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Finanziate, cominciate e mai finite

Finanziate, cominciate e mai finite Ecco le opere “maledette” in Sicilia

Il report del ministero delle Infrastrutture: 67 le incompiute

Di Mario Barresi |

CATANIA – Il progetto più ambizioso è dell’ex Consorzio Asi di Agrigento, oggi ereditato dall’Irsap, per il completamento dell’asse viario per collegare l’area industriale con il porto di Porto Empedocle: 12,7 milioni spesi per eseguire l’11,52% dei lavori, con la stima di altri 8,9 milioni per completare l’opera. Ma c’è anche un’opera meno faranonica, come la manutenzione straordinaria della strada comunale Calatafimi Segesta-Bosco Angimbè: 124.411,96 euro ed esecuzione al 91,57%. Eppure ci sono anche interventi che avrebbero bisogno dell’ultima boccata d’ossigeno per arrivare al traguardo dell’inaugurazione. Il paradossale record spetta al centro socio-culturale di Roccafiorita, il paese siciliano più piccolo per numero di abitanti: sono già stati spesi 671.393,97 euro per arrivare al 99,82% dei lavori previsti. Mancano appena 1.200 euro per il completamento, una cifra che si potrebbe ottenere anche organizzando una lotteria di beneficienza per il Comune mignon.   Infinitamente grandi e infinitamente piccole, ma tutte con un inizio e nessuna fine. Sono le opere pubbliche incompiute in Sicilia, che il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Riccardo Nencini, ha srotolato sul tavolo. Nel report illustrato ieri «le opere incompiute censite dall’anagrafe nazionale per il 2013 e pubblicate nel 2014 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dalle Regioni, risultano essere 693». E in questo contesto la Sicilia si pone al terzo posto per numero di incompiute, in tutto 67, superata soltanto dal Lazio (82) e dalla Sardegna (68). Nell’Isola, per queste infrastrutture non completate, si sono spesi 114.690.516,55 euro e ci vorrebbe un investimento molto vicino a quanto speso (98.144.343,17) per completarle.   Nella lista nera del “Quadro opere incompiute annualità 2013”, aggiornate al 30 giugno 2014, si trovano voci di progetti che registrano anche il 100% di avanzamento lavori, ma che – su segnalazione della Regione – al governo nazionale non risultano fruibili. È il caso, ad esempio, dei 3,3 milioni spesi per una “strada di interesse turistico” a Basicò, nel Messinese.   Molto più gravi, e purtroppo frequenti nell’elenco ufficiale, sono gli esempi di infrastrutture che hanno a disposizione ingenti risorse pubbliche, pur risultando al palo (0%) a livello di lavori eseguiti. Qualche esempio? Due interventi nelle scuole di Modica, la nuova palestra e la sistemazione dell’area esterna della “De Amicis” e il terzo stralcio della “Poidomani, rispettivamente con 1,8 e 2,4 milioni che risultano come «totale intervento aggiornato ultimo quadro economico». In queste condizioni c’è anche il potenziamento della Sp 84, della Provincia di Ragusa, con 1,2 milioni di euro.   Nel file “Exel” del ministero ci sono anche alcune delle famigerate incompiute di Giarre, più volte sulla ribalta nazionale come “capitale” elle opere pubbliche mai finite: il campo di atletica leggera (3,6 milioni per arrivare al 20,38% dei lavori e altri 3,5 milioni necessari per il completamento); una piscina coperta (2,5 milioni stanziati, lavori al 15,30% e altri 3 milioni per finire); il parco pubblico di viale Don Minzoni (spesi 671mila euro per il 14,86%, necessari altri 2,4 milioni); il centro polifunzionale della frazione Trepunti (894mila euro con il 13,79% di avanzamento e una necessità di almeno altri 3,5 milioni).   «Il numero delle incompiute – ricorda Nencini – è destinato ad aumentare mensilmente perché la legge che prevede il censimento ha solo tre anni e molte amministrazioni non hanno ancora comunicato le opere incompiute sul loro territorio». Non sarebbe il caso della Regione Siciliana, perché «abbiamo svolto un grande lavoro di monitoraggio con richiesta di dati a tutti i Comuni e ad almeno una quarantina di altre stazioni appaltanti», precisa Fulvio Bellomo, dirigente generale del Dipartimento regionale tecnico dell’assessorato alle Infrastrutture. Bellomo è stato fino a qualche tempo fa anche dirigente dell’”Ufficio speciale di coordinamento delle attività tecniche e di vigilanza sulle Opere pubbliche”. Una lunga perifrasi per una struttura che, in attesa di vedere rinnovato il proprio vertice, ha messo assieme la lista delle incompiute siciliane.   Molto più lunga di quella presentata ieri dal viceministro Nencini, poiché dai dati ufficiali del sito del ministero, che apre un link su quello dell’assessorato regionale, emerge un altro elenco (sempre relativo all’annualità 2013 ma aggiornato al 17 dicembre di quello stesso anno) in cui risultano 152 opere nella lista della Regione di dicembre 2013 con 335,5 milioni già bruciati, servirebbero altri 216,3 milioni.   Se si va a ritroso, sul web, si arriva a un’altra lista nera: 302 opere a dicembre 2012 per un totale di circa 700 milioni sprecati e 356 milioni per il completamento. Dalle 302 incompiute del 2012 alle 67 citate da Nencini ieri: ma cos’è successo? Quasi certi che la Sicilia “lumaca” non possa essere diventata “lepre”, un’idea la raccogliamo in assessorato. La richiesta di dati del ministero è talmente specifica e le incompiute sono tanto “jurassiche” (alcune degli anni 70 e ‘80) che alcune stazioni appaltanti hanno persino smarrito le carte dei progetti. Gli elenchi del 2013 sono invece assommabili, nessuna opera corrisponde a qualcuna dell’altra: alle ultime 67 incompiute ne vanno aggiunte 152, totale 219. «Ma piuttosto che compilare liste e scrivere libri dei sogni – chiosa l’assessore regionale Giovanni Pizzo – la cosa più concreta è trovare i soldi per completare al più presto tutto ciò che è possibile».

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