La nomina
Gela, per l'Utin uno spiraglio in fondo al tunnel: da Messina arriva Musolino ma servono altri medici
È stato l’unico partecipante al bando dell'Asp di Caltanissetta, avrà un contratto a termine
Dopo anni di attese e promesse rimaste sulla carta, l'Unità di terapia intensiva neonatale (Utin) del presidio ospedaliero Vittorio Emanuele di Gela, in provincia di Caltanissetta, si prepara finalmente ad aprire le sue porte. A guidarla sarà il dirigente medico Antonio Musolino, professionista messinese con una solida esperienza maturata tra i centri neonatologici di Messina e Reggio Calabria. Per lui un contratto a tempo di due anni.
Il reparto, istituito oltre dieci anni fa, non era mai stato reso operativo a causa della cronica carenza di personale. I bandi avviati dall'Asp di Caltanissetta non avevano prodotto i risultati sperati: nessun medico aveva risposto alle chiamate interne, lasciando la struttura in uno stato di sospensione che ha pesato sulla comunità locale. La svolta è arrivata con l'apertura del concorso all'esterno: Musolino è stato l'unico candidato a presentare istanza e, di conseguenza, ad aggiudicarsi l'incarico. La sua scelta rappresenta un passo importante non solo per la sua carriera, ma anche per il territorio. Trasferirsi da Messina a Gela significa intraprendere un percorso professionale distante dalla propria città, ma carico di responsabilità e prospettive. Per il medico, è un "salto" che può tradursi in un'opportunità di crescita e di riconoscimento, mentre per la sanità nissena è la possibilità di colmare un vuoto che da troppo tempo penalizzava le famiglie.
L'attivazione dell'Utin è infatti cruciale: garantire cure tempestive e specialistiche ai neonati in condizioni critiche significa ridurre i trasferimenti verso altri ospedali, spesso lontani, e offrire alle mamme e ai papà un punto di riferimento sicuro nella propria città. La terapia intensiva neonatale non è solo un reparto, ma un presidio di civiltà sanitaria che tutela la vita nei suoi primi e più delicati momenti.
Anche se non si sa ancora quando il medico entrerà in servizio perché deve stipulare il nuovo contratto di lavoro con l'azienda sanitaria, da solo non potrà fare decollare del tutto il reparto: servono nuove forze mediche e infermieristiche. In più l'azienda sanitaria deve procedere anche ad acquistare tutto il materiale sanitario perché, dopo un decennio dal decreto, molte delle incubatrici sono state dismesse.