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Pesca, le mani della «cricca» sui fondi Ue

Pesca, le mani della «cricca» sui fondi Ue In 6 a processo tra Acireale e Aci Castello

Indagate 36 persone, spariti 2,8 milioni di euro

Di Mario Barresi |

Le mani della «cricca» sui progetti finanziati dall’Europa per la valorizzazione della pesca ad Acireale e Aci Castello, per un totale di oltre 2,8 milioni di euro. Una «collaudata organizzazione», composta da «soggetti in una rete di aziende compiacenti e pubblici funzionari inseriti in diverse istituzioni», che gestiva «il sistema dei finanziamenti pubblici, allo scopo di un illecito arricchimento». L’esplicita definizione è del sostituto procuratore di Catania, Alessandra Tasciotti, che ha chiesto – e ottenuto dal gup Giuliana Sammartino, tre giorni fa – il rinvio a giudizio di 6 dei 36 indagati per associazione a delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nome in codice dell’indagine: “Poseidon”. Nella lista delle persone coinvolte – fra rinviati a giudizio con rito ordinario e iscritti nel registro degli indagati, alcuni dei quali hanno già optato per il rito abbreviato, come confermato dal procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi – c’ davvero di tutto. Ex amministratori comunali, oltre che una sfilza di dipendenti della Regione e del Comuni di Acireale, in compagnia di imprenditori, manager, soci e dipendenti di società private, consorzi e cooperative sull’asse Catania-Palermo. Sotto i riflettori si concentra quasi subito sui progetti europei. E in particolare su quelli finanziati dal Por 2000/06 nell’ambito del Pit (Progetto integrato territoriale) numero 30 “Patto delle Aci”. Per concorrere a due bandi regionali si formano due Ats (Associazioni temporanee di scopo), “Aci Poseidon” e “Aci Nettuno”, composte da Mcq Sicilia (società di consulenza globale di Palermo), Catania Ricerche (consorzio che raggruppa enti pubblici, fra cui Cnr, Università e Camera di Commercio, e la StMicroelecronics), Parco Scientifico e Tecnologico di Sicilia (società di ricerca con sede a Catania, partecipata della Regione), Spata Srl (azienda di servizi nei settori di agricoltura, territorio eambiente, con sede a Catania) e cooperativa “Gente di Mare 1991” (associazione catanese di pescatori), che entrano in partnership i Comuni di Acireale, come ente capofila, e di Aci Castello. In tutto quattro progetti per Acireale (fondi per 1.497.200 euro) e cinque per Aci Castello (1.268.000 euro). Gli inquirenti hanno trovato numerose «anomalie» in quello che descrivono come «un serbatoio sempre pieno a cui attingere». Il sistema? «Le stesse fatture sia di prestazioni professionali (peraltro di soggetti senza requisiti e titoli per ciò che venivano chiamati a svolgere) sia di servizi » appaiono «opportunamente gonfiate», con numerosi casi di soggetti che «“saltavano” da una azienda all’altra prima come consulente, poi come dipendente e poi come collaboratore esterno, pur essendo proprietario, socio e/o amministratore delle stesse aziende». Fra i dirigenti e funzionari di Regione e Comuni, «nessuno di essi ha esercitato il più elementare controllo», sostengono gli inquirenti. Coprendo «anomalie e irregolarità» che, se riscontrate in corso d’opera, avrebbero costituito «oggetto di revoca degli stanziamenti», afferma la Procura. Nelle carte dell’inchiesta, oltre alla paura dei dipendenti comunali sotto pressione dopo gli avvisi di garanzia, anche la ricerca degli «aiutini». I contatti con un ufficiale della Guardia costiera e i tentativi di sapere notizie dell’indagine da una parente di un non meglio identificato giudice etneo. Fra le righe delle indagini preliminari la contiguità delle società coinvolte con alcuni «big» della politica siciliana (comunque non indagati) e l’ombra della massoneria. E l’inchiesta non finisce qui. I PARTICOLARI (E TUTTI I NOMI DEI RINVIATI A GIUDIZIO E DEGLI INDAGATI) IN UNA PAGINA DI APPROFONDIMENTO NELL’EDIZIONE ODIERNA DE LA SICILIA

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