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Siciliano coraggioso

Siciliano coraggioso

Di Rosario Alessi |

Giovedì 22 gennaio sono stato a cena, come accade saltuariamente, da Sabino Cassese. Con noi c’era un terzo amico, Sergio Mattarella. Insieme abbiamo passato in rassegna la rosa dei candidati a capo dello Stato che allora circolava sui giornali e comprendeva una sfilza di nomi, compresi quelli di Sabino e Sergio. «Sono qui per mettervi d’accordo», ho esordito suscitando la loro ilarità. Più tardi ho accompagnato Sergio alla foresteria della Corte Costituzionale, e gli ho chiesto come stesse vivendo la vicenda che lo coinvolgeva. «Ti voglio raccontare un episodio che ha come protagonista mio padre», mi ha risposto. Il suo racconto riguardava il Banco di Sicilia che, molti anni fa, era alla ricerca di un nuovo presidente. Fra i candidati c’era Salvino Lagumina che si rivolse a Bernardo Mattarella per chiederne il sostegno. Questi gli disse: «Tu devi essere già contento di stare nella rosa dei papabili». «Io la vivo così», ha concluso Sergio. Ed io di rincalzo: «Ho sempre pensato che saresti la persona giusta. Hai la preparazione, la storia e l’immagine che servono». Da quest’aneddoto emergono due connotati importanti del nuovo Presidente della Repubblica: la serenità e la modestia. Non ha chiesto niente a nessuno. E’ rimasto in assoluto silenzio per tutti questi giorni. Non ha messo in campo giri frenetici di telefonate per sondare gli umori e le intenzioni dei grandi elettori come avrebbero fatto altri. Ci conosciamo da molti anni, anche se lui è più giovane. Sono stato amico di suo padre e di suo fratello Piersanti. Su Bernardo Mattarella, originario di Castellammare del Golfo, comune ad alta e tradizionale densità mafiosa, sono circolate voci calunniose, messe in giro da Danilo Dolci, digiunatore diurno. Giuseppe Alessi, mio zio senatore, primo Presidente della Regione Sicilia e notoriamente schierato contro la mafia, le respingeva con forza. «Con Bernardo Mattarella – mi diceva – ci conosciamo dai tempi in cui militavamo nell’Azione Cattolica e lui ha coscienza e una formazione integrale sul piano religioso. Quella di Dolci è un’ insopportabile calunnia». Io stesso conservo un libro con le lettere di don Luigi Sturzo a mio zio, a Mattarella e Restivo dei quali aveva grande considerazione. Bernardo partecipò alla fondazione della Dc, insieme con Aldisio, Restivo e altri, avvenuta nello studio di mio zio Giuseppe il 16 dicembre 1943, in via Cavour 19 a Caltanissetta. Sergio voleva dedicarsi all’insegnamento universitario e il vero politico della famiglia doveva essere il fratello Piersanti. Tanto Sergio è schivo e riservato quanto Piersanti era estroverso e brillante. Fu assassinato dalla mafia nel gennaio del 1980 e Sergio ne prese coraggiosamente il posto nel partito e poi nel Governo. Nel 1984 Ciriaco De Mita, allora segretario della Dc, mi chiese di candidarmi alle elezioni europee: voleva un nome incontaminato e antimafia. Gli risposi che non avevo possibilità di essere eletto in una lista capeggiata da Salvo Lima, sulla quale si poteva esprimere una sola preferenza. «L’importante – obiettò De Mita – è dare un segnale: a Palermo c’è Sergio che intende bonificare il partito. Ti aiuterà». E così fu: riuscii a ottenere 51mila voti. Il resto della biografia del nuovo inquilino del Quirinale è noto, a cominciare dalle clamorose dimissioni da ministro del governo Andreotti per protesta contro la legge Mammì sulla Tv, da lui ritenuta sbilanciata a favore di Berlusconi. Sono molto curioso di vedere come si comporterà Sergio Mattarella da Presidente. Se conserverà la sua nota modestia e riservatezza nel gestire il nuovo difficile incarico. Non gli mancherà certamente coraggio. Questo mi rende fiducioso sul suo futuro e su quello del nostro Paese. È stato eletto un uomo preparato, di grande valore e con la schiena dritta. Il primo siciliano al Quirinale nella storia della nostra Repubblica che ci farà fare bella figura. Finalmente.

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