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Manuela Prestifilippo: «Ho corso a New York ma la mia gara l’avevo già vinta»

Dopo aver sconfitto un tumore al seno, la giornalista valguarnerese ha corso i 42 chilometri della maratona con il team "Pink is Good" della Fondazione Umberto Veronesi per portare fino al traguardo il suo messaggio di speranza: «Io New York non l'ho vista ma l'ho percepita. Era nei volti delle persone a bordo strada che ti incitavano al grido di 'Go Pink go'»

Di Arcangelo Santamaria |

Ce l’ha fatta. In  5 ore 14 minuti, la giornalista Manuela Prestifilippo lo scorso 5 novembre ha completato la maratona di New York. Un  tempo non proprio da grande atleta ma certamente da “Grande Donna”. Perché? Manuela Prestifilippo a New York ha fatto parte del team “Pink is Good”, composto da 8 donne che, dopo avere combattuto e sconfitto il cancro al seno, grazie alla Fondazione  Umberto Veronesi, hanno corso i 42 chilometro 195 metri della maratona più famosa al mondo.

Manuela Prestifilippo

Manuela Prestifilippo con la maglietta di “Pink is Good”

Ma chi è Manuela? E una 32enne giornalista valguarnerese che da 10 anni vive in Piemonte  e che adesso è in prima linea per la prevenzione del tumore al seno e per sostenere tutte quelle donne che stanno combattendo questa dura battaglia.  Manuela ci racconta la sua storia. «Dieci anni fa ho lasciato Valguarnera per inseguire il mio sogno di fare la giornalista. Vivo a Verbania e collaboro con diversi network locali; un percorso tortuoso ma che mi regala molte soddisfazioni». Manuela Prestifilippo realizza il sogno di fare la giornalista, ma il destino la mette alla prova.  «Proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, a 30 anni, scopro di avere un tumore al seno. Era il maggio di due anni fa e inizia un percorso di visite, interventi chirurgici, chemioterapia, terapia biologica e ora terapia ormonale per 5 anni. Prima di scoprire questa brutta faccenda che mi ha cambiato la vita, ero solita correre, facevo i miei 10 chilometri e andava bene così per correre senza troppe pretese qualche garetta di paese, ma il mio desiderio rimaneva quello di fare la mezza maratona del lago Maggiore. Inizio a pensare che a novembre del 2015 l’avrei corsa, e invece anziché iniziare il training ho dovuto cominciare un valzer di visite e terapie».

Manuela Prestifilippo maratona New York

Manuela alla fine della maratona

E così anziché la mezza maratona, per Manuela arriva una gara ancora più difficile, quella per la vita. «Non è stato semplice – racconta – ma con l’aiuto della mia famiglia sono riuscita a gestire tutto il carico emotivo, complice anche i tre imperativi che mi hanno aiutato: fiducia nell’operato dei medici e della medicina, perché a loro stavo riponendo tra le mani la mia vita; pazienza (ne avrei dovuta avere tanta per pensare di vivere almeno due anni della mia vita “congelati”); coraggio di vedersi sfiorire davanti allo specchio e lievitare come un panetto di pizza per via del cortisone. Senza contare – aggiunge – il trauma di vedere andare via i miei lunghi capelli castani».

Nei giorni in cui Manuela scopre la malattia, su Facebook incrocia il banner di Pink is Good: stavano reclutando un team di donne che nel 2015 avrebbero corso la mezza maratona di Valencia. «Ho pensato “Questo progetto è fatto per me!”. Mi è bastato ricorrere alla famosa pazienza di cui parlavo un attimo fa e sperare di farcela a superare quel periodo di cure e interventi. Così a gennaio di quest’anno, ben prima di quanto immaginassi, vedo il bando di Pink is Good; stavano reclutando questa volta un team di donne che avevano affrontato la malattia, per andare a correre la maratona di New York. Mi sono detta che se lo proponevano a donne che avevano avuto un cancro al seno, allora 42 chilometri il mio fisico avrebbe anche potuto farli! E così, quasi convinta di non farcela, mi sono candidata e qualche settimana dopo mi è giunta la convocazione perché selezionata».

Manuela Prestifilippo maratona new york

Manuela Prestifilippo, a destra, con alcune ragazze del team “Pink is Good”

Per Manuela iniziano gli allenamenti. «Due volte a settimana al campo XXV Aprile a Milano, in zona Montestella, per i fanatici del calcio la famosa collinetta di San Siro. Otto mesi di allenamenti in cui ho ripreso in mano la mia vita ed ho conosciuto tante donne straordinarie che tutte unite hanno creato un gruppo compatto. Di queste in 8 siamo state selezionate per andare a correre la maratona di New York».  Manuela ci tiene a sottolineare la valenza del progetto nel quale è stata coinvolta e spera che in tutta Italia, ogni donna possa avere lo stesso aiuto che ha avuto lei. «Il progetto prevede che ci cimentiamo anche in altre attività, spesso legate al superamento delle nostre paure; siamo state a Montegrotto Terme ospiti di Y-40, la piscina più profonda al mondo dove Mike Maric, campione di apnea, ci ha insegnato ad usare il respiro per la corsa. Siamo state a fare Aero Gravity a Rho, presso il simulatore di caduta libera più grande al mondo. E’ stato come lanciarsi da un aereo a 4500 metri! Abbiamo fatto arrampicata e abbiamo trascorso l’estate più torrida degli ultimi anni rinunciando ai venerdì sera con gli amici per andare a correre al mattino presto delle lunghe distanze da 20 e più km. Abbiamo fatto 35 km tre settimane prima della maratona, affrontando un lavoro di scarico per arrivare il più riposate possibile nella Grande Mela. Siamo state seguite da due coach professionisti, una nutrizionista, un cardiologo».

Man mano che il giorno della maratona si avvicinava, crescevano le aspettative. «Volevo chiudere questa esperienza nel migliore dei modi, arrivare al traguardo non con un tempo ma con un messaggio, ossia che dal cancro si può guarire. So di essere un esempio per molte donne, ne ho avuto la contezza anche durante la PittaRosso Pink Parade, una camminata organizzata da PittaRosso per il progetto Pink is Good di Fondazione Umberto Veronesi che ha radunato 12mila persone. La gente al nostro passaggio in Parco Sempione a Milano ci incitava, avevano gli occhi pieni di lacrime quando sul palco (mi è stato dato l’onore di essere portavoce di Pink is Good) io gridavo il mio attaccamento alla vita e quanto sia importante sostenere la ricerca scientifica. So inoltre che la mia vita non sarà più la stessa, mi sento più forte e poco mi importa di quello che mi circonda se non è fatto per arricchire la mia anima. Ringrazio il cielo di essere viva perché purtroppo di persone a me care questa malattia se ne è portate via».

Manuela Prestifilippo maratona New York

Il giorno prima della maratona

Manuela Prestifilippo, sottolinea l’importanza dei controlli e della prevenzione. «Mi batterò fino alla fine dei miei giorni per dire quanto siano importanti la ricerca scientifica e la prevenzione. Io sono ad oggi al di sotto dell’età degli screening gratuiti, eppure il cancro mi ha toccato per via della mutazione BRCA 2 che mi espone a questa malattia. Ho scelto di saperlo per potere stare sotto controllo. Ecco, per me è anche questo amare la mia vita! Il prossimo anno subirò una mastectomia profilattica».

Ma torniamo alla gara di New York. «Clima favorevole con temperatura sui 15 gradi, pioggerellina a tratti e gambe che hanno retto grazie all’allenamento. Il cuore e le emozioni mi hanno accompagnato per tutti i 42 chilometri. Io New York non l’ho vista ma l’ho sentita. Era in ogni angolo con i suoi profumi, in ogni Avenue con le sue case, in ogni Street con la sua musica. Io New York non l’ho vista ma l’ho percepita. Era nei volti delle persone a bordo strada che ti incitavano al grido di ‘Go Pink go’, era in ogni bambino che ti tendeva la mano per avere un high five, nelle voci dei complessi allestiti per sostenere i runners e nel ritmo dei tamburi dal Queens a Brooklyn, fino al Bronxs e Manhattan. New York era nelle parole dei runners che ti correvano accanto e ti dicevano nella loro lingua “siete grandi ragazze”. Solo con una impresa come la maratona di New York si poteva concludere questa esperienza in Pink is Good. Al termine di questi 42 chilometri mi sento come se nulla potesse più fermarmi. Tutto quello che voglio so che adesso posso andare a prendermelo».

manuela Prestifilippo team Pink is Good

L’intero team “pink is Good” della Fondazione Umberto Veronesi

arcangelo.s@tiscali.it

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