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Catania: una mattina alla spiaggia libera

Catania: una mattina alla spiaggia libera tra rifiuti, posteggiatori abusivi e zero servizi

Dalle docce carenti ai bagni sporchi, gli spazi pubblici della Plaia

Di Carmen Greco |

Sei meno meno. Il voto per le spiagge libere comunali della Plaia, in una domenica come quella passata, non può essere più alto. Non solo e non tanto perché i servizi – rispetto alla moltitudine di catanesi che le frequentano – sono sicuramente insufficienti, quanto perché a “fare media” è la spiaggia libera n. 1, ufficialmente chiusa ma sostanzialmente aperta. La più affollata, la più vicina, la più “ritardataria”. Una settimana fa, la demolizione delle strutture in cemento (bar e ingresso), poi le operazioni per il trasporto dei detriti in discarica, adesso l’attesa per i servizi. Ma la “fame di mare” dei catanesi sembra non coincidere con i tempi (lenti) del Comune. Ieri mattina, non hanno esitato a prendere d’assalto la spiaggia nonostante non ci fosse nulla: una doccia, un bagno, una passerella in legno per avviarsi sulla spiaggia. In realtà qualcosa c’era tra gli ombrelloni: bottiglie e spazzatura a due passi dagli asciugamani dei bagnanti distesi al sole. Un biglietto da visita deprimente, non c’è che dire, per i turisti (pochi) capitati per caso alla prima spiaggia comunale. Certo, un “biglietto da visita” lasciato da quei catanesi che, trascorso lì il sabato sera, “regalano” il giorno dopo ai loro concittadini una domenica tra bottiglie di birra vuote e cartoni di pizza. L’assenza di cestini per la spazzatura (così come di tutta l’altra attrezzatura per una fruizione civile delle spiagge) non è e non può essere sicuramente un deterrente di fronte all’inciviltà del catanese medio. Più pulizia, ovviamente, nelle spiagge libere n. 2 e 3. Alla terza spiaggia comunale, la più distante, il problema sono i servizi. Docce e bagni ci sono, ma dovrebbero essere sistemati (vandalizzazioni continue permettendo). Alle docce, i bagnanti segnalano l’impossibilità, per chi è di bassa statura di arrivare ad aprire i rubinetti, tutti alla stessa altezza. Un particolare che sembrerebbe di poco conto ma che, nella sufficienza dei servizi, ha il suo peso. Ancora. Non esistono ganci dove appendere una asciugamano o una borsa mentre si fa la doccia e tutto dev’essere poggiato per terra. Stupidaggini. Che, però, servono. I bagni, pochi, maleodoranti, vecchi e malridotti. Dalla tettoia delle docce cade dell’acqua che si raccoglie stagnante attorno a due tombini di legno. Tanti i cestini per la spazzatura, anche se i cassonetti all’ingresso della spiaggia scoppiavano già poco prima di mezzogiorno. Alla spiaggia comunale n. 2 sulle otto docce a sinistra dell’ingresso, ha un tubo più lungo con il rubinetto “raggiungibile” anche da un ragazzino. Nonostante la folla, la spiaggia è pulita e il parcheggio interno abbastanza ordinato. certo, che sia la spiaggia libera n. 2 si deve sapere, visto che non c’è un cartello che la indichi, a parte una sbiadita scritta a mano “spiaggia n. 2” che una mano volenterosa avrà tracciato per i pochi che non sanno dove sia. In tutte e tre le spiagge (la prima, ripetiamo, è come se ancora non esistesse) il servizio parcheggio autorizzato funziona bene. Il problema sono i parcheggiatori abusivi storici che alla Plaia fanno soldi a palate negli spazi a monte di viale Kennedy. Un’istituzione “illegale” della quale, ogni anno, ci si sorprende senza riuscire a (voler) trovare una soluzione. Gli appassionati bagnanti della Plaia storcono il naso e pagano. Ma poi buttano lì una domanda disarmante: «Che alternativa abbiamo? ».

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