispino è nata da subito un’amicizia nonostante si siano incontrati per la prima volta solo quindici giorni fa, nel momento stesso in cui hanno messo piede al Bau Village. «Ci ha portato a mangiare il pesce, le cozze», rivela Elena. «Non ci fa mancare niente – dice Rita, un cappello vezzoso e i segni di una scottatura da tintarella sulle spalle – ci dice “Non fate niente ci penso io”».

E, in effetti, lui si occupa di tutto, porta loro i pasti preparati da un amico che ha una gastronomia ad Aci Castello, le accompagna in farmacia, le guida sul lavoro da fare. Attorno alle tre donne si è creata una sorta di rete solidale. Molti clienti del Bau Village hanno portato vestiti, donato cibo, denaro. Il gesto di Crispino ha suscitato una valanga di commenti positivi, soprattutto dei suoi clienti, non è stato così, invece, da parte dei suoi familiari. «Non importa – dice lui – fare del bene mi fa stare bene. Mia nonna mi diceva “Chi può fare e non fa, campa scontento”. Io ho sempre pensato di aiutare le persone soprattutto quelle che hanno problemi perché amano gli animali».

 

Adesso i nomi dei nove cani arrivati con il “trio” da Milano campeggiano sulla porta di uno dei box del centro cinofilo. Ci solo Sole, Aurora, Maya, Nina, Laica, Axel e così via. «Io il mio sogno l’ho realizzato – afferma Elena – lavorare con i cani». Erika, invece, punta ad avere la patente, Rita è la più concreta: «L’importante è avere un lavoro, poi, non so, magari m’innamorerò di qualcuno…». E allora forse di matrimoni ce ne saranno due. Elena, infatti, è arrivata qui con il suo fidanzato marocchino, Nabir. «Se tutto va bene ci sposiamo l’anno prossimo, e Luca – nemmeno a dirlo – sarà il testimone».

Twitter: @carmengreco612

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