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Trivelle, prima nuova concessione

Trivelle, prima nuova concessione nel mare di Sicilia: protesta Greenpeace

Via libera ai giacimenti che rientrano nell’accordo per l’Eni di Gela

Di Redazione |

ROMA – Primo via libera alle trivelle nel Canale di Sicilia. È stato pubblicato il decreto del ministero dello Sviluppo economico con cui viene data la prima concessione di coltivazione di idrocarburi – relativa al progetto “Offshore Ibleo” di Eni e Edison – al largo della costa delle province di Caltanisetta, Agrigento e Ragusa per un’area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di 20 anni. Lo sviluppo dei giacimenti di gas denominati “Argo” e “Cassiopea” – si apprende da fonti del Mise – rientra negli accordi su Gela.   Greenpeace fa presente che il progetto «prevede ben otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti, i cui lavori dovrebbero iniziare entro un anno». L’associazione arcobaleno aveva fatto ricorso al Tar del Lazio meno di due mesi fa sul «parere positivo dato dal ministero dell’Ambiente». Insieme a Greenpeace nel ricorso c’erano 5 amministrazioni comunali, l’Anci Sicilia, altre associazioni ambientaliste, della pesca e del turismo. Inoltre c’era stata una protesta degli “attivisti” che erano rimasti «sulla piattaforma Prezioso, al largo di Licata».   «Questa autorizzazione è un chiaro segnale che il ministero dello Sviluppo non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace – faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento. È necessario che il territorio si mobiliti». Per Monti si tratta di un «chiaro segnale della strategia che ha in mente il governo», e anche alla luce dello Sblocca Italia «si stanno moltiplicando le richieste di ricerca e estrazione nel Canale di Sicilia, e in altri mari italiani». Ma «la Sicilia non è disposta a subire».   Al riguardo fonti del Mise precisano che «il progetto in esame rientra negli accordi sulla raffineria di Gela siglati a inizio mese che hanno consentito la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e il consolidamento dell’area industriale». Infine viene spiegato che «nella zona dei giacimenti l’attività estrattiva verrà svolta esclusivamente attraverso impianti sottomarini».   Mentre un sondaggio condotto da Lorien Consulting rivela che il 51% degli italiani è poco e per nulla favorevole alle norme contenute nel decreto Sblocca Italia che consentono le trivellazioni, dell’argomento stamattina aveva parlato a Palermo anche il leader della Fiom Cgil Maurizio Landini. Per Landini «da che mondo è mondo, la raffinazione si fa vicino a dove si effettuano le trivellazioni, altrimenti si corre il rischio che il petrolio estratto in Italia venga lavorato fuori dal Paese». E sul protocollo dell’Eni per Gela che autorizza nuove trivellazioni dice che «il problema è trovare il modo che questo avvenga senza mettere in discussione l’equilibrio ambientale».

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