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La grande rivincita dei piccoli borgi “eccellenze” del turismo siciliano

La grande rivincita dei piccoli borgi “eccellenze” del turismo siciliano

Da Gangi a Montalbano Elicona, un club esclusivo con 17 gioielli sconosciuti da visitare

Di Isabella Di Bartolo |

SIRACUSA – La rivincita dei piccoli è tutta turistica. Sono infatti i paesi-gioiello della Sicilia il nuovo traino dell’economia legata alle eccellenze del territorio. I borghi dell’Isola sfidano le mete per antonomasia del turismo siciliano e mettono in moto un circuito economico nuovo che guarda alla Russia, al Giappone, al Canada, alla Corea. Lo dimostrano le richieste di questi Paesi per pacchetti turistici ad hoc che veda protagonista la Sicilia sconosciuta. E lo testimonia la corsa delle mini-città più suggestive dell’Isola per entrare nel novero dei “Borghi più belli d’Italia”. Un club esclusivo che conta 17 gioielli siciliani: Castelmola (Me), Castiglione di Sicilia (Ct), Castroreale (Me), Cefalù (Pa), Ferla (Sr), Gangi (Pa), Geraci Siculo (Pa), Montalbano Elicona (Me), Novara di Sicilia (Me), Palazzolo Acreide (Sr), Petralia Soprana (Pa), Sambuca di Sicilia (Ag), San Marco d’Alunzio (Me), Savoca (Me), Sperlinga (En) e Sutera (Caltanissetta). A questi si aggiunge Erice in qualità di ospite onorario per il 2015. La cittadina trapanese, infatti, supera la soglia dei 15mila abitanti: condizione necessaria per potersi fregiare del titolo di borgo. «Ma Erice è talmente bella che per un anno farà parte del club come una sorta di testimonial», dice Giuseppe Simone, ex sindaco di Montalbano Elicona e vicepresidente nazionale dell’associazione “I borghi più belli d’Italia” nata nel 2001 su impulso della Consulta del turismo dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci).   Per entrare a fare parte della lista occorre rispettare prescrizioni precise e rigidissime legate non solo al numero di abitanti ma anche al patrimonio storico e artistico, al paesaggio e al rispetto del territorio e delle sue tradizioni. «Occorre rispettare i dettami dello statuto e della nostra Carta di qualità – dice Simone – e proseguire il percorso comune volto a promuovere i borghi ma anche a proteggerli. Ogni piccolo Comune che ha caratteristiche adatte può chiedere di essere valutato dall’associazione, sulla base di una istanza del Consiglio comunale. Le verifiche sono molto precise e l’associazione ha deciso che in tutta Italia non dovranno esserci più di 250 Comuni insigniti del riconoscimento. Un limite per evitare l’inflazione del titolo».   Oggi, i Borghi più belli d’Italia sono 249 e la corsa per l’ultimo posto è affollata: in Sicilia si sfidano Mistretta, Buccheri e Forza d’Agrò oltre ad altri piccoli Comuni che hanno avviato l’iter. «Noi ci crediamo con passione – dice il sindaco di Buccheri, in provincia di Siracusa, Alessandro Caiazzo – perché abbiamo i requisiti per essere inseriti in lista: bellezze naturali, storia, paesaggio e adesso anche l’ultimo riconoscimento che premia il nostro olio, annoverato tra i migliori al mondo».   Ma una volta ottenuto, occorre difendere il titolo. Brolo, gioiello del Messinese, per esempio, non ce l’ha fatta e lo scorso anno è stata depennata dall’elenco perché non ha rispettato alcuni dettami tra cui la cura di alcuni locali nei pressi del suo storico castello. Sperlinga, invece, venne cancellata dalla lista due anni fa perché un controllore dell’associazione nazionale si accorse che l’indicazione degli orari di apertura del Castello fosse scritti su un foglietto di carta appeso con lo spago. «Un affronto – dice il vicepresidente Simone – che è costato a Sperlinga l’esclusione per 3 anni. Oggi è rientrato in lista ma ciò è significativo: il titolo bisogna meritarselo e difenderlo».   Anche perché in ballo c’è una promozione internazionale non solo attraverso una guida cartacea, edita ogni anno e tradotta anche in giapponese; ma anche gemellaggi mondiali. «I russi per esempio – dice Simone – sono appassionati di questo turismo elitario. Come gli americani e i mercati orientali a cui iniziamo a guardare con attenzione. Il concetto a fondamento della nostra associazione è quello di colmare la carenza più grave del turismo siciliano e italiano: la mancanza di rete. Sul mercato internazionale non esiste un “prodotto Italia”, ogni regione promuove se stessa e la nostra associazione, invece, ha confezionato un prodotto nazionale con pacchetti ad hoc attorno a cui si costruiscono le offerte legate all’enogastronomia e alle eccellenze locali con cui, adesso, ci presenteremo all’Expo».   Le pecche del turismo dei piccoli borghi sono le infrastrutture: mancano i collegamenti. Ed è questa la richiesta avanzata al governo regionale. La carenza di alberghi, invece, diventa motivo di nuova scommessa per i “piccoli”. «Non abbiamo strutture ricettive adeguate alla crescita turistica – dice Simone – e allora sfruttiamo quelle degli altri centri in provincia. Facciamo al contrario: noi attraiamo i turisti e li mandiamo nelle città limitrofe. Una promozione turistica nuova: dal piccolo al grande. Funziona».

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