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Lo scontro

L'Amministrazione di Gela impugna al Tar il Piano regionale dei rifiuti pericolosi

Le norme previste penalizzano le attività in aree industriali e frenano le bonifiche

Maria Concetta Goldini

16 Dicembre 2025, 20:50

L'Amministrazione  di Gela impugna  al Tar il Piano regionale dei rifiuti pericolosi

rifiuti tossici

Non è solo una battaglia burocratica, ma uno scontro su una questione che mette a rischio il futuro industriale del territorio. Il sindaco Terenziano Di Stefano e la sua giunta hanno deliberato ufficialmente l’impugnazione del Piano Regionale dei Rifiuti Speciali davanti al Tar di Palermo. Al centro della disputa, le norme che bloccano gli impianti nelle aree ad alto rischio ambientale, una decisione che secondo l’amministrazione e le imprese locali paralizzerebbe l'economia del comprensorio. Il cuore della protesta risiede nella disciplina introdotta dal governo Schifani per le aree classificate come Aerca (Area a Elevato Rischio di Crisi Ambientale). Il piano regionale stabilisce un divieto ferreo: entro una soglia di tre chilometri dal centro urbano, è vietata la realizzazione o la gestione di qualunque impianto per il trattamento di rifiuti speciali e pericolosi. Per una città come Gela, dove l'area industriale è storicamente integrata al tessuto territoriale, questo vincolo si traduce in un \"muro\" insormontabile. Non solo verrebbero bloccati i nuovi investimenti, ma tremano anche le aziende già operative, che potrebbero vedersi negati i rinnovi delle autorizzazioni necessarie per continuare a lavorare. Il Piano Regionale è lo strumento con cui la Regione Siciliana dovrebbe regolare il flusso di scarti derivanti da attività industriali, artigianali e di bonifica. In teoria, il piano segue il principio della prossimità: i rifiuti dovrebbero essere trattati negli stessi siti in cui vengono prodotti per evitare trasporti lunghi e inquinanti.

Tuttavia, la delibera del Comune di Gela evidenzia un paradosso: il piano regionale promuove il recupero dei rifiuti speciali ma di fatto lo impedisce nelle aree industriali siciliane che ricadono nei vincoli Aerca. Ostacola la economia circolare, limitando le attività di riciclo degli inerti (macerie edili) e il recupero di materiali preziosi. Frena le bonifiche: paradossalmente, proprio dove si sta lavorando per risanare il territorio, il piano impedisce l'uso di impianti in loco per trattare i rifiuti estratti dai suoli inquinati. La battaglia non riguarda solo Gela. Il sindaco Di Stefano ha raccolto il malumore dei primi cittadini di Butera e Niscemi, centri che condividono gli stessi vincoli ambientali.

Gli imprenditori del settore, ricevuti la settimana scorsa a Palazzo di Città, hanno lanciato l'allarme: senza un passo indietro della Regione, molte attività in fase di avviamento rischiano di chiudere prima ancora di iniziare. L'incarico per il ricorso è stato affidato all'avvocato Salvatore Casarrubia, esperto in diritto ambientale. L'obiettivo è dimostrare che il vincolo \"quasi assoluto\" imposto dal Piano sia incompatibile con la necessità di sviluppo e con le stesse attività di bonifica industriale in corso. “Il vincolo bloccherebbe le iniziative imprenditoriali in essere, impedendone l’ampliamento”, si legge nella delibera di giunta. La sfida è aperta: da un lato la tutela ambientale della Regione attraverso i divieti, dall'altro la richiesta di una città che vuole gestire i propri rifiuti speciali per trasformarli in risorsa, senza restare soffocata dalla burocrazia.