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Scandalo Cara, il sindaco di Ramacca «Ecco le vere porcherie sulla pelle dei migranti»

Scandalo Cara, il sindaco di Ramacca «Ecco le vere porcherie sulla pelle dei migranti»

Di Mario Barresi |

RAMACCA – «Se aver fatto assumere al Cara un nipote bisognoso, con la luce staccata e due figli a carico, mi rende un criminale incallito, allora io mi autodenuncio: sì, l’ho fatto. Ma perché nessuno dice che sono l’unico ad avere denunciato gli scandali, quelli veri, del Cara di Mineo? Io l’ho fatto, a chi di dovere». Franco Zappalà, pur essendo calvo, ha un diavolo per capello. Non gli va giù di «essere accomunato a tutti i complici del sistema» a causa di «un paio di assunzioni». Perché, così come ha raccontato ai magistrati di Caltagirone, «le porcherie sulla pelle dei migranti sono ben altre».

Sindaco, allora vuole passare alla storia come il primo “pentito” del sistema Cara di Mineo? «Macché pentito! Io sono indignato e amareggiato. Si dà così tanto spazio alla presunta parentopoli, senza che ci siano rilievi penali, e si dimenticano quali sono i veri punti importanti di questa storia del Cara. Anziché approfondire gli scandali veri, si parla solo di contributi per le feste e di parentopoli dentro aziende private che sono libere di assumere chi vogliono, senza alcun risvolto penale».

Veramente s’è appena saputo che la Procura di Caltagirone ha aperto un’inchiesta sulla parentopoli…

«Ma bisogna vedere di cosa si parla… Il fascicolo è contro ignoti, il profilo è basso. Anche perché, ripeto, le aziende sono libere di prendere chi vogliono senza il bisogno di fare test sul quoziente d’intelligenza. Un’altra cosa, come dicono sia avvenuto in altri paesi, è promettere posti in cambio di voti. O peggio ancora fare ricatti. A Caltagirone e a Mineo ci sono state delle mozioni di sfiducia contro i sindaci con i firmatari che avevano i numeri per farle passare e poi “di notte e notte” qualcuno cambia idea e non la vota, questa è un’altra storia, che magari non c’entra nulla col Cara. E che non mi riguarda: sfido chiunque a dimostrare che a Ramacca sia stato mai voto di scambio o corruzione».

Però c’è un profilo morale, prima ancora che penale, da osservare. Politici locali assunti in prima persona, oltre che decine di loro familiari. È giusto? «Se un amministratore si permette di fare una segnalazione non ritengo che questo sia un sistema criminale. Da quando esiste il Cara una trentina di persone al giorno, quando mi incontrano, mi ripetono la stessa domanda: “Sinnucu, ma per mio figlio nenti c’è ni ‘sti nìuri? “. Non è bello da sentire, ma dà il senso della disperazione che c’è nei nostri paesi».

E un bravo sindaco risponde alla fame di lavoro… «È un bisogno che arriva da tutti! Poi se arriva un consigliere comunale col figlio in mezzo a una strada io cosa faccio, gli dico di no solo perché è consigliere? Questo non è un reato, anche perché non sono io che prometto il posto o che mi do da fare per cercarglielo, ma sono le ditte che lo offrono. È sempre successo, senza che nessuno parlasse di sistemi criminali. Se una ditta edile che fa un lavoro ha bisogno di un manovale e chiede al sindaco se ha un povero disperato da segnalare, cos’è un reato? Così succede con quelli del Cara… ».

Perché sono quelli del Cara a venire dai sindaci e a offrire posti da spartire? «Detto così è brutale. Vengono quelli delle cooperative dell’Ati e fanno sapere che stanno cercando certi profili professionali, chiedendo se ci sono persone con le caratteristiche per ricoprirli».

Ma non ci potrebbe essere una procedura più trasparente, per coinvolgere chi lo merita? «Ripeto, loro sono liberi di prendere chi vogliono. Mica possiamo obbligarli a fare i concorsi in piazza. Certo, potrebbero fare delle selezioni, magari mettendo il bando sul sito internet, e indicare cosa cercano. Ma ognuno fa quello che vuole».

Eppure lei ha parlato di un sistema di spartizione: una quota di posti per ogni comune e anche a Ramacca, dove venivano distribuiti fra tutti. Con Ncd che fa l’asso pigliatutto. «Allora, per intenderci: quando noi siamo entrati nel consorzio il Cara era già aperto da un anno e mezzo e tutte le assunzioni su Ramacca le aveva già fatte chi le doveva fare».

E chi le fece? «Il centrodestra, l’allora Pdl, con la connivenza di qualcuno dei consiglieri comunali che oggi passano il tempo a fare i puritani e spacciano finti dossier ai giornalisti. Fanno i puritani e dimenticano le loro storie personali… »

Torniamo alle assunzioni a Ramacca? «Il riferimento del Cara a Ramacca era Pippo Limoli, uomo di Giuseppe Castiglione, contro la cui presidenza del Consorzio io mi sono battuto sempre. Ma ha visto che stiamo parlando solo di assunzioni? I veri scandali sono altri, io li ho denunciati tutti. Quando ancora “Mafia Capitale” non era uscita. E non “tardivamente” come avete scritto… ».

A cosa si riferisce? «Sono tre le vere bombe. E io le ho già denunciate tutte a chi di competenza. Dei dubbi sull’assunzione di Odevaine avvisai l’autorità giudiziaria di Caltagirone a gennaio 2014, quando lui nel Calatino era venerato come una divinità. A maggio feci la stessa cosa con la procedura illegale del bando di gara per la gestione del Cara. E poi ho fatto la stessa cosa con il sistema dei centri Sprar: Ramacca è l’unico comune che non li ha fatti con Paolo Ragusa (il presidente di Sol. Calatino, nell’Ati del Cara, ndr) ».

E perché non li ha fatti con Ragusa. Cosa c’è che non va nei suoi Sprar? «Cosa c’è che non va lo diranno i magistrati. Io ho detto no perché non volevo essere monopolizzato. Perché mi sono ribellato contro l’eccessiva presenza di un soggetto privato che stava condizionando i comuni, i sindaci, i consigli comunali. E per tutta risposta lui che fa? Assume quattro di Ramacca, tutti del centrodestra, in altri suoi Sprar. Un giorno lo incontro e gli chiedo perché e lui mi dice: “Li abbiamo presi perché tu non hai fatto lo Sprar con noi”».

Si rende conto della gravità delle sue affermazioni? «Non ho problema a parlarne, ho già raccontato tutto ai magistrati. E per questo mi volevano buttare fuori dal consorzio dei comuni. Mi hanno isolato, trattato come un appestato. E adesso arrivate voi giornalisti e dite che siamo tutti la stessa cosa, perché faccio la sagre o do un posto precario a 800 euro al mese a chi ne ha bisogno… No, io non ci sto. Da un lato sono odiato da tutti perché ho denunciato le porcherie sulla pelle dei migranti, dall’altro sono attaccato per delle cose che non esistono. Sono accerchiato. Io mi sono esposto, ho anche pagato un prezzo alto per le mie denunce».

Quale prezzo? «Ho ricevuto numerose minacce. La Prefettura ha disposto una sorveglianza speciale sulla mia casa, perché sono ritenuto un soggetto sovraesposto. Ma sa qual è la cosa che mi fa amareggia di più?».

Qual è questa cosa? «Che mi sento solo. Anche il mio partito, il Pd, mi ha abbandonato. Prima ero vicino alle posizioni dell’onorevole Concetta Raia, ma poi sul Cara e su altre questioni ci siamo allontanati. L’unico che mi ha sostenuto è stato l’onorevole Giuseppe Berretta. Per il resto solo qualche sms privato. Nessuno, nel Pd, ha avvertito la sensibilità di scrivere due righe di solidarietà. Ma io ci sono abituato: ho vinto le elezioni con una lista di cinque persone, fatta l’ultima notte. I cittadini sono con me, ho la coscienza a posto».

Cosa si aspetta adesso? «Sono disposto a pagare il prezzo morale sulle assunzioni, ma il resto non mi riguarda. Io ho denunciato tutto, sono l’unico che s’è ribellato al sistema. Non mi aspetto una medaglia, ma non accetto che mi si butti fango addosso».

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