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Sulla via del sale, da Trapani a Marsala

Itinerario lungo l’antica area di salicoltura della Sicilia dove i salinari mantengono in vita una tradizione secolare

Di Lavinia D'Agostino |

Un contrasto di colori, un profumo unico che si propaga nell’aria e un senso di serenità che avvolge l’anima. La via del sale lungo la fascia costiera tra Trapani e Marsala vale da sola una visita sull’Isola. Oggi sono ventisette le saline su cui insistono due riserve naturali, la Riserva Naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco gestita dal Wwf e la Riserva naturale orientata Isole dello Stagnone di Marsala. Visitarle è un’opportunità per passeggiare tra mulini a vento e cumuli di sale bianchissimo che si riflettono, in un magnifico gioco di luci e colori, nelle vasche di acqua calda: alcune di colore blu, altre di colore rosa. Per conoscere più da vicino l’attività delle saline di Trapani e Paceco, quasi mille ettari costituiti da saline di proprietà privata in cui viene tuttora praticata la salicoltura (iniziata dai fenici), si può optare per una visita guidata con gli operatori del Wwf o con quelli dell’Associazione Saline e Natura.

Mulino Maria Stella Trapani ph Lavinia D'Agostino

Mulino Maria Stella, centro d’accoglienza per i visitatori della Riserva Saline di Trapani e Paceco – ph Lavinia D’Agostino

La visita ha inizio al Mulino Maria Stella, un antico mulino oggi trasformato in centro di accoglienza per i visitatori, in cui viene spiegata la tecnica estrattiva tradizionale del sale: dalla funzione delle vasche (diverse per grandezza e profondità) ai mulini “a stella” o “all’americana”, utilizzati o per il pompaggio dell’acqua o per la raffinazione. Passeggiando lungo i bordi delle vasche nelle ore che precedono il tramonto, si ha la possibilità di entrare in contatto con una natura sorprendente e suggestiva. L’ambiente salmastro ospita numerose specie erbacee e arbustive che si sono adattate alle condizioni ambientali estreme di quest’area, come la gustosissima Salicornia, il Fiorancio marittimo, l’Enula e il fungo di Malta. Ma ciò che più affascina il visitatore è certamente la varietà di uccelli che qui trovano ristoro. L’area umida, infatti, accoglie più di 208 specie di uccelli, tra stanziali e migratori, tra cui spicca la numerosa colonia di fenicotteri. Oltre agli inconfondibili uccelli dal piumaggio rosa, qui si incontrano spatole, aironi bianchi e cenerini, garzette, cavalieri d’italia, cormorani, anatre selvatiche e gabbiani che offrono uno spettacolo unico, soprattutto quando il sole colora tutto di rosa e i volatili si radunano emettendo deliziosi schiamazzi.

Raccolta del sale ph Girolamo Culmone wwf

La raccolta del sale ph di Girolamo Culmone – Wwf

Procedendo lungo la strada costiera in direzione Marsala, tra i cumuli di sale da una parte e gli oliveti dalll’altra, si arriva allo Stagnone di Marsala.Dopo una visita al Mulino Infersa, che propone un percorso multimediale adatto soprattutto ai più piccoli, si può optare per una mini crociera tra le isole di San Pantaleo (sulle quali è impossibile sbarcare perché private). Nella riserva compresa tra Capo San Teodoro e Capo Lilibeo, oltre alla più famosa Mozia, si possono osservare da lontano Isola Grande (di forma allungata, anticamente un feudo degli Altavilla, composta da più saline), Schola (la più piccola, di proprietà del Comune di Marsala) e la rigogliosissima Santa Maria. Un itinerario di tale bellezza e suggestione non può che concludersi su Mozia, l’antica città fenicia oggi di proprietà della Fondazione Whitaker (che meriterebbe un discorso a parte): perché è sempre emozionante perdersi tra i sentieri dell’isola, circondati dai resti degli scavi archeologici, immersi in una natura selvaggia e incontaminata, e sorprendersi davanti alla bellezza e alla perfezione del Giovinetto di Mozia.

laviniadagostino@tin.it

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