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Catania, la politica e il voto di scambio

Catania, la politica e il voto di scambio Il procuratore Salvi: «Se qualcuno sa, parli»

Prosegue il dibattito sulla denuncia di Nello Musumeci

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – Un terremoto. Le dichiarazioni del presidente dell’Antimafia regionale, Nello Musumeci pubblicate sul giornale di ieri, hanno provocato uno scossone nell’opinione pubblica. Musumeci, oltre a puntare il dito per il degrado della città sulla politica in mutazione perenne e sulla classe dirigente, coinvolgendo anche gli imprenditori, gli intellettuali, l’Università… ha parlato di presunte infiltrazioni della criminalità in Consiglio comunale. «Abbiamo ricevuto all’Antimafia tre, quattro segnalazioni su consiglieri che in campagna elettorale avrebbero ottenuto il sostegno di determinati ambienti malavitosi. Alcuni addirittura parenti e familiari di pregiudicati condannati per reati associativi». E più avanti: «Credo di avere sufficiente serenità per dire che il voto di scambio a Catania continua ad essere largamente praticato».  

Le dichiarazioni di Musumeci hanno suscitato la netta presa di posizione dell’amministrazione e degli altri organi comunali. Il sindaco Enzo Bianco e la presidente del Consiglio comunale, Francesca Raciti, hanno chiesto, in due lettere differenti, al procuratore della Repubblica, Giovanni Salvi «ogni approfondimento utile a fare massima chiarezza» sulle dichiarazioni del presidente Antimafia.  

Il procuratore Salvi in merito alle dichiarazioni di Musumeci ha risposto sinteticamente. «Guardi queste cose le valuterò con calma con i miei colleghi in ufficio, nei tempi che sono corretti. Leggerò anche quello che mi scrivono il sindaco Bianco e la presidente Raciti, ma se qualcuno ha da dire qualcosa ce la deve dire, insomma».  

Sulla iniziativa del sindaco e della Raciti è intervenuto con una nota lo stesso Musumeci: «Fa bene la presidente del Consiglio e con lei il sindaco a rivolgersi al procuratore. Io stesso chiederò di incontrare Salvi, del quale tutti abbiamo sempre apprezzato il garbo, l’equilibrio e la risolutezza. Per quanto ci riguarda, la legge istitutiva della commissione reg. Antimafia affida alla stessa, all’art. 3, il compito di “vigilare ed indagare sulle attività dell’amministrazione regionale e degli enti sottoposti, in ordine a possibili infiltrazioni e connivenze mafiose e di altre associazioni criminali”. È questo il campo di attività che riguarderà la nostra istruttoria. Poiché la chiarezza su questi temi è patrimonio di tutti, l’organismo parlamentare che rappresento e i vertici istituzionali della città siamo sulla stessa linea».  

A intervenire sulle gravi dichiarazioni di Musumeci è anche il prof. Maurizio Caserta, ex sfidante di Bianco alle elezioni: «Chi ha partecipato alla campagna elettorale per le amministrative 2013 non si stupisce delle parole del presidente Musumeci. Quelle che allora erano solo impressioni o percezioni – e come tali non rilevanti – acquistano oggi, con quelle parole, maggiore forza. L’Antimafia farà sicuramente altra luce sulle istituzioni della città. Ai catanesi basta aprire gli occhi per osservare l’illegalità diffusa. Un esempio per tutti: la ‘discoteca’ di Via Gisira nei locali dell’ex Supercinema Vittoria. Le illegalità sono evidenti, il degrado crescente, l’arroganza imperante, le protezioni istituzionali probabili».  

Secondo il parlamentare del Pd, Giuseppe Berretta invece «le denunce del presidente della Commissione regionale Antimafia Nello Musumeci sulla possibilità di infiltrazioni della criminalità nel Consiglio comunale di Catania sono talmente gravi da richiedere un immediato chiarimento anche di fronte all’Antimafia nazionale». «Compito della politica tutta – ha spiegato Berretta – è prendere spunto dalla denuncia dell’on. le Musumeci, recidere in modo netto qualunque collegamento con la criminalità organizzata e operare nella massima trasparenza, isolando i collusi, i corrotti e gli affaristi che tanto male hanno fatto e fanno alla comunità».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA