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La bottigliata, la coltellata, i calci e i pugni

La bottigliata, la coltellata, i calci e i pugni Così è stato ammazzato Massimo Sessa

La Polizia ha ricostruito le fasi del delitto di via Alfonzetti

Di Concetto Mannisi |

Non soltanto Luigi Artino. Nella notte fra sabato e domenica dopo avere visionato le riprese delle telecamere a circuito chiuso installate per la sicurezza dei negozi della via Andrea Costa (soprattutto quelle della storica ferramenta «Virlinzi») gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, su disposizione del magistrato di turno Marisa Scavo, hanno posto in stato di fermo per omicidio aggravato e rissa aggravata in concorso anche una seconda persona. Si tratta di Agata Paola Aidala, 46 anni compiuti nello scorso mese di agosto, nata a Novara ma residente in via Zacco (zona Barriera) e da tempo compagnadello stesso Artino, il cinquantacinquenne fermato pochi minuti dopo l’omicidio di Massimo Sessa, alle spalle di piazza Iolanda. Terribili le immagini rimaste impresse in quei fotogrammi: i due fermati, pare entrambi su di giri a causa dell’alcol, cominciano a discutere con il quarantatreenne Massimo Sessa (residente a Librino, in viale Moncada), anch’egli in stato di ebbrezza alcolica; la lite è animata e ad un certo punto il Sessa afferra una bottiglia di birra e la spacca sulla testa dell’Artino, il quale, con uno squarcio sul volto, all’altezza dell’orecchio sinistro, cade in terra. Ciò mentre la Aidala si avventa contro il Sessa, colpendolo con calci e pugni. Anche la reazione dell’Artino è veemente: mentre il Sessa cerca di allontanarsi, infatti, il cinquantacinquenne lo raggiunge e gli vibra una coltellata al petto che risulterà mortale. Il Sessa, piccoli precedenti per reati contro il patrimonio, cade all’inizio del marciapiede di via Alfonzetti. E qui, raggiunto dai rivali, viene nuovamente fatto oggetto di calci e di pugni. Il tutto davanti ad alcuni testimoni, che danno l’allarme al 113. L’immediato arrivo di alcuni equipaggi delle «volanti», poi supportati dai colleghi della squadra mobile e della scientifica, permette di bloccare l’Artino in piazza Iolanda:l’uomo, che aveva provato a ripulirsi dal sangue che perdeva dal volto, si era infilato nella cabina per fotografie della stessa piazza sperando vanamente di passare inosservato. Stessa sorte è toccata all’Aidala, fermata poco distante dal luogo dell’omicidio mentre personale del 118 cercava di rianimare – inutilmente – la vittima. Luigi Artino (che abita ad Ognina, in via Albanese, ha anche lui alcuni precedenti per reati contro il patrimonio alle spalle ed è conosciuto nel suo ambiente come “Gino ‘u pazzu”) e Agata Paola Aidala sono sono stati condotti e rinchiusi nella casa circondariale di piazza Lanza.

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