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Palermo, i dipendenti comunali e le mazzette

Palermo, i dipendenti comunali e le mazzette in cambio di “sconti” sulla tassa dei rifiuti

Quattro in carcere e 11 ai domiciliari. LE INTERCETTAZIONI

Di Redazione |

PALERMO – Ironia della sorte le manette sono quasi coincise con la scadenza del 31 dicembre: la data entro la quale i contribuenti dovranno saldare il pagamento della Tares, la tassa sui rifiuti. Accanto a chi paga, infatti, c’è chi evade o ottiene sconti in cambio di mazzette: come gli undici – ma l’inchiesta è solo all’inizio – che, accettando l’offerta di funzionari comunali corrotti, sono finiti oggi ai domiciliari. Il carcere è toccato invece a Cesare Pagano, funzionario responsabile dell’ufficio Contenzioso Tributario del Comune di Palermo, Gaspare Tantillo e Antonino Borsellino, rispettivamente geometra e collaboratore professionale addetto al sistema informatico in servizio al settore Lotta all’evasione ed Ida Ardizzone che lavorava all’ufficio riscossione. Una combriccola ben organizzata, accusata di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, istigazione alla corruzione, truffa e falso materiale.  

Tra i contribuenti beneficiati molti nomi noti in città come i Ferdico, titolari di due supermercati, e il proprietario della pizzeria “I tre porcellini”. ma ancheun convento di suore. Le suore però non sarebbero coinvolte: a pagare la mazzetta sarebbe stato il professionista che curava i loro affari.  

Il modus operandi della banda, scoperto grazie alla denuncia di uno dei contribuenti “avvicinati”, era semplice. Il commerciante, il professionista o il semplice cittadino si presentavano allo sportello terrorizzati dalla cartella esattoriale ricevuta o dall’avviso di accertamento. Il funzionario gli prospettava una situazione debitoria pesante e, subito dopo, gli offriva la soluzione: l’annullamento del debito, la riduzione della superficie imponibile per il futuro, a volte la variazione d’uso dell’immobile. Il tutto in cambio di una mazzetta pari al 50% del totale del debito maturato dal contribuente.  

La tangente andava versata con un acconto subito, poi in comode rate. La truffa sarebbe costata al Comune di Palermo circa 400mila euro e se non fosse stata scoperta dalla polizia nelle successive riscossioni. «Come emerso altre volte – ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, che ha coordinato l’inchiesta – certe condotte criminali si protraggono nel tempo per la totale assenza di controlli da parte degli uffici amministrativi». «Il Comune di Palermo – ha spiegato il magistrato – ha collaborato alle indagini e ha anche trasferito gli impiegati, ma solo dopo che gli abbiamo comunicato cosa avevamo scoperto». Insomma, anche questa volta, nessuno ha controllato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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