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Consoliamoci con i borghi siciliani

Consoliamoci con i borghi siciliani

Di Domenico Tempio |

Basterà una “piccola Sicilia” a consolarci? In una Isola disastrata come la nostra, sapere di avere nel suo territorio realtà come Montalbano Elicona, considerato proprio in questi giorni il miglior borgo d’Italia, ci spinge a riconquistare un po’ di quel perduto ottimismo, minimo quanto volete, ma tale da sopperire alla illusione di una “grande Sicilia”. Falliti i progetti, o, se volete, i sogni di una Terra vestita finalmente di nuovo, viene naturale pensare alle piccole realtà, dove il miracolo l’uomo negli anni lo ha già compiuto. E dove per vivere bastano gli elementi essenziali della vita. Una casa, una famiglia, un lavoro, una buona amministrazione, quando c’è, e, soprattutto, un ambiente sano. Sarebbe il passato che diventa presente. Questa riflessione, certamente, contraddice quanto spesso scriviamo: cioè la speranza di avere una Sicilia moderna, ricca di strade, di autostrade, di trasporti veloci, di industrie, di ponti, di metropoli e di tante altre cose che i tempi attuali esigono. Le grandi cose, si vede, non fanno per noi siciliani. I nostri padri pensarono di trasformare con entusiasmo la Sicilia in una Regione autonoma e, invece, oggi raccogliamo i cocci di un fallimento. Economico, politico, sociale. Economico, perché si parla di un buco di circa otto miliardi. Il presidente Crocetta, un uomo che, detto da lui, per cacciarlo ci vuole il bazooka, è costretto settimanalmente a bussare a Palazzo Chigi per mendicare un prestito, un mutuo, insomma una beneficenza di qualche milioncino, quando invece per risollevare l’Isola ci vorrebbe un vero e proprio piano Marshall di vecchia memoria. Politico, perché da tempo la Regione è senza una guida. E non solo per colpa di Crocetta. Si pensa di creare città metropolitane (ma le sapremo poi governare?), consorzi intercomunali, però, non solo non si sa come realizzarli (ultimo schiaffo la bocciatura della legge sull’abolizione delle Province), ma si assiste a una ridicola lite tra Comuni che ricorda quella della secchia rapita. In fondo nessuno ha voglia di associarsi, si vogliono solo mantenere poltrone e privilegi. Sociale, perché mancando le occasioni di lavoro, cresce la disoccupazione, aumentano la famiglie povere (nella graduatoria siamo i primi in Italia); e la criminalità, anche quella spicciola, diventa sempre più invadente e pericolosa (Catania di recente ha avuto dei brutti esempi). Matteo Renzi guarda da lontano, anzi troppo, la Sicilia. Non riesce a gestire neanche ciò che accade quaggiù nel suo partito. Figurarsi i problemi dell’Isola. Lui che ha rottamato D’Alema e altri compagni dall’illustre pedigree, qui si è dovuto fermare. Tanto che a rimanere a galla sono sempre gli stessi, alcuni si sono riciclati, altri sono finiti in galera. Non è che gli altri partiti stiano meglio: la destra e il centrodestra sembrano eclissati. Nel buio si intravede il solo Nello Musumeci. Consoliamoci, come detto all’inizio, con la “piccola Sicilia”, quella dei borghi, come Montalbano Elicona, che alla fine ci fanno fare bella figura. E danno anche una speranza: quella di una comunità genuina, antica sì, ma che ritorna attuale. Abbiamo centinaia di borghi, una ventina sono tra i più belli d’Italia, come Castiglione, Savoca, Gangi, Petralia Soprana, Sperlinga, Castelmola, Burgio, Butera, Monterosso Almo e tanti altri che varrebbe la pena visitare. Ci sono poi Comuni che già vivono di luce propria, Erice e Cefalù ad esempio, nonché alcuni paesini marinari (le coste dell’Acese, del Siracusano, del Ragusano, dell’Agrigentino sono ricche). Sono i gioielli dentro lo scrigno di questa “piccola Sicilia”. Occorrerebbe solo promozionarli, come è avvenuto adesso per Montalbano Elicona e come è accaduto nel Ragusano per Scicli, Punta Secca e dintorni, dove il merito è degli sceneggiati del commissario Montalbano. Certamente dovrebbero essere dotati delle strutture indispensabili per accogliere dignitosamente i turisti. Ma questo è un altro discorso che difficilmente arriva ai sordi. Così è la “piccola Sicilia” che ci ricompensa delle delusioni di una “grande Sicilia” solo sognata. Quando la scorsa domenica abbiamo lanciato l’invito del “venite in Sicilia” dove troverete mare e sole, campagna e antiche vestigia, tutte cose splendide, ma anche strade come mulattiere, rifiuti maleodoranti sparsi ovunque, era la provocazione, lo confessiamo, di chi amareggiato non vedeva un futuro. Ora ci consoliamo con la Sicilia più “piccola”, quella che abbiamo dietro l’angolo, della quale ci accorgiamo poco e che possiamo visitare quando vogliamo. Così com’è, con le sue strade malmesse per arrivarci, ma dove la vita ha una dimensione e un sapore di casa nostra. Per quella “grande” non resta che aspettare. Sino a quando, non si sa.

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