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Sicilia spaccata in due, e ora?

Sicilia spaccata in due, e ora?

Di Tony Zermo |

La Sicilia spaccata in due, incomunicabile, perché non si tratta solo della frana che ha fatto cedere i piloni di un ponte dell’autostrada Catania–Palermo, fondamentale per la nostra economia, ma a questo si deve aggiungere un sistema ferroviario antiquato. Né strada, né treni. Oggi per andare da Catania a Palermo e viceversa bisogna arrivarci passando da Messina, il che significa impiegare almeno un’ora in più. Quanto vale un’ora perduta per migliaia di siciliani ogni giorno? Quando non c’era questa autostrada, occorrevano 5 ore, ma almeno esisteva l’alternativa dell’aereo della Lai, progenitrice di Alitalia, che per atterrare a Boccadifalco impiegava venti minuti. I tempi previsti per il ripristino del tratto franato sono allucinanti, chi parla di due anni, chi addirittura di dieci. In dieci anni si costruisce una città. Una mazzata per l’economia siciliana, soprattutto dei paesi delle Madonie raggiungibili solo attraverso trazzere anch’esse franose. Possono sopravvivere per 10 anni senza l’autostrada? Questa frana è attiva dal 2005, ma nessuno ha lanciato l’allarme, o chi lo ha fatto non è stato ascoltato. La verità è che, siccome si tratta di un’autostrada senza pedaggio, che forse l’Anas considera un «regalo» a una regione marginalizzata dalla geografia, non c’è stata manutenzione, perché la manutenzione costa. E dire che in un recente passato ci sono stati altri casi gravi. L’Anas sostiene di avere destinato alla Sicilia grossi investimenti, lo stesso ha detto ieri a Catania il ministro Boschi. La realtà è un’altra: i siciliani continuano ad avere le strade e i treni più scassati d’Europa in un territorio dissestato. Il resto è solo fumo negli occhi. A quando la prossima frana?

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