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Sicilia, un esercito di dipendenti regionali

Sicilia, un esercito di dipendenti regionali ma i servizi offerti sono sempre carenti

E la Regione annuncia una circolare per il trasferimento entro 50 km

Di Giuseppe Bianca |

PALERMO – I regionali. Un esercito spesso disorganizzato. Sterminato nel numero, ma a volte inefficace nell’esercizio delle sue funzioni. Demotivato ed appiattito, ma soprattutto sproporzionato tra centro e periferia. Un sogno rincorso da intere generazioni, accarezzato in tutta l’Isola, e conquistato per molti anche in virtù di un precariato, lunghissimo ed infinito. Oggi nel ruolo unico della dirigenza ci sono 1.736 dirigenti ai sensi dell’articolo 5 della legge regionale numero 10 del 2000, così suddivisi: 1 in prima fascia, 32 in seconda fascia e 1.703 in terza fascia. I numeri del comparto arrivano a 13.553 dipendenti, mentre il Corpo forestale della Regione somma 1.251 unità, ed i 149 dell’ex Terme di Sciacca ed Acireale, per un totale complessivo di 16.540 dipendenti regionali. Il personale con contratto a tempo determinato in servizio prevede 603 dipendenti.   La fotografia del personale della Regione che raschia il fondo del barile pensando ad esodi di massa per poi potere continuare ad alimentare l’illusione dei lavoratori precari per sempre, è impietosa. Sono 6.288 dipendenti regionali concentrati a Palermo, mentre 9.142 si trovano nel resto della Sicilia. Di questi, 3.073 negli uffici periferici che sono sparsi provincia per provincia, esclusi i capoluoghi che invece ospitano, da soli, complessivamente 5.558 dipendenti regionali. È contenuta nella prossima legge Finanziaria della Regione, che sarà in discussione all’Ars, la norma che recepisce di fatto la mobilità dei dipendenti, che non potrebbero essere spostati a più di 50 chilometri, e con la distanza tra la vecchia e la nuova sede che dovrebbe essere percorribile al massimo in un’ora con i mezzi pubblici.   Luciana Giammanco, dirigente generale della Funzione pubblica e del Personale, in tal senso commenta: «Ho già provveduto con una circolare all’applicazione della normativa che prevede la mobilità all’interno dei 50 chilometri per utilizzare al meglio e delocalizzare l’attività, che cammina insieme al personale. Chi già lavora nelle periferie, concretamente, deve essere messo nelle condizioni di rendere al meglio. Più vicino al territorio è, meglio è. Ci dobbiamo attrezzare per vincere la scommessa contenuta nello Statuto siciliano che somma prerogative e funzioni diverse dalle altre Regioni».   In realtà sarebbe preferibile che la Regione adottasse, rispetto a questa premessa – pensata più a livello centrale ed in funzione delle soluzioni dei singoli ministeri -, una rilettura che tenga conto del territorio e dello sbilanciamento che esiste tra sedi centrali e sedi periferiche. Tutto pare affidato all’ ipotesi del prepensionamento, misura da adottare coattivamente già nei prossimi mesi, anche se non è chiaro né il percorso, né lo strumento che ne possa legittimare l’uso. Si correrebbe il rischio, con l’esodo in massa di un gran numero di funzionari, di dovere addirittura esternalizzare i servizi. Una nuova generazione di esodati, pensionati penalizzati anche fino a mille euro al mese in meno, con la possibilità potenziale (che non va esclusa) di dovere ricorrere a nuovi servizi esterni, sulla falsariga dell’assistenza tecnica che viene utilizzata nei singoli programmi di spesa europei.   Una scala infinita che va dal collaboratore, al funzionario, al dirigente di Uob e poi di servizio, con un’organizzazione del lavoro che per certi versi risulta anacronistica. L’articolazione di un processo sempre meno cartaceo e più legato ad una dematerializzazione della documentazione, che, nell’intenzione di alcuni dovrebbe portare ad una sburocratizzazione, e possibilmente ad un reale coinvolgimento di risorse di personale che si trovano nelle strutture decentrate. Le sedi periferiche dovrebbero essere dotate di una diversificazione di funzioni. Ad un decentramento del personale, non sempre corrisponde un decentramento reale ed effettivo.   Alcuni casi rimangono emblematici. A Mussomeli si contano 27 dipendenti della Condotta agraria ed 1 dirigente. A Catania ed in provincia ci sono 1.678 dipendenti, 162 dirigenti, 21 uffici periferici, ma solo un dirigente ed un funzionario per il Garante tutela diritti dei detenuti e del loro reinserimento sociale. In tutta la Sicilia il personale in servizio per le Biblioteche è pari a 219 unità, e 50 dipendenti lavorano per il Centro regionale Inventario e Catalogazione. 353 dipendenti si trovano nelle Soprintendenze dei Beni culturali, 580 nei Musei, 99 nei Parchi Archeologici, di cui 21 dirigenti. Al Museo delle tradizioni Silvo-pastorali di Mistretta lavorano 23 persone di cui 2 dirigenti. Alla Soat di Agrigento, Sportello verde di Palma di Montichiaro, un dirigente coordina l’attività di un funzionario e due collaboratori.

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