Il dossier
Giovani e periferie, Catania e Palermo le città con più alti tassi di abbandono scolastico e diseguaglianze sociali
I dati provengono dal rapporto Openpolis. La Sicilia si piazza terza a livello nazionale per la dispersione scolastica. Il capoluogo etneo primo a livello nazionale per numero di famiglie disagiate
Il Sud, con le sue periferie, si conferma "capitale" delle disuguaglianze territoriali. Diseguaglianze che fisiologicamente pesano sulla condizione educativa dei ragazzi italiani. Il rapporto di Openpolis "Giovani e periferie" è drammaticamente chiaro: le situazioni di maggiore fragilità sociale si concentrano nelle aree del mezzogiorno. A Catania (6,2%), Napoli (6%) e Palermo (5,8%) l'incidenza delle famiglie con figli in potenziale disagio economico risulta molto marcata. Si tratta di nuclei con figli a carico in cui la persona di riferimento ha meno di 65 anni e nessun componente è occupato o pensionato. Tali valori sono oltre 4 volte superiori rispetto a quelli registrati in altre città del centro-nord: Bologna 1,2%, Venezia e Genova 1,3%, Milano e Firenze 1,4%. Il dossier mette in evidenza la differenza che c'è, in termini di opportunità sociali, economiche ed educative, tra crescere nel centro di una città o nella sua periferia.
Andiamo a Catania, il capoluogo etneo presenta le maggiori fragilità a livello nazionale e, quindi, siciliano. Dentro la stessa città i divari sono ampi: a fronte di una media cittadina del 6,2%, si va dal 3,1% del Terzo municipio al 9,3% del Sesto. In media, nel 2024, il 12,3% delle famiglie del Mezzogiorno in cui vivono minori di 18 anni si è trovato in tale condizione; la quota sale al 16,1% dei nuclei con minori nei comuni centro dell'area metropolitana.
Anche per l'abbandono scolastico la maglia nera è il Sud. Sono 3 su 14 le città dove gli abbandoni scolastici precoci incidono maggiormente: Catania (26,5%), Palermo (19,8%) e Napoli (17,6%). Oltre a trattarsi dei comuni in cui incide di più l’abbandono precoce della scuola, prima, cioè, di aver raggiunto un diploma delle superiori o una qualifica, si tratta anche delle città in cui oltre uno studente su 5 arriva in terza media con competenze del tutto inadeguate in italiano.
«Per i giovani che hanno lasciato la scuola precocemente è più alto il rischio di ricadere nell’esclusione sociale», dicono gli esperti di Openpolis. A Palermo i ragazzi che non studiano e non lavorano, tra 15 e 29 anni, e che si trovano nella condizione di Neet, sono pari al 32,4%. Il quartiere dove il fenomeno incide maggiormente è Palazzo Reale-Monte Di Pietà (52,2%), mentre quello dove è più contenuto è Malaspina-Palagonia (17,3%). A Catania il dato è superato con il 35,4%.
A Messina, la zona dove si registra una maggiore difficoltà potenziale per le famiglie è la circoscrizione III. In quest’area, la quota di nuclei con figli dove la persona di riferimento ha fino a 64 anni e non ci sono componenti occupati o pensionati raggiunge il 5,4%. Quota più alta della media comunale 4,2%. Al contrario, nella circoscrizione IV le famiglie in questa condizione sono il 3,3%. A Messina, gli abbandoni precoci della scuola riguardano il 14,6% dei giovani tra 18 e 24 anni. Si tratta di persone che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media, prima del diploma o di una qualifica. Una situazione generalmente più frequente nelle famiglie svantaggiate in termini educativi e sociali. Tra i figli delle persone senza diploma la quota comunale sale al 24,8%. La quota di Neet, ovvero ragazze e ragazzi che non studiano e non lavorano, è pari al 28,1% nel comune. Con differenze interne tutto sommato contenute: si passa infatti dal 32,8% nella circoscrizione III al 24,7% della circoscrizione IV.
La Sicilia, quindi, è protagonista nel fenomeno della povertà educativa. Che, leggendola in filigrana, significa dare campo largo alle organizzazioni criminali per assoldare manovalanza. Ma il tema è davvero ampio e complicato. Il dato più preoccupante è quello della dispersione scolastica, che si suddivide in fenomeni espliciti (l’abbandono vero e proprio) quanto impliciti (le basse competenze). In alcune regioni la quota di ragazze e ragazzi in dispersione implicita supera ampiamente il 10% alla fine delle superiori: tra queste Campania (17,6%), Sardegna (15,9%), Sicilia (12,1%) e Calabria (11,6%).
