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Aspettare 481 giorni per la prima lezione

Aspettare 481 giorni per la prima lezione il vero scandalo della Formazione in Sicilia

Così la Regione ha scippato il futuro a diecimila giovani

Di Giuseppe Di Fazio |

La prima campanella per Salvo Campione, al terzo anno di formazione professionale in obbligo formativo, è suonata mercoledì 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes. Salvo e i suoi 22 compagni di classe aspiranti cuochi attendevano questo momento da metà ottobre del 2013. Esattamente da 481 giorni. E con loro altri 2mila ragazzi siciliani privati di futuro dai lacci della burocrazia, dall’inettitudine della politica, dai buchi del bilancio regionale. Ma ora non è il momento delle recriminazioni, si ricomincia. Salvo rivede compagni di cui aveva perso le tracce da più di un anno e ricomincia l’esperienza della scuola.   Prima ora di lezione: enogastronomia. Poi cucina. Si volta pagina. In classe, nel corso seguito da Salvo nel centro di Formazione di Piazza dei mestieri-Arché, ci sono alcune facce nuove. E molti vecchi amici. Come Salvo Reitano, 17 anni, che da grande vorrebbe gestire un ristorante. Per loro comincia una nuova avventura. Mentre i loro colleghi di primo anno sono ancora lì da settembre ad aspettare il primo giorno di scuola. La Regione nicchia, attende i soldi del ministero, pensa di usare i fondi del Progetto Giovani, ma intanto fino a tutto febbraio ragazzi di 14 e 15 anni appena usciti dalla scuola media e regolarmente iscrittisi ai corsi di Formazione professionale sono lì ad attendere, a inventarsi come passare il tempo. Sono 5mila. E poi c’è chi organizza convegni sulla dispersione scolastica.   A Bolzano, i ragazzi della Formazione professionale che tre anni fa hanno cominciato i corsi in parallelo coi nostri studenti hanno già ottenuto a giugno 2014 l’attestato e da settembre all’80% già lavorano. A Salvo, all’altro Salvo, a Miriana, 18 anni di Misterbianco aspirante acconciatrice, la Regione siciliana ha scippato un anno e mezzo di tempo, di vita, di lavoro. Il vero divario NordSud sta qui. In questo maledetto deficit di istruzione per colpa della “malapolitica” che penalizza la nostra terra, per cui un ragazzo deve fare più fatica, deve perdere più tempo, deve impiegare il triplo di energie di un compagno del Nord per formarsi.   A sentirli parlare questi nostri giovani ti si stringe il cuore. Cosa avete fatto in questo anno e mezzo di attesa dell’inizio dei corsi? «Ho svolto piccoli lavori saltuari – racconta Salvo Campione -. Non potevo fare di più, perché da un lato mi chiedevano un attestato che ancora non ho, dall’altro non mi potevo impegnare in modo permanente perché da un momento all’altro mi potevano chiamare per l’inizio dei corsi». «Altri miei compagni – aggiunge – hanno lavorato in pizzerie, ristoranti o alla fiera, tanto per passare il tempo e guadagnare qualcosa. Qualcuno s’è perso e non è tornato a scuola”».   «Abbiamo vissuto più di un anno come sospesi – racconta Miriana Di Modica, che vive a Misterbianco e vuole fare la parrucchiera – lavoricchiavi ma non potevi farti assumere, facevi lavoretti in proprio e rischiavi la denuncia, venivi a scuola a chiedere notizie e ti dicevano sempre ‘la prossima settimana arriverà la risposta della Regione’ ».   Di settimane ne sono passate 68. «Alla fine avevo perso ogni speranza – confida Salvo Reitano – Ho cominciato ad aiutare un mio zio che fa l’imbianchino, ma il pensiero era sempre a diventare cuoco. Finito il corso, mi iscriverò da esterno all’istituto Alberghiero al quarto anno così oltre all’attestato avrò anche il diploma. E trovare lavoro sarà più facile».   Hanno ritrovato la speranza, questi ragazzi. Miriana dice che finalmente è finito un incubo: «E’ stato bello rivedere i colleghi di corso. Ora speriamo di imparare veramente un mestiere, anche se la Regione vieta ai nostri prof di insegnarci anche il taglio dei capelli. Ma io voglio continuare questo lavoro, voglio diventare una parrucchiera professionale». Qualcuno pensa già che dopo gli studi emigrerà. Salvo Campione, per esempio, vorrebbe andare in Germania, dove c’è già un suo cugino, per lavorare nella ristorazione.   L’inizio dei corsi, in ogni caso, ha riaperto la finestra del futuro. Ora questi ragazzi possono tornare a sognare. I loro compagni di primo anno, invece, sono ancora lì ad attendere che qualcuno si ricordi di loro. Ma è possibile che non vi sia un assessore, un presidente di Regione, un dirigente, un ministro che metta fine a questo dramma che tocca migliaia di ragazzi?

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