Notizie Locali


SEZIONI
Catania 19°

Il matrimonio che non s’ha da fare

Il matrimonio che non s’ha da fare

Di Ombretta Grasso |

Sull’altra sponda dell’Isola il matrimonio sembra già cosa fatta: una dichiarazione d’intenti comune tra il Biondo di Palermo e lo Stabile di Catania per affrontare uniti il decreto Franceschini che prevede per gli enti che ne posseggono i requisiti la trasformazione in Teatri nazionali. E chissà, forse costretti dai numeri, alla fine si farà, così come chiede la politica. Ma su questa sponda della Sicilia, in questa città che è teatro, si guarda la “dote” e vengono dubbi su queste precipitose nozze. Si scorre l’elenco dei fatidici parametri come fossero le misure di una reginetta di bellezza a un concorso e le crocette vanno tutte a posto. Balza davanti agli occhi Turi Ferro che “gira” la corda pazza e il teatro viene giù. A Mosca, a Bonn, all’Odeon di Parigi, in tutti i palcoscenici un silenzio denso e un ciclone di applausi lo seguivano nel “Berretto a sonagli”. La storia è gloriosa, come il presente. La stessa attesa carica di emozione la provano gli spettatori in questi giorni al Piccolo di Milano per “Otello” con Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta. Perché il Teatro Stabile di Catania è già di rilevanza nazionale. Non è un’ambizione, un desiderio, un progetto: lo è già.   Ed è la sua storia a raccontarlo. Fitta di titoli, di successi, di tournée, anche internazionali. Passa da “La lunga vita di Marianna Ucria” della Maraini a “La concessione del telefono” di Camilleri, incontra la triade Sciascia-Bufalino-Consolo e l’ironia di Brancati, dà spazio al teatro civile di Fava e a quello di tradizione, l’anima colta e popolare di questa città, un patrimonio da Martoglio a Pirandello che continua a riempire le sale. Senza dimenticare gli autori contemporanei, i viventi (almeno due) come richiesto dal ministero, ad esempio i siculi Savatteri, Seminara, Castelli, Arriva, in ordine di apparizione nel cartellone di questa stagione.   Fondi più risicati, qualche polemica, tanti attacchi personali, la crisi che scoraggia pure il pubblico non intaccano il passato né il presente di un Teatro simbolo di una città che sembra aver smarrito l’identità e che certo ne può ritrovare un pezzo importante attorno a un Teatro nazionale. “L’intesa” allora sembra fantascienza, pardon, fantapolitica. I due enti, infatti, per ora restano single e avanzeranno la candidatura separatamente. Per il matrimonio è ancora tutto da vedere.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
Di più su questi argomenti: