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L'intervista

Nicola Costa: «La scena è la mia scelta esistenziale»

L’attore, regista e drammaturgo catanese che ha incontrato il teatro grazie all’amore, oggi si dedica a spettacoli di impegno civile come "Sfracelli d’Italia. L’Italia s’è desta?" sulla crisi della coscienza civile nel nostro Paese

Di Giovanna Caggegi |

“Chi non va a teatro è come colui che si pettina senza guardarsi allo specchio”. Con uno dei suoi molteplici e caustici aforismi il filosofo Schopenhauer faceva intendere l’importanza individuale e collettiva del teatro come luogo in cui si riflette la realtà ed attraverso cui è possibile correggerla. Una visione rigorosamente etica nella quale non c’è spazio per l’intrattenimento fine a sé stesso. Un principio che pare aver ispirato l’avventura artistica, ormai più che ventennale, del catanese Nicola Costa, attore, regista e drammaturgo, outsider della scena siciliana con una poetica teatrale che vuole essere graffiante, impegnata, anticonvenzionale, e che oltre a suscitare emozioni intende provocare nel pubblico l’effetto di un esercizio critico sul mondo.

Sfracelli d'Italia compagnia

Il cast di “Sfracelli d’Italia. L’Italia s’è desta?”

Autore di oltre una decina di testi che hanno avuto prestigiosi riconoscimenti in ambito nazionale ed europeo, Costa è dal 2009 direttore artistico dell’Accademia d’Arte Drammatica Giovanni Grasso di Catania, rinominata Centro Studi Teatro Legalità – Accademia d’Arte Drammatica a seguito della fusione con i progetti di Teatro e Legalità da lui stesso ideati e finalizzati alla produzione di spettacoli di impegno civile sui temi dell’antimafia e su questioni sociali quali il femminicidio e l’emigrazione. Mentre in questi giorni sono ancora aperte le iscrizioni per il prossimo anno accademico, lo spettacolo Sfracelli d’Italia. L’Italia s’è desta?, sul tema della crisi della coscienza civile degli italiani, chiude l’attività di questa stagione alla nuova Sala Chaplin di Catania, dove sarà replicato da giovedì 29 giugno a sabato 1 luglio alle ore 20.30, e domenica 2 luglio alle 18.30.

«Con gli allievi del laboratorio abbiamo lavorato a lungo sul testo prima di giungere all’allestimento – spiega Costa -, Sfracelli d’Italia offre uno spaccato che prende di mira il sistema, la condizione critica della classe politica, il disorientamento della comunicazione, l’inevitabile e conseguente necessità di rivendicare una dignità sin troppo sopita, stordita, umiliata».

Nicola Costa

Nicola Costa in scena

A metà degli anni Novanta, quando è poco più che ventenne, sarà l’amore per una donna a fargli scoprire il mondo del teatro.«Al teatro mi sono accostato grazie a una attrice che ho amato tanto – racconta -. Da quel momento la scena è diventata una scelta esistenziale su cui ho investito tutte le mie energie». Lungo la strada l’incontro con molti maestri, a cominciare dal primo, l’attore e regista messinese Giovanni Cutrufelli, protagonista di memorabili allestimenti pirandelliani realizzati al teatro antico di Taormina. «Cutrufelli aveva una conoscenza teatrale impressionante e un grande carisma di maestro. Aveva diretto straordinari attori come Lilla Brignone, Enrico Maria Salerno, Paola Borboni e Annibale Ninchi». Poi il curriculum di Costa si arricchisce con la formazione all’Accademia Internazionale Sant’Agostino di Roma all’epoca diretta da Pupi Avati, e ancora di esaltanti esperienze didattiche con Lina Wertmuller a Taormina Arte e con Lello Arena allo Stabile di Catania.«Ho cercato tutte le occasioni possibili per crescere – continua -. L’esperienza teatrale è un percorso di apprendimento, non c’è mai un punto d’arrivo. Io oggi insegno ai miei allievi ma continuo a imparare dalle loro sollecitazioni e dal confronto con la realtà, perché io credo in un teatro artigianale e autentico che si pone costantemente l’obbiettivo di incidere sul tessuto sociale».

Un teatro che Costa ama definire ‘contributivo’ per distinguerlo da quello puramente ‘digestivo’ che diverte lo spettatore ma non lascia tracce sulla sua esistenza. «Bisogna sempre chiedersi a cosa serve un progetto artistico, se può avere ricadute sociali, se sollecita la riflessione critica sui modelli del vivere. Più che rappresentare, il teatro deve essere testimonianza vera e vissuta, quindi etica, di chi vuole contribuire a cambiare la realtà. Gli artisti devono assumere una responsabilità morale, farsi carico di una visione utopistica e rivoluzionaria. Se il teatro negli ultimi tempi pare agonizzante, forse è perché in molti tra i suoi protagonisti hanno rinunciato a questa missione».

Una dimensione fortemente visionaria riconoscibile in tutti i suoi spettacoli, dal poetico Dear Ludwig, omaggio a Beethoven, a La porta, sul tema della comunicazione, da Ritratto di un’Isola, sul tema dell’antimafia, a Il processo alle intenzioni, sulle dinamiche distorte tra il mondo dell’arte e quello della politica. «Spettacoli consacrati da un significativo successo di pubblico e che ho voluto realizzare nei luoghi più disparati: dai teatri classici agli anfiteatri, dalle case private alle carceri di massima sicurezza alle scuole con alta dispersione scolastica. Non esiste uno spazio teatrale elettivo. Perché credo che è il Teatro che deve cercare lo spettatore e non viceversa».

Nicola Costa Angelo Tosto

Angelo Tosto e Nicola Costa in “Nubendi” di Nino Romeo

Attore poliedrico, capace di trascorrere dalla comicità surreale a ruoli drammatici, Costa lo abbiamo visto in scena la scorsa stagione in Nubendi di Nino Romeo e, più di recente, nel ruolo del Griso nel fortunatissimo allestimento dei Promessi Sposi, il musical diretto da Alessandro Incognito e da Gisella Calì al Teatro Ambasciatori. «Non perdo mai l’occasione di lavorare per conto d’altri perché il confronto ti mette al riparo dall’autoreferenzialità. Di grande pregio l’esperienza con Romeo nei due spettacoli La casa della nonna e Nubendi. Esaltante la partecipazione al musical sui Promessi Sposi: una solida squadra di professionisti e un clima di grande collaborazione».

giovannacaggegi@yahoo.it

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