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Loris, la mamma in lacrime davanti al Gip

Loris, la mamma in lacrime davanti al Gip «Signor giudice, lo giuro: non sono stata io»

L’avvocato: «Ha risposto alle domande e non si è contraddetta»

Di Redazione |

CATANIA – «Signor giudice, glielo giuro: non sono stata io». Veronica Panarello, dopo tre ore e mezza di interrogatorio senza un attimo di commozione, alla fine scoppia in lacrime e si stringe al suo avvocato. «Diglielo, diglielo anche tu… Perché non mi credono? ». Il pm Marco Rota (assente il procuratore Carmelo Petralia) ha richiesto la custodia cautelare in carcere per omicidio aggravato e occultamento di cadavere, mentre la difesa ha chiesto la non convalida del fermo. Il gip s’è riservato di “valutare con la dovuta attenzione” tutti gli elementi, “sia contro sia a favore” dell’indagata prima di esprimersi. Entro domani deciderà sulla convalida del fermo e su eventuali misure cautelari.   Anche oggi dunque, per la terza volta in meno di una settimana, Veronica non si è spostata di un millimetro dalle sue posizioni. E a nulla è servito metterla davanti ai fotogrammi dei video registrati dalle telecamere di Santa Croce Camerina la mattina di sabato 29 novembre, in cui la sua auto è ovunque tranne che dove dice la donna. Magistrati e investigatori speravano che, davanti a quelle immagini che la smentiscono, la mamma di Loris potesse cambiare atteggiamento. E invece nulla. Al gip, in una saletta riservata del carcere di piazza Lanza, Veronica ha continuato a ripetere sempre la stessa cosa, mantenendo lo stesso atteggiamento tenuto anche in procura nella notte di lunedì e il giorno dopo in questura. Sguardo perso nel vuoto, voce bassa, parole sempre uguali.   «Ha risposto a tutte le domande – ha detto il suo avvocato, Francesco Villardita – riconfermando integralmente la stessa versione dei fatti data in questi giorni agli inquirenti, non si è assolutamente contraddetta». Villardita ha anche confermato che durante l’interrogatorio di garanzia della sua assistita non è stato utilizzata la video-ricostruzione realizzata dagli investigatori mettendo assieme tutte le immagini delle telecamere che inquadrano la mattina di sabato 29 novembre l’auto di Veronica. Ce ne sono almeno una ventina definite “ottime” da chi indaga, con una risoluzione che consente una visione chiara e dettagliata. Partendo dai tracciati di Google Earth, polizia e carabinieri hanno sostituito le immagini provenienti dal satellite con quelle delle telecamere di Santa Croce Camerina: un lavoro che ha richiesto giorni ma che, una volta completato, ha consentito a chi indaga di avere chiaro il film di quella mattina. Veronica viene infatti “pedinata” dalle telecamere per quasi un’ora e mezza, da poco dopo le 8.30 a pochi minuti prima delle 10.   L’arco di tempo in cui Veronica dice, secondo gli investigatori, un sacco di bugie. L’avvocato Villardita ha già annunciato che chiederà un incidente probatorio sulle telecamere, mentre non ha ancora deciso quale strategia adottare in merito ad una eventuale perizia psichiatrica.   IL TELEFONINO E LE FASCETTE DI PLASTICA Nel corso dell’interrogatorio – in cui alla donna sono stati fati vedere per la prima volta solo i fotogrammi che secondo gli investigatori inquadrano Loris mentre rinetra a casa – Veronica ha anche smentito di avere un secondo telefonino, di cui parla la sorella in un verbale. «Ho un solo cellulare e l’ho consegnato spontaneamente agli investigatori prima ancora di essere fermata». Ma soprattutto Veronica è tornata anche sulla questione delle fascette, dicendo di averle date alle maestre «per dare un contributo all’accertamento della verità». Un contributo assai curioso dato che il fatto che Loris fosse stato ucciso con delle fascette compatibili con quelle consegnate da Veronica, si è saputo soltanto tre giorni dopo la visita delle maestre. Dunque, perché Veronica pensava di poter accertare la verità consegnando proprio quelle fascette quando nessuno, neanche i medici legali, sapevano che un oggetto come quello era proprio “l’arma del delitto”?   In attesa del pronunciamento del Gip, che potrebbe anche decidere di non convalidare il fermo per la mancanza del pericolo di fuga ed applicare contestualmente la custodia cautelare in carcere chiesta dalla procura (come ad esempio nel caso di Yara), gli investigatori proseguono nella ricerca di ulteriori riscontri agli elementi già raccolti.   Delle risposte interessanti potrebbero arrivare dagli esami sull’auto di Veronica: tracce ematiche o di urina nel portabagagli, ad esempio, sarebbero difficili da spiegare se non con la presenza di Loris. Ma anche l’eventuale presenza sul fondo della Polo nera di residui del terriccio di contrada Mulino Vecchio obbligherebbe la donna a spiegare il perché di quella presenza, visto che ha sempre detto di non esser mai andata lì.   Un altro elemento interessante sarebbe invece emerso dall’analisi dei tabulati e delle celle telefoniche: il cellulare di Veronica risulterebbe senza campo per una decina di minuti tra le 8.49 e le 9.25, vale a dire in quei 36 minuti in cui, secondo la ricostruzione della procura, viene ucciso Loris. L’ipotesi investigativa è che quei dieci minuti siano quelli trascorsi nel garage, per mettere il piccolo nell’auto e uscire senza esser vista da nessuno.

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