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Si dimette il presidente del Pd siciliano

Si dimette il presidente del Pd siciliano nella bufera per un incontro con Berlusconi

Marco Zambuto avrebbe concordato col Cav le primarie di Agrigento

Di Francesco Terracina |

PALERMO – Se uno si chiama Silvio, è presidente di una squadra di calcio e decide di scendere in politica, difficilmente gli si può attribuire un profilo di centrosinistra; ma ad Agrigento, col soccorso di Pirandello, così è se vi pare. E così era sembrato ai quattromila agrigentini che lo scorso 22 marzo erano andati a votare alle primarie della coalizione “Agrigento 2020”, di cui facevano parte anche il Pd e il Megafono del governatore democratico Rosario Crocetta. Soltanto che a risultare eletto fu Silvio Alessi, uomo sostenuto dal parlamentare Riccardo Gallo Afflitto, di Forza Italia, partito che ufficialmente non faceva parte del raggruppamento. Ora il Pd disconosce il risultato di quelle consultazioni e il presidente siciliano del partito, Marco Zambuto, ritenuto uno degli artefici della “combine”, si è dimesso dalla carica.   Zambuto – ex sindaco, dimessosi durante il secondo mandato per una condanna poi annullata in appello – in passato è stato nell’Udc e nel Pdl, prima della “conversione” al Pd, che all’ultimo congresso l’ha eletto presidente. Oggi Repubblica ha rivelato che proprio lui – insieme a Gallo Afflitto – si è recato lo scorso febbraio a palazzo Grazioli per caldeggiare la candidatura di Alessi e ricevere da Berlusconi l’ok al progetto di candidatura di Alessi. L’interessato conferma l’incontro, ma assicura che la sua presenza non era dettata da questioni politiche ma da amicizia con Gallo Afflitto: un pentito aveva fatto il nome del deputato accusandolo di aver concorso a un omicidio di mafia nel 1988. L’indagine era stata archiviata da mesi, ma il parlamentare «mi ha chiesto – dice Zambuto – di testimoniare davanti a Berlusconi sulla sua onestà, perché da avversario politico le mie parole sarebbero state più credibili».   Già stamani da esponenti del Pd sono arrivate a Zambuto le prime sollecitazioni a lasciare la presidenza del partito; poco dopo il segretario regionale Fausto Raciti gli ha chiesto di “chiarire”, fino a quando, nel primo pomeriggio, non sono arrivate le dimissioni: «Faccio un passo indietro, ma respingo con sdegno il barbaro tentativo di coinvolgermi politicamente in un episodio di solidarietà umana nei confronti di un vecchio amico». Qualche minuto dopo il gelido commento di Raciti: «Considero le dimissioni di Zambuto un passo dovuto nei confronti del Pd siciliano e dei suoi iscritti, militanti ed elettori».   La “strana coalizione” è alle spalle e ora si profila la candidatura del deputato Pd Angelo Capodicasa, già presidente della Regione siciliana per 600 giorni, dal ‘98 al 2000 e viceministro del secondo governo Prodi. Tutti danno per scontato che sarà così, ma ad Agrigento non tutto è fatto una volta fatto.

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