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Le piste alternative: gli alibi dei vicini, l’estraneo, l’auto grigia

Le piste alternative: gli alibi dei vicini, l’estraneo, l’auto grigia

Di Mario Barresi |

CATANIA – Ma le indagini non si fermano. L’ha ripetuto più volte, il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia, che, assieme al sostituto Marco Rota, sostiene l’accusa. I «tre scenari» sono sempre aperti. Primo: Veronica Panarello ha agito da sola. Secondo: ha avuto un complice nel delitto. Terzo: c’è qualcuno che l’ha aiutata o coperta e che comunque sa. Squadra mobile e carabinieri hanno continuato a sentire amici, parenti e vicini; dalla Procura è partita la richiesta con destinazione Palo Alto, sede legale di Facebook, per avere accesso all’account “Vero Nica” che la donna disattivò 24 ore prima del delitto per riaprirlo tre giorni dopo e per avere notizie di un altro profilo “fantasma” di Veronica. Scientifica e Polizia postale non avrebbero riscontrato «elementi utili» da cellulare e sim.   Ma tutte le piste alternative alla solitudine omicida di Veronica appaiono anche nell’ordinanza del tribunale etneo. Che, attraverso il lavoro di verifica incrociata degli alibi, ha ad esempio disegnato la mappa della palazzina di via Garibaldi, dove secondo l’accusa è stato ucciso Loris, fra le 9 e le 10 secondo il medico legale. Nel lasso di tempo nel quale i pm ritengono che la madre sia rimasta sola in casa col figlio (ovvero fra le 8,48 e le 9,23) in tutto il condominio c’era una sola persona: Giovanna Tariuolo, inquilina del primo piano, che dormiva dopo aver preso delle medicine alle 7,30. Tutti gli altri residenti – come si evince dal grafico sopra – erano fuori. L’unico incontro potenziale è con i coniugi Mandarà, che alle 9,20 lasciano il palazzo.   E allora può essere stata solo Veronica? Scrive il Riesame: «L’evidenza fattuale disponibile lascia fuori solo eventualità remote (…) che l’omicidio sia opera di un estraneo, che nella tranquilla comunità di Santa Croce, ha adescato Loris nei pressi della scuola (…) e poi ha ucciso il bambino». I giudici attestano inoltre che «non vi è alcuna indicazione in atti che possa rimandare a vendette trasversali nei confronti di Veronica o Davide Stival», citando anche la circostanza, riferita in aula dai pm ragusani, che «l’autopsia e le anticipazioni dell’esame istologico dei tessuti della zona anale e perianale esclude qualsiasi tentativo di abuso sessuale sul bambino».   Chiarito, nelle pagine dell’ordinanza, anche una frase pronunciata da Davide Stival al rientro a Santa Croce e riportata, seppur in termini un po’ diversi, da alcuni media: «Quel bastardo se l’è presa con mio figlio», ha detto il padre di Loris confidandosi con l’amico Renato Emmolo che era andato a prenderlo all’aeroporto. «Uno sfogo in un momento di rabbiosa disperazione», per i giudici «del tutto privo di valenza liberatoria» rispetto al coinvolgimento di Veronica nel delitto.   Il Riesame entra, seppur sfiorandola, su un’altra potenziale pista: la testimonianza di Giovanna Portelli, che – «il 29 novembre alle 9,15 circa» – avrebbe visto «un’auto di colore grigio chiaro imboccare la strade del mulino vecchio a forte velocità». Indicazioni «non idonee a scalfire il significato gravemente indiziante nei confronti dell’indagata». twitter: @MarioBarresi

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