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Il reintegro del direttore generale e il pasticcio dell’Università etnea

Il reintegro del direttore generale e il pasticcio dell’Università etnea

Il rettore Giacomo Pignataro: «L’Ateneo prosegue serenamente la propria attività volta a migliorare il proprio posizionamento e la propria reputazione nel sistema universitario»

Di Pinella Leocata |

CATANIA – «Prendiamo atto dell’ordinanza sul reintegro di Maggio, ma andiamo avanti con serenità per migliorare l’Ateneo». Con queste parole il rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro ha accolto il colpo scena su Lucio Maggio, già direttore generale dell’ateneo il cui mandato è stato revocato sei mesi fa su parere del rettore e per decisione del Senato accademico e del Consiglio d’amministrazione, ma ora reintegrato nell’incarico dal Tribunale del Lavoro cui il dottor Maggio aveva presentato ricorso. L’ordinanza è stata depositata ieri pomeriggio e sarà interessante conoscerne le motivazioni per la delicatezza del caso e per la stessa gestione dell’università. Poiché il Tribunale del Lavoro ha disposto l’immediata reintegra, il dott. Maggio, ricercatore di Diritto romano, già potrebbe tornare a svolgere le funzioni di direttore generale, scalzando il dott. Federico Portoghese che lo ha sostituito. Quest’ultimo, dunque, decade dall’incarico e resta temporaneamente senza ruolo dal momento che l’incarico di dirigente dell’area finanziaria che occupava in precedenza adesso è ricoperto dalla dottoressa Margherita Zappalà. Un pasticcio. Il rettore, il cda e il Senato accademico potrebbero presentare reclamo contro l’ordinanza del Tribunale del Lavoro, ma, in tal caso, l’esito dell’impugnazione si avrebbe solo dopo qualche mese e intanto l’ateneo si trova in una situazione particolarmente imbarazzante.   Il «caso Maggio» scoppia nell’aprile scorso quando il rettore Giacomo Pignataro contesta al direttore generale la proroga di due contratti dirigenziali a tempo determinato e avvia una procedura disciplinare alla quale il dottor Maggio si sottrae rivendicando la legittimità delle proprie scelte e non riconoscendo al Cda dell’ateneo un ruolo a sé sovraordinato. A suo avviso, infatti, la Riforma Gelmini ha abolito ogni gerarchia tra gli organi di governo degli atenei prevedendone 6 tutti pari grado di cui due monocratici – il rettore e il direttore generale – e 4 collegiali – il Senato Accademico, il Cda, il Nucleo di valutazione e il Collegio dei revisori dei conti. Interpretazione contestata dal rettore, dal Cda e dal Senato accademico.   LA SODDISFAZIONE DI MAGGIO. Ovviamente soddisfatto Lucio Maggio per un’ordinanza «che accoglie le tesi sostenute nei nostri ricorsi e cioè che nessuna illegittimità era stata commessa, che ho esercitato i poteri conferitimi dalla legge e che non sussiste alcuna ragione per la mia revoca tant’è che sono stato immediatamente reintegrato». Ed aggiunge. «Giustizia è stata fatta. Sono una persona onesta e sentirmi dire dall’organo della magistratura preposto che non c’è alcuna ombra di illegalità nel mio operato è motivo di soddisfazione per i miei familiari, per me e per tutta la comunità dell’ateneo perché questo non può che restituire serenità e onorabilità ad un’intera istituzione universitaria, ad un intero gruppo di lavoro che ha operato con me. Mettere in dubbio il mio operato è stato gettare un’ombra sul comportamento di tutte le persone con cui ho lavorato per 5 anni. Questa ordinanza non può che incoraggiare a riprendere un cammino di legalità e di rispetto che, in questo ultimo periodo, era un po’ smarrito». Il dottor Maggio non sa se si presenterà oggi in ateneo, attende di confrontarsi con i suoi legali. Ma come si sentirà a lavorare a fianco di chi l’ha giudicato e allontanato? «Sono certo di avere mantenuta intatta la mia credibilità con le persone con cui ho lavorato in questi anni. Non ho alcun imbarazzo e conto di avere la collaborazione dell’intero personale e del management».   LA POSIZIONE DEL RETTORE. «Si prende atto della decisione assunta dal Tribunale di Catania sezione lavoro con l’ordinanza del 18 novembre – è scritto in una nota del aRettore Giacomo Pignataro – con la quale è stata dichiarata l’illegittimità della revoca dell’incarico di direttore generale del dott. Lucio Maggio, ritenendosi non gravi le irregolarità contestate. Può, in merito, constatarsi che l’organo giudicante ha riconosciuto la correttezza e legittimità del procedimento avviato e delle contestazioni rivolte da questa Università nei confronti del dott. Maggio, acclarando altresì la sussistenza di un vincolo di subordinazione gerarchica del direttore generale rispetto al Consiglio di Amministrazione. «Resta altresì riconosciuto – continua il rettore – che la vicenda non è in alcun modo riconducibile a presunte questioni di carattere personale riguardanti il rapporto tra il rettore e il direttore generale. L’unico elemento di contestazione riguarda pertanto la assunta non gravità delle irregolarità, tuttavia all’interno di un accertamento giudiziale di carattere necessariamente sommario, il cui approfondimento è dallo stesso giudice ritenuto non secondario. «Pertanto l’Università, come di consueto in queste circostanze, nella quali sono in gioco, nell’ambito di un contenzioso, gli interessi dell’Ateneo – spiega – attende le valutazioni che saranno effettuate dalla difesa tecnica dell’Avvocatura distrettuale dello Stato. L’Ateneo prosegue serenamente la propria attività volta a migliorare il proprio posizionamento e la propria reputazione nel sistema universitario – conclude Pignataro – attraverso tutte quelle azioni che si stanno realizzando con un vasto consenso negli organi di governo e nella comunità accademica».

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