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Luci hi tech e app, la nuova vita del “Colosseo” sotto il vulcano

Luci hi tech e app, la nuova vita del “Colosseo” sotto il vulcano

Dal Cnr un progetto per valorizzare l’Anfiteatro romano di Catania

Di Isabella Di Bartolo |

CATANIA – Una meraviglia soffocata dalla città moderna. L’Anfiteatro romano è un tesoro ancora nelle viscere di piazza Stesicoro che, da secoli, cela alla vista il monumento che magnificò la Catania di età imperiale e che, grazie agli studi eseguiti nel 2006 dall’Istituto archeologico germanico di Roma, rivela alcuni suoi misteri. Il monumento etneo è un sito archeologico sui generis: nascosto eppure prepotentemente visibile. Della sua grandezza fanno capolino solo piccole porzioni che alimentano il fascino e la voglia di riscoprirlo nella sua integra bellezza. Per questa ragione, il 2 febbraio del 2006 venne istituita dal governo regionale una “Commissione tecnico-scientifica per lo studio e la valorizzazione del complesso archeologico dell’Anfiteatro di Catania” di cui, oggi, si sono perse le tracce.   Nello stesso anno di nascita della commissione di esperti vennero avviate alcune importanti indagini i cui risultati sono in fase di ultima revisione scientifica. La commissione, voluta dall’allora soprintendente Maria Grazia Branciforti e sostenuta dall’ex assessore regionale ai Beni culturali, Lino Leanza, mise insieme i più grandi studiosi ed esperti di archeologia romana e tecniche edilizie antiche che, a titolo gratuito, avrebbero dovuto dettare le linee della rinascita del monumento. Tra loro il docente Dieter Mertens, già direttore dell’Istituto germanico archeologico di Roma e archeologo di fama internazionale, e l’architetto Heinz Junger Beinz (che ha curato tra gli altri anche il progetto di restauro della Domus aurea di Roma) e che ha firmato l’ultimo studio sul monumento con i colleghi Frank Becker e Umberto Spigo. Saggio che sarà a breve pubblicato e svelerà i segreti del monumento a partire dalla sue precedenti fasi costruttive.   Gli studiosi hanno infatti individuato un primo anfiteatro, molto più piccolo di quello in parte visibile oggi, grazie all’esattezza del rilievo e alla registrazione di tutti i reperti rinvenuti ma anche grazie alla mappatura delle differenti tecniche murarie. «Il nostro lavoro era iniziato con grande passione – dice il professor Mertens – e così l’Anfiteatro è stato protagonista di una serie di studi curati anche da Umberto Spigo, grande conoscitore del sito, che avviò un saggio archeologico e rilievi per restituire il monumento nelle sue fasi costruttive. Quel che è certo, è che l’Anfiteatro romano non ha la cura che merita per la sua stessa ubicazione, proprio nel cuore del centro di Catania, e per le peculiarità della sua costruzione: ciò lo distingue molto dagli altri anfiteatri dell’antichità. La vita della città etnea è legata all’Etna, alle grandi eruzioni che hanno imposto l’aspetto urbano di Catania. E così l’Anfiteatro si trova in un’area caratterizzata da una depressione dovuta a una colata lavica. Ed è proprio dentro la lava che venne costruita dai Romani l’arena, mentre il livello vero di camminamento si trova 8 metri più su; questa conformazione molto strana con l’arena interrata e il livello di accesso al primo rango contraddistingue l’Anfiteatro che è dunque diverso dal Colosseo di Roma e, in Sicilia, da quello di Siracusa. La sua forma particolare e lo stesso fatto di essere così nascosto, dopo essere stato ricoperto da altre colate di lava, danneggiato da terremoti e poi protagonista della crescita urbana della città lo rendono un unicum».   A differenza di altre realtà urbane, Catania si è estesa tutt’intorno al monumento senza tenerne conto. «Non è stato così, per esempio, a Lucca dove i quartieri sono stati condizionati dalla presenza del monumento – dice Mertens- o a Roma. A Catania no, tutto è stato coperto e poi riutilizzato. Poi distrutto dal terremoto e ricostruito e, ancora, rinato in età barocca. La città attorno all’Anfiteatro è sorta senza rispettare il grandioso monumento che, allo stesso tempo, è sempre stata parte della città nelle sue varie fasi di vita».   La decisione della Regione, 8 anni fa, mirava a colmare la vacatio della conoscenza del sito e dunque a promuovere una sua valorizzare vera. Ma nulla è stato fatto dopo una prima riunione della Commissione degli esperti. «Avevamo dato disponibilità con entusiasmo – dice Giuseppe Voza, archeologo e soprintendente emerito di Siracusa – proprio per la straordinaria valenza di questo sito. Ognuno di noi avrebbe dato il proprio contributo per far sì che l’Anfiteatro fosse studiato, scavato e messo in sicurezza per riconsegnarlo a Catania e al mondo in una ritrovata bellezza.   Il monumento è uno dei baluardi dell’antichità che merita di essere meglio conosciuto e, quindi, valorizzato ed è un vero peccato che nulla sia stato più fatto». Dopo alcuni tentativi della Regione di ridar vita alla Commissione senza tuttavia alcun risultato concreto, le ultime notizie relative all’Anfiteatro sono quelle del Centro nazionale di ricerche che, nell’ambito delle iniziative volte promuovere alcuni simboli delle città siciliane, ha scelto il monumento etneo per un esperimento di innovazione archeologica: il sito sarà illuminato con un sistema sofisticato di led su esempio di quanto già realizzato per le Terme Achilliane che si estendono sotto piazza Duomo. «Stiamo valutando il progetto – dice il direttore dell’Ibam del Cnr, l’archeologo Daniele Malfitana – per poter contribuire alla rinascita del monumento come è stato fatto per le Terme Achilliane. Un’idea ancora in fieri che rappresenta un significativo, ulteriore, impegno nei confronti della città etnea e dei suoi monumenti antichi non adeguatamente valorizzati».   E di valorizzazione e futuro parla anche l’archeologo tedesco che in Sicilia ha curato campagne di scavi e di rilievi che hanno restituito pezzi dell’Isola più antica. «Si potrebbe almeno pensare di dare lustro a piazza Stesicoro – dice Dieter Mertens – dando nuovo lustro così al monumento almeno nella sua parte oggi visibile. L’Anfiteatro romano, insieme con il Teatro, rese la città di Catania tra le più monumentali di età romana. E la corretta conoscenza e dunque valorizzazione di questo sito, contribuirebbe a una vera rivalutazione dell’antica Catania greca che in epoca romana ha avuto la sua grande importanza, la sua più bella prosperità».

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