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“Passau a cannalora” tra gli applausi a Milano Standing ovation per Mario Venuti & C.

“Passau a cannalora” tra gli applausi a Milano Standing ovation per Mario Venuti & C.

Ospitata della serata Francesco Bianconi, Kaballà, Giusy Ferreri e Mauro E. Giovanardi

Di Giuseppe Attardi |

MILANO – Nella sette giorni della moda uomo parallela si è svolta a Milano anche la settimana della musica catanese. Lunedì scorso ai Navigli lo “show case” di Carmen Consoli per la presentazione del nuovo album L’abitudine di tornare (e nei giorni seguenti la “cantantessa” ha poi saltellato tra librerie, studi radiofonici e tv), mercoledì sera è stato il turno di Mario Venuti, grande protagonista di una serata al leggendario Blue Note, in passerella, pardon, sul palco insieme con Francesco Bianconi dei Baustelle, Pippo “Kaballà” Rinaldi, Giusy Ferreri, Mauro Ermanno “Giò” Giovanardi e con la sua band tutta formata da giovani musicisti etnei. Ed è impossibile non avvertire un insano orgoglio siciliano.

EXPO CATANIA Una sorta di “Expo” di “eccellenze” isolane, che ha promosso l’immagine di una Sicilia creativa, colta, intelligente, positiva. Nuova. E non solo. Sia Carmen Consoli sia Mario Venuti sono da considerare patrimonio della musica nazionale. Perché con passione, libertà, genuinità, professionalità e genialità continuano ad andare alla ricerca del Bello, con la “b” maiuscola, senza farsi imbrigliare dai meccanismi dello show business, senza piegarsi ai dettami di mode e tendenze. Mentre molti loro colleghi, da Francesco De Gregori a Gianna Nannini, si limitano a riciclare sé stessi o a collezionare cover di canzoni d’altri tempi, la scuola catanese si conferma la più viva, continuando a sperimentare, restando incollata alla realtà, ai tempi e anche alle radici. Cronista verista Carmen Consoli in L’abitudine di tornare, filosofo e fustigatore di costumi Mario Venuti ne Il tramonto dell’Occidente, il miglior album italiano pubblicato lo scorso anno. E la propria terra sempre in primo piano. Fino a fare sfilare la cannalora di Sant’Agata tra gli applausi dei milanesi, com’è accaduto mercoledì sera nel tempio del jazz milanese alla fine dell’esecuzione di Passau a cannalora, cantata da Mario Venuti insieme con Kaballà e Francesco Bianconi, toscano–milanese di lingua “doc” catanese.   Il concerto di Mario Venuti non è soltanto un di viaggio nella storia dell’Occidente, dal tramonto all’alba. E’ anche il racconto di vizi (molti) e virtù (poche) dell’Italia degli ultimi vent’anni, è un “Bignami” delle correnti musicali che hanno attraversato il Paese in questo scorcio di tempo: da Franco Battiato a Umberto Tozzi, da Umberto Bindi a Domenico Modugno, dal neomelodico alla romanza, dai Beatles ai Police, dagli Xtc ai Denovo. E sorprende scoprire che anche qui, oltre il Po, non si sia spenta la fiamma per la storica band catanese. Basta citarla, durante l’introduzione di Persuasione, che l’applauso si alza spontaneo dalla platea.   IL CONCERTO Non soltanto Persuasione, meravigliosa nella rilettura tra Sting e psichedelìa, nell’applausometro della serata. Il singolo Il ventre della città, altro rock di reminiscenze Denovo, è entrato prepotentemente nel cuore delle persone, e poi le hit Fortuna e Veramente, e ancora le ormai classiche Un altro posto nel mondo, Quello che ci manca ed Echi d’infinito con Mario Venuti in struggente duetto con Kaballà, l’amico e complice, già strabiliante “tenorino” in Là ci darem la mano. Entrambi finalmente sbloccati dall’emozione che li attanaglia quando salgono sui palcoscenici catanesi. Francesco Bianconi, del quale è imminente il seguito al romanzo di debutto “Il regno animale”, è protagonista nel brano I capolavori di Beethoven, uno dei gioielli contenuti nell’album Il tramonto dell’Occidente. Mauro Ermanno Giovanardi trasporta negli anni Sessanta E’ già domani, mentre a Giusy Ferreri, con altissime e improbabili zeppe luccicanti di swaroski, tocca l’arduo compito di fare le veci di Carmen Consoli nella conclusiva Mai come ieri.   E’ una festa, come quella celebrata a fine dicembre al Centro Zo. Forse c’è meno partecipazione, il pubblico è costretto a stare seduto, ma ha un palato più fine, e non solo perché prima dello show ha cenato a base di turbanti di spigola al vapore di porri e finocchietto con emulsioni al riccio di mare e alghe di mare. E’ più attento, sa apprezzare e gustare l’arte e il bello. E alla fine scatta in piedi per una standing ovation lunghissima. Riaffiora l’insano orgoglio siciliano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA