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Castiglione: «Il Cara? Rifarei tutto

Castiglione: «Il Cara? Rifarei tutto E Mineo è stato un regalo della Lega»

Parla il sottosegretario: «Odevaine è stato un traditore»

Di Mario Barresi |

CATANIA – Si difende con le carte. Una montagna di carte. E con il cuore. Accarezzato, in giorni «di grande amarezza», da decine di sms di solidarietà. Il più apprezzato? Quello di un «mio amico prete». Che ci mostra sul display dell’iPhone: «Siamo in quaresima… La croce è dinnanzi a noi ma forte è la luce della risurrezione. Tieni fisso lo sguardo sulla luce che hai alimentato con tutto ciò che fai e hai fatto per i più poveri. Lo posso testimoniare. Un abbraccio forte». Una difesa «dal nulla», mette la mani avanti Giuseppe Castiglione, deputato di Ncd e sottosegretario alle Risorse agricole, che secondo le indiscrezioni anticipate dal nostro giornale, sarebbe iscritto nel registro degli indagati nell’inchiesta sulla gestione del Cara di Mineo.

Come si incrocia la sua attività con il Cara di Mineo? «Eravamo nel pieno dell’”emergenza Nord Africa” del 2011. Il ministro Maroni rivolse un appello alle Province, ai Comuni e alle Regioni per accogliere i migranti che arrivavano a Lampedusa. E abbiamo risposto a questo appello, io lo feci da presidente dell’Upi, mentre le Regioni del nord che non vollero accogliere queste persone».

E perché si scelse proprio Mineo? «Quando scoppiò l’emergenza, Maroni al tavolo chiese ai Comuni e alle Province, sotto la responsabilità delle Prefetture, di attivarsi per reperire strutture d’accoglienza. Con l’allora prefetto di Catania, Santoro, predisponemmo un piano di disponibilità di varie strutture, come le Opere Pie, idonee per l’accoglienza. Ma Maroni fece un atto di requisizione dell’ex Residence degli Aranci, perché garantiva maggiore disponibilità. Il Cara a Mineo è un regalo della Lega».

Rifarebbe la scelta di gestire il Cara di Mineo? «È una scelta che rivendico culturalmente, perché mi sento vicino al tema dell’accoglienza. Quella scelta ideale io la rifarei. Per me è anche un sentimento personale, prima ancora che un impegno politico: dare risposte ai più deboli, a chi fugge da tragedie e guerre. Oggi se dovessi assumermi quelle responsabilità, alla luce della linearità, della gratuità e dell’impegno, lo rifarei. Non dico che mi aspettavo un premio, ma le vicende degli ultimi giorni quanto meno mi lasciano amareggiato».

Consceva Luca Odevaine prima della vicenda Cara? «Assolutamente no. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Prima di nominarlo al tavolo non l’avevo mai visto».

Qualcuno le consigliò di nominarlo o di farlo arrivare a Mineo? «Odevaine aveva una responsabilità di carattere istituzionale: era il direttore della polizia provinciale di Zingaretti, era stato capo di gabinetto di Veltroni, aveva affrontato alcune emergenze a Roma, come lo sgombero dei campi rom. Aveva un accreditamento al tavolo nazionale in termini di esperienza e di competenza. Senza voler scaricare la responsabilità su altri, ritengo che al pari mio anche Veltroni e Zingaretti si siano sentiti delusi, traditi dal comportamento di Odevaine. Ma nessuno può mettere in discussione la trasparenza della nomina di Odevaine. Chi lo fa è in malafede».

Quali sono stati i suoi successivi rapporti con Odevaine? Lui, nelle intercettazioni, vanta un certo grado di confidenza… «I rapporti sono stati di carattere esclusivamente istituzionale, al tavolo nazionale, in stretta sinergia con il ministero dell’Interno. Io lo porto per garanzia di trasparenza, avendo la fiducia di tutta la struttura del ministero e soprattutto avendogli delegato i rapporti con le prefetture e le forze dell’ordine, in una cornice istituzionale».

Nelle carte di “Mafia Capitale” c’è anche l’aneddoto del pranzo Castiglione-Odevaine. Quello con la sedia vuota… «Un pranzo ci sarà pur stato, ma senza ospiti misteriosi. E con me lui non ha mai parlato di appalti, anche perché le gare sono sotto tutti gli occhi di tutti».

Ecco, parliamo delle gare. Perché lei, da soggetto attuatore, ne fece due. Identiche a quella del 2014, «illegittima» per Cantone. C’è qualcosa di cui si pente? «Assolutamente no. Pur essendo in emergenza e potendo scegliere soluzioni più ristrette, nella gara di luglio 2011 invitiamo tutte le imprese iscritte all’albo, anticipando via mail la richiesta. Tutto è stato lineare e trasparente. Sulla gara di dicembre c’è anche il parere positivo dell’Autorità Anticorruzione. Io sono soggetto attuatore del commissario delegato, il prefetto Gabrielli. E tutta l’attività si svolge con il parere preventivo della Corte dei conti sulla legittimità, economicità e congruità, nonché con il parere successivo della Ragioneria generale dello Stato».

Allora che differenza c’è fra le gare con Castiglione e la gara senza Castiglione? «Ho grande rispetto e stima del presidente Cantone, avendone condiviso la scelta alla guida dell’Anticorruzione. Non conosco la vicenda della gara del 2014, ma ricordo che il capitolato dell’appalto per i servizi è un capitolato del ministero dell’Interno e vale per tutta la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo in tutta Italia».

Lei è stato presidente del consorzio dei Comuni anche dopo la fine dell’emergenza. Perché? «Nel 2012 finisce l’emergenza Nord Africa e le competenze passano al ministero. Si costituisce il Consorzio dei comuni e i sindaci mi chiedono di restare per traghettare questa esperienza e portarla a regime. Io rispondo loro che lo posso fare massimo per sei mesi. E chiedo all’Antitrust nazionale se l’incarico, senza remunerazione, è compatibile anche con quello di governo. Il 30 giugno mi dimetto e subentra il sindaco di Mineo».

Sindaco che è del suo partito. E a Mineo Ncd è al 40%. «Il consorzio lo vogliono i comuni, il territorio. Con il prefetto Santoro firmiamo un patto per la legalità e su sollecitazione dei sindaci andammo oltre: non solo l’accoglienza, ma anche l’integrazione. Perché sui giornali si scrive soltanto del sindaco di Ncd di Mineo, che è il centro più piccolo? È un territorio che sta assieme, non solo per il Cara, un’azione positiva. Io mi preoccuperei, se fossi in Salvini, più del 50% della Lega a Maletto che del 40% di Ncd a Mineo».

A proposito: Salvini, in arrivo a Mineo, dice che è tutta una vergogna.

«Non mi vorrei iscrivere alla cultura dell’indifferenza e dell’intolleranza che Salvini vuole portare in Sicilia. Io ho sempre in testa l’immagine dei 300 morti di Lampedusa e le parole del Papa che ci invitò a superare la cultura dell’indifferenza. Il tema dell’accoglienza è molto serio e il ministro Alfano lo sta affrontando con responsabilità. Salvini non troverà accoglienza, a Mineo. Sul tema della gestione del Cara, al netto dei populismi, un confronto televisivo lo accetto anche con Salvini».

È una resa dei conti nel centrodestra? «Noi siamo avanti rispetto agli speculatori. Tosi l’ha capito e si è avvicinato ai valori dei moderati. E sono sicuro che, dopo i risultati delle Regionali, l’astro nascente Salvini diventerà una stella cadente. Come fa a spiegare agli imprenditori veneti che vogliono cavalcare la ripresa che lui vuole uscire dall’euro? Ha perso il Piemonte, perderà il Veneto. Prenderà atto che questa leadership minoritaria, un lavoro per guidare un centrodestra perdente, sarà una linea perdente».

Il deputato leghista Attaguile tira in ballo il ministro Alfano: non risponde a una sua interrogazione sul Cara da tre mesi. Perché copre Ncd, dice lui.

«Non è Attaguile, il lombardiano, a dire questo. Parla, nell’ombra, chi si è “attaguilizzato”, chi rappresenta una pagina chiusa della politica siciliana. Gli dà dei consigli, avendo avuto delle gravi responsabilità nella guida della Regione. Ma lo porterà a sbattere in un vicolo cieco».

Lombardo ventriloquo di Attaguile. Ci siamo capiti bene? «Perfettamente».

Hanno chiesto le sue dimissioni per il caso Cara. Ci ha pensato? «Se fosse provato in un processo un mio coinvolgimento in una vicenda di appalti, non mi dimetterei soltanto dal governo ma anche dal parlamento, perché avrei tradito non solo la fiducia di chi mi ha nominato sottosegretario, ma soprattutto quella degli elettori».

Ma a Mineo il sistema dell’accoglienza è anche un modo per fare affari e prendere voti? «I sindaci avevano predisposto un piano diverso. I costi che Salvini denuncia sono quelli di Maroni, i capitolati sono quelli di Maroni, il centro da 4mila profughi è quello di Maroni. Qualcuno, qualche mese fa, voleva trasformare Mineo in un hub dell’accoglienza, aggiungendo al Cara anche un altro Centro di prima accoglienza».

Si riferisce alla proposta del sindaco di Catania, Enzo Bianco? «C’è una delibera della Conferenza Stato-Regioni. Leggetela. Chi si è opposto a questo progetto? Il sindaco di Mineo e il sottosegretario Castiglione. Ufficialmente, alla luce del sole, dicendo che era una scelta sbagliata. Se ci fosse un business e un vantaggio elettorale perché opporsi. I comportamenti hanno una loro consequenzialità. E i miei sono lineari e trasparenti».

La senatrice del Movimento 5 Stelle, Ornella Bertorotta, dice che se lei non si dimette dovrebbe essere il premier Matteo Renzi a revocarle l’incarico di sottosegretario. «Ho appreso che in provincia di Catania c’è una senatrice che si occupa specificamente di fare il “copiato” di ciò che viene pubblicato su un giornale online, senza verificarne la veridicità. Mi piacerebbe poterla incontrare per parlare di gestione e di trasparenza, piuttosto che continuare a leggere suoi atti parlamentari in cui non sa di cosa parla».

Nell’ordinanza di “Mafia Capitale” c’è anche un nesso Roma-Mineo che porta dritto alle coop vicine a Comunione e Liberazione, della quale Odevaine dice che lei è amico. «Non ci sono mai andato, non li conosco quelli di Comunione e Liberazione».

Può essere allora una proprietà transitiva dell’appartenenza, visto che il ministro Lupi, di Ncd, è ciellino? «Lupi non si è occupato mai di Cara, non ne abbiamo mai parlato. Così come non ne ho mai parlato, al di là delle competenze istituzionali da ministro, con Alfano. Questa è la verità, piaccia o non piaccia a chi vuole buttare fango».

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