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L’Isola dei piritolli (buttanissima fogna)«Renzi ha repulsione»«Crocetta macchietta»

L’Isola dei piritolli (buttanissima fogna) «Renzi ha repulsione» «Crocetta macchietta»

Buttafuoco e Sottile parlano di Giufà e di Mandrake, di mafia e di mafia dell’antimafia

Di Mario Barresi |

Nossignore, questa non è un’intervista. Perché i due intervistandi sfuggono alla categoria degli intervistabili, destabilizzando l’aspirante intervistatore.

E non è nemmeno una recensione di questa Buttanissima Sicilia – dolce sberleffo e serenata amara – in scena a Catania; ce ne guarderemmo bene, ci manca il quid e financo il physique du rôle.

Resistiamo ferocemente alla tentazione (indotta) di buttarla con naturalezza sulla catàbasi di Ionesco; non troverete nemmeno traccia delle evidentissime striature brechtiane; eppure un coiutus interruptus resta lì, nostalgico, per aver rifiutato, con po’ po’ di populismo, di approfondire lo scontato accostamento con la diagonale aristotelica.

Chiediamo umilmente scusa. Ma con Pietrangelo Buttafuoco e Peppino Sottile, in una serata di piritollate impegnate, il discorso – vuoi o noi vuoi – sempre lì va a cascare.

Detto con franchezza: ma non è che alla fine la messa in scena di “Buttanissima Sicilia” diventerà uno spot per Rosario Crocetta?

BUTTAFUOCO: «Certo, perché non avendo lui una sua personalità, ha costruito la sua dimensione di personaggio… ».

Quasi etereo, guardando lo spettacolo. Molto più che nel libro.

BUTTAFUOCO: «Beh, etereo… Sai: è come il discorso dei piritolli. Che essendo materia gassosa, l’unica sostanza solida è il disastro che è stato creato».

Urge spiegazione per il lettore di un quotidiano generalista regionale. Ma cos’è esattamente – generalizzando e regionalizzando – il piritollo?

SOTTILE: «Vorrei smentire tutte le piritollate che circolano sulla parola piritollo. La parola piritollo è una cosa seria: pensa che deriva addirittura dal greco “piritòllomai” che significava “camminare con i gomiti”, proprio dei bambini che gattonano. Quindi in senso esteso, come la filologia ci suggerisce, potremmo dire che “piritòllomai” significa sgomitare. Nel corso dei secoli questa parola ha trovato nuove accezioni e oggi, volendo fare una sintesi, significa che il piritollo è quello col ditino alzato, l’uomo di sinistra che cerca uno sfondamento sia a destra che a sinistra. Quello che si vuole far notare. Quindi, se vogliamo usare i canoni della retorica, è quello col ditino alzato con scappellamento sia a destra, sia a sinistra… Tutto chiaro? ».

Chiarissimo…

SOTTILE: «Ma tu giornalista sei?».

Più o meno…

SOTTILE: «E perché non parliamo delle evidenti influenze di Ionesco? Ho pure la sciarpa bianca che mi cola davanti, come ogni regista che si rispetti».

Magari dopo. Dicevamo di Crocetta, che da questo spettacolo ne esce bene…

SOTTILE: «Intanto viene nominato sì e no una volta. Poi il paradosso, il surrealismo su cui ruota lo spettacolo è tutto un gioco per rivelare, proprio con il linguaggio dell’indicibile, che il re è nudo. Uno che confonde, nelle ultime trasmissioni televisive, i milioni con i miliardi e dice che i forestali fanno 70 giornate in un giorno. Ma il suo migliore pezzo di teatro è quando gli hanno chiesto “presidente, ma lei quanto guadagna? ”. Si è intrappolato in una scena surreale, dalla quale non riusciva a uscire. Lui, politicamente, è soltanto una macchietta. Ma nemmeno del grande teatro, né dell’avanspettacolo. Una macchietta della peggiore politica. L’incarnazione della politica ridotta a macchietta».

Ma, più che da ridere, oggi in Sicilia c’è da piangere?

BUTTAFUOCO: «Noi abbiamo bisogno di un trauma, di uno choc. Perché dietro ai proclami, agli editti, alle formule c’è un fatto: si devono dimettere tutti. Non lo fanno perché le mogli glielo impediscono: hanno dei mutui da pagare e sanno bene che alle prossime elezioni rischiano molto. Ma ci rendiamo conto che la Sicilia è così repellente che Matteo Renzi non ne parla mai, perché è un argomento che gli crea imbarazzo? Sono due i personaggi che imbarazzano pesantemente Matteo Renzi: uno è il sindaco Ignazio Marino, una vera crocetta per i romani, che però Renzi rischia di incontrare spesso anche perché Marino s’imbuca alle cene di partito pagando mille euro. L’altro personaggio è Crocetta. Però la vera sostanza è tutta nostra, di noi siciliani. Io non ho mai spostato la mia residenza dalla Sicilia perché mi assumo la responsabilità politica di stare dentro il nostro destino. E dico che tutti noi, al di là di vecchie logiche di appartenenza, dobbiamo procurarci un trauma».

Quale?

BUTTAFUOCO: «Invece di perdere tempo con l’abolizione delle Province, non dico addirittura abolire le Regioni, il che sarebbe opportuno, ma quanto meno togliere l’autonomia regionale alla Sicilia. Perché è sotto gli occhi di tutti che ci ha portato dei danni. L’autonomia non è adatta a noi siciliani. Perché c’è un vulnus: abbiamo delegato la politica a chi trasforma la sovranità a un pascolo elettorale».

E quindi che possiamo fare?

SOTTILE: «Domandona!».

La cambiamo?

SOTTILE: «La cambierei volentieri con una sulle evidenti striature brechtiane».

Magari dopo. Che possiamo fare?

SOTTILE: «Noi abbiamo il dovere di denunciare. Pietro l’ha fatto con il libro, dal quale abbiamo tratto questa serenata per libro e teatrino, una serenata triste, tremenda, amara, feroce su questa deriva siciliana, di un’Isola che scompare. L’inno più drammatico a questo surrealismo della Sicilia».

Fino a rimpiangere i suoi predecessori arrestati e a giudizio per mafia?

BUTTAFUOCO: «Crocetta, a differenza di chi l’ha preceduto è riuscito a costruire un muro di invincibilità antimafiosa contro cui vanno a sbattere tutti quelli che alimentano semplicemente il dibattito politico. E mi riferisco a Cuffaro, perché il più prossimo predecessore di Crocetta aveva la protezione dell’antimafia e il sigillo della magistratura (parla di Lombardo, evocandolo; con l’ex governatore, Buttafuoco ha raggiunto record tantrici che manco Sting dei bei tempi: lo va fottendo, retoricamente parlando, senza mai fare il suo nome, dal 2012 senza una pausa nemmeno per lo zabaione, ndr). Ma la mafia è diventato un problema secondario in Sicilia. Tutti quanti abbiamo figli, fratelli, padri, cugini senza lavoro. Io a casa mia non faccio altro che sentire telefonate di miei coetanei, più che cinquantenni, disoccupati. Gente che si trova in mezzo alla strada».

Qual è la differenza fra Renzi e Crocetta?

(SOTTILE: «Domandona! »).

BUTTAFUOCO: «Renzi è quello che ha costruito un gioco di illusione».

Da Pappagone a Mandrake?

BUTTAFUOCO: «Se ci pensi: qual è l’unico oppositore di Renzi in Italia? Va declinato al femminile: la realtà. Se vai al di là della coltre dell’illusione non trovi nulla. La web tax non è una tassa su chi ha lo smartphone o il tablet, ma un modo per far pagare le tasse in Italia a colossi come Amazon, Google e Twitter che producono un volume di miliardi di euro dentro la nostra sovranità. Lui, Renzi, non lo ha permesso. Magari perché non vuole inimicarsi potentati della finanza mondiale. Ma quando lui impone, senza che l’Italia ne abbia necessità, delle sanzioni alla Russia, con l’unico risultato di ridurre del 63% di esportazioni italiane sta massacrando la nostra economia. Perché c’è il comparto calzaturiero delle Marche in ginocchio, il famoso radicchio trevigiano che marcisce…».

SOTTILE: «Mhhh, il famoso radicchio trevigiano… Quello sì! E Ionesco no? ».

BUTTAFUOCO: «Peppi’, nun sfùttiri…».

SOTTILE: «Ma su Renzi dissento, con rispetto parlando. Quello è un altro linguaggio, rispetto a Crocetta».

Perché?

SOTTILE: «Perché ha un consenso. Crocetta no. Quantomeno Renzi alimenta una speranza, perché la gente lo vede energico, deciso, decisionista. E forse ce n’era bisogno, in Italia. In Crocetta, a parte le macchiette, non trovi nulla. Tra l’altro lui ha fatto una grande operazione di potere: designa tutte le assessorine e passa da Battiato alla sua segretaria. Oppure quest’ultima follia: toglie la Scilabra da assessore e la farà segretaria, mentre la Lo Bello, dapprima assessore e poi segretaria, ridiventa assessore… È il gioco più spietato, del quale Crocetta non si rende conto: il gioco delle figurine. Lui politicamente è sempre un adolescente, un bambinone che gioca con le figurine. Non prende mai il filo di una situazione, contrariamente a Renzi. L’hastag o il tweet di Renzi comunicano un valore, che poi dev’essere verificato: l’efficienza, la rapidità, il decisionismo, la speranza. Crocetta, invece, incarna il più triste teatrino della politica siciliana».

Però nel centrodestra c’è il vuoto cosmico…

BUTTAFUOCO: «Perché siamo di fronte a un capitombolo, a un testacoda. Un colpo di scena: l’erede di Berlusconi è Renzi».

E allora a destra chi c’è?

BUTTAFUOCO: «L’altro Matteo. Salvini, facciamo l’hashtag #laltromatteo, si è preso uno spazio lasciato da tutti vuoti».

In “Buttanissima Sicilia” c’è una denuncia, sottilmente clamorosa, sulla mafia dell’antimafia.

(SOTTILE: «Sottilmente mi piace. Mi piace assai…».)

BUTTAFUOCO: «In Sicilia ci sono tre cose: mafia, la mafia dell’antimafia e poi c’è l’antimafia. Che è un’altra cosa. La mafia dell’antimafia è quella che assume su di sé una patente non tanto di invincibilità quanto di arroganza rispetto ai fatti di puro potere. Perché tu non puoi permetterti il lusso di muovere una sola obiezione, una sola critica rispetto all’operato del governo, perché ti mette sempre davanti la sua patente di illibatezza mafiosa. Io trovo inaudito che certe in operazioni nella sanità ci sia la firma della figlia di Paolo Borsellino. Allora io rivendico il diritto di critica a salvaguardia della memoria di Paolo Borsellino. Avrebbe la necessità di farsi una chiacchierata con il suo predecessore, l’assessore Russo, e magari capisce come vanno le cose».

E qui si arriva alla Sicilia fogna del potere…

SOTTILE: «C’è la cricca dei professionisti dell’antimafia, capeggiata dall’onorevole Lumia, che si è fatta potere politico. E si prende tutto. Quando Crocetta nomina Valeria Grasso sovrintendente dell’Orchestra sinfonica siciliana, suscitando le critiche della cultura più radicata, più nobile anche della sinistra, da Lanza Tomasi a Battiato: che c’entra una che gestiva una palestra con una delle più importanti istituzioni culturali della Sicilia. Hanno trasformato il vecchio clientelismo siciliano, ammantandolo di antimafia, e ne hanno fatto un sistema di potere. Ecco perché può parlare il teatro, lo sberleffo. Hai avuto Cuffaro, poi Lombardo e dicevi: abbiamo toccato il fondo. Dopo di che arriva questo qui. E io ricordo solo una frase di Sciascia: “Precipitiamo verso il fondo senza mai toccare il fondo”. Ecco, almeno Sciascia l’ho citato. Sono indignato di quest’intervista! Questi giornalisti… Non come Buttafuoco, che è giornalista e scrittore. Pure ad Augias glielo disse».

(BUTTAFUOCO: «Peppi’, nun sfùttiri…»)

SOTTILE: «Ma voi davvero giornalisti siete? E perché non mi intervistate sull’influenza di Ionesco? ».

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