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Aeroporto di Catania, piani per il rilancio

Aeroporto di Catania, piani per il rilancio Si ipotizza anche la pista lunga a Gerbini

Ritrovata armonia tra Enac e Sac per portare avanti i programmi

Di Tony Zermo |

CATANIA – C’è stato un “gran consulto” ieri in aeroporto nella sede della Sac per individuare le difficoltà del più affollato scalo del Mezzogiorno che cresce sempre, ma senza avere ancora risolto le sue criticità strutturali. Una specie di «esame del sangue» per l’aeroporto di Fontanarossa. Erano presenti, oltre ai vertici della Sac Bonura e Mancini, il presidente dell’Enac Vito Riggio, con il direttore generale Quaranta, il sindaco di Catania Enzo Bianco, l’assessore regionale ai Trasporti, Pizzo. Presente anche il prefetto Romano, che in quanto commissario alla Provincia è socio Sac. Ci si consenta un appunto, senza voler polemizzare dal momento che i veleni sono finiti: mancavano i giornalisti. Una società aeroportuale che ha enti pubblici come soci non dovrebbe avere il dovere della trasparenza e tenere presente questo principio come prioritario? L’aeroporto di Catania interessa tutti i siciliani.   In sostanza si sono tenuti gli stati generali di Fontanarossa che ha 7 milioni di passeggeri e deve essere programmato per accoglierne 20 milioni con un investimento di 600 milioni da parte della Sac nell’arco della concessione quarantennale, secondo il contratto di programma stilato tra Enac e Sac il 22 maggio 2007. Si è discusso dei due grandi problemi che riguardano l’aeroporto dei siciliani (serve 7 province su 9).   Il primo problema è quello delle risorse finanziarie perché, nonostante la Sac abbia un bilancio attivo (e ne sarebbe gradita la pubblicazione), non può avere tutta la disponibilità per affrontare gli impegni futuri che sono onerosi. Per questo motivo ha incaricato un advisor per preparare l’approdo alla Borsa di Milano e reperire quindi nuove risorse attraverso una sorta di azionariato popolare. Ma come tutti sanno le procedure per entrare in Borsa sono molto lunghe e dispendiose, anche se tutti si augurano che mettano il turbo e che abbiano l’atteso successo.   Il secondo grande problema, connesso al primo, è l’allungamento della pista che verrebbe portata da 2.600 metri a oltre 3.000. Per entrare nel giro del traffico aereo internazionale Fontanarossa deve avere una pista sufficientemente lunga per accogliere i grandi aerei e farli ripartire a pieno carico, diciamo gli Airbus 380, altrimenti resterebbe sostanzialmente un aeroporto domestico. Ma per allungare la pista occorre che le Ferrovie abbassino la linea ferrata per qualche centinaio di metri in modo che la pista possa passarci sopra. E sarebbe una pista con la coda lievemente rialzata, il che rappresenterebbe una novità. Tuttavia le Ferrovie, che avrebbero già predisposto il progetto di loro competenza con Italferr, non sembra abbiano molta voglia di procedere speditamente, nonostante le insistenze del sindaco Bianco e del governatore Crocetta. E se le Ferrovie non procedono, la Sac non può predisporre il progetto dell’allungamento della pista, da realizzare in autofinanziamento.   C’è un’idea, che tutto sommato non dispiace a Vito Riggio, che di aeroporti nel mondo ne ha visti tanti: realizzare una pista di 4.000 metri nella piana di Catania, nell’area che comprende Sferro e Gerbini. «La ferrovia già esiste, mettere un trenino al servizio dell’aeroporto distante 30 chilometri è abbastanza semplice. Quanti aeroporti ci sono al mondo collegati a distanza con il centro dello scalo? Secondo me, se ci fossero troppe difficoltà, quella potrebbe essere una soluzione».   Staremo a vedere se quest’idea che risale ai tempi di Crisafulli e di Musumeci tornerà a riaffiorare e interesserà la Sac. Ma se si facesse la stazioncina di Gerbini dedicata all’aeroporto, si farebbe poi quella della piattaforma logistica con fermata a Fontanarossa lungo la linea ferroviaria Siracusa-Catania-Messina? Ai tecnici l’ardua sentenza.   Cos’è emerso da questo vertice? Intanto una reciprova volontà di mettere fine alle diversità di vedute per contribuire tutti ai migliori destini dello scalo più importante del Sud. E in questo ruolo di ambasciatore, Enzo Bianco è stato prezioso nello smussare gli angoli. Poi parlando della volontà di quotazione in Borsa non è stato escluso in futuro l’ingresso di una socio privato adeguato all’importanza dell’aeroporto. Inoltre è stato assicurato che entro l’anno funzionerà l’ex aeroporto Morandi, attiguo all’aeroporto attuale, che servirà a smaltire i controlli passeggeri evitando code troppo lunghe. Si è parlato anche di come spingere per risolvere la questione della pista più lunga. L’ostacolo anche in questo caso è rappresentato dalle limitate risorse.   Ma il risultato più importante è stata la rinnovata serenità di rapporti tra la Sac e l’Enac che in passato aveva suscitato fibrillazioni. Ora il clima è diventato sereno e non resta che portare avanti i progetti. I siciliani ci stanno a guardare.

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