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In paese solo sgomento e stupore

In paese solo sgomento e stupore

Di Mimmo Trovato |

SANTA CROCE CAMERINA – Un paese sgomento, tra dubbi e perplessità. «Che diciamo ai nostri figli? ». E una magra consolazione: il circo mediatico allenterà la presa. Santa Croce Camerina sembra tirare un sospiro di sollievo: è passata la paura dell’Orco e presto i giornalisti andranno via, ma resta forte il dramma di una madre che, secondo la tesi della Procura di Ragusa, ha ucciso il figlio. Il fermo di Veronica Panarello per l’omicidio del figlio Loris, 8 anni, strangolato e gettato in un canalone, scuote le coscienze. «Il dolore della nostra comunità per un dramma del genere è evidente», osserva il sindaco, Franca Iurato, che invita tutti a «fare lavorare la magistratura». Un invito anche ad attendere, senza trarre conclusioni anticipate.   Anche perché la tesi dell’accusa gira pure tra i banchi della scuola “Falcone-Borsellino”, e nella terza elementare che il bambino di 8 anni frequentava. «Non ci posso credere che una madre uccida il proprio figlio», sostiene la dirigente dell’istituto, Giovanna Campo, che ha chiesto, e ottenuto, la presenza di quattro psicologi che hanno incontrato gli alunni per «spiegare ai ragazzi come è possibile che una cosa del genere possa accadere». E in particolare «nella classe di Loris, dove il vuoto è ancora grande». «I ragazzi avevano voglia di parlare – svela Giovanna Campo – ognuno ha dato la propria versione dell’accaduto. Li ho invitati alla prudenza, come è doveroso, spiegando loro la differenza tra fatto certo e ipotesi». Gli alunni «non sono apparsi turbati» perché, osserva, «i bambini metabolizzano prima anche le vicende tristi, perché sono spontanei anche nel modo di vedere la morte».   Ma la domanda che ricorre in paese è sempre la stessa: «Come può una madre uccidere così un figlio? ». «Se fosse stata veramente lei – suggerisce una donna davanti alla scuola – è subito da sottoporre a perizia psichiatrica». Gli alunni più grandi commentano anche loro stupiti la ricostruzione di giornali, televisioni e web: «non ci credo, mia madre non lo farebbe mai», afferma un ragazzino in tuta e giubbotto di colore scuro. Accanto a lui un suo compagno annuisce.   Ancora c’è poca voglia di parlare perché si vuole capire cosa è successo, e soprattutto perché. Stravolta dagli eventi, ed evidentemente provata emotivamente, non commenta Teresa Iacona, una delle maestre di Loris: «Non è il momento di parlare», si limita a dire uscendo velocemente da scuola e salendo in auto. Un’amica di Veronia, che vende panini in un chiosco accanto alla scuola, è lapidaria: «Non è stata lei, è una mamma attenta e affettuosa, certo c’è un però…. ».   Più taciturno del solito Orazio Fidone, che dopo avere ironizzato sui giornalisti, «ecco i miei carnefici… », sugli sviluppi dell’inchiesta non parla perché, osserva, «sono cose che non conosco». Il “cacciatore”, che il 29 novembre scorso ha trovato il corpo di Loris ed è indagato, come atto dovuto, per sequestro di persona e omicidio, sostiene di «non avere mai avuto paura», però ammette di «essere, oggi, più sereno».   In piazza c’è “stupore” per la ricostruzione del delitto. «Mi ricordo – osserva Salvatore Mandarà, fratello del genero del “cacciatore” – il suo volto e quello di Loris al presepe vivente del 2006. L’immagine che ho di lei e del bambino è quella e non riesco a cambiarla». La mamma di Loris, Veronica, e suo figlio hanno fatto parte della ricostruzione del Presepe vivente di 8 anni fa, quando il bambino aveva sei mesi. Lei faceva la Madonna, lui il Bambin Gesù nella culla. In una foto si vedono due angeli custodi vestiti di bianco dietro la mamma di Loris inginocchiata accanto alla culla che indossa jeans, un giubbotto scuro e una sciarpa arancione. Il piccolo è nella “mangiatoia” con una tuta imbottita, cappellino e ciucciotto azzurri. Un’immagine oggi stravolta da eventi e accuse che scuotono e sconvolgono un paese, Santa Croce Camerina, che ha solo tanta voglia di tornare alla normalità.

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