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Uccise la fidanzata simulando incidente: condanna definitiva

Uccise la fidanzata simulando incidente: condanna definitiva

Confermati 18 anni di reclusione al carabiniere Salvatore Rotolo per l’omicidio della sua compagna, madre di sua figlia, Antonella Alfano, commesso il 5 febbraio del 2011 ad Agrigento

Di Redazione |

AGRIGENTO – Diventa definitiva la condanna a 18 anni di reclusione del carabiniere Salvatore Rotolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere della sua compagna, madre di sua figlia, Antonella Alfano, commesso il 5 febbraio del 2011 ad Agrigento. La Cassazione ha infatti confermato la sentenza della Corte d’assise d’appello di Palermo emessa il 27 giugno del 2013.   La donna, commessa con la passione per le sfilate di moda, fu trovata morta, all’interno della sua auto bruciata. Secondo l’accusa, sostenuta dalla Procura di Agrigento, l’uomo avrebbe simulato un incidente stradale dopo averla uccisa. La prima sentenza di condanna, sempre a 18 anni, era stata emessa il 7 giugno del 2012, dal Gup di Agrigento Valeria D’Andria.   Il corpo senza vita di Antonella Alfano fu ritrovato il 5 febbraio 2011. Il cadavere, carbonizzato, si trovava dentro la Fiat 600 della vittima, sotto un dirupo in via Papa Luciani. Subito dopo il ritrovamento, si ipotizzò un incidente stradale, ma le indagini accertarono che si trattava di un delitto. L’incendio sarebbe stato appiccato da qualcuno per inscenare l’incidente e cancellare ogni traccia lasciata dall’assassino.   Le indagini si concentrarono sul compagno della donna, il carabiniere Salvatore Rotolo, e le investigazioni hanno poi confermato i sospetti. Quattro mesi più tardi l’uomo fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Agrigento con l’accusa di omicidio. Per il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, il militare uccise la compagna, strangolandola, per poi inscenare un incidente e l’incendio dell’auto su cui viaggiava la donna.   Per gli investigatori il movente risiede nei difficili rapporti esistenti fra la vittima e l’indagato. Sin dai primi momenti la madre di Antonella, Giovanna Saieva, aveva espresso dubbi sulle circostante fortuite della morte della figlia, raccontando come il rapporto tra i due fosse «piuttosto burrascoso». Altro movente sarebbe stata la gelosia che l’indagato nutriva nei confronti della compagna, spiata in continuazione, al punto da controllare i suoi contatti su Facebook e Messanger. Rotolo, infine, era sul luogo del delitto poco prima che il fuoco divampasse: sarebbe stato visto sul luogo da un collega che passava per caso. I carabinieri lo hanno da tempo sospeso dal servizio.

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