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Il dossier

Giovani e periferie, Catania e Palermo le città con più alti tassi di abbandono scolastico e diseguaglianze sociali

I dati provengono dal rapporto Openpolis. La Sicilia si piazza terza a livello nazionale per la dispersione scolastica. Il capoluogo etneo primo a livello nazionale per numero di famiglie disagiate

Laura Distefano

20 Dicembre 2025, 21:04

Giovani e periferie, Catania e Palermo le città con più alti tassi di abbandono scolastico e diseguaglianze sociali

Il Sud, con le sue periferie, si conferma "capitale" delle disuguaglianze territoriali. Diseguaglianze che fisiologicamente pesano sulla condizione educativa dei ragazzi italiani. Il rapporto di Openpolis "Giovani e periferie" è drammaticamente chiaro: le situazioni di maggiore fragilità sociale si concentrano nelle aree del mezzogiorno. A Catania (6,2%), Napoli (6%) e Palermo (5,8%) l'incidenza delle famiglie con figli in potenziale disagio economico risulta molto marcata. Si tratta di nuclei con figli a carico in cui la persona di riferimento ha meno di 65 anni e nessun componente è occupato o pensionato. Tali valori sono oltre 4 volte superiori rispetto a quelli registrati in altre città del centro-nord: Bologna 1,2%, Venezia e Genova 1,3%, Milano e Firenze 1,4%. Il dossier mette in evidenza la differenza che c'è, in termini di opportunità sociali, economiche ed educative, tra crescere nel centro di una città o nella sua periferia.

Andiamo a Catania, il capoluogo etneo presenta le maggiori fragilità a livello nazionale e, quindi, siciliano. Dentro la stessa città i divari sono ampi: a fronte di una media cittadina del 6,2%, si va dal 3,1% del Terzo municipio al 9,3% del Sesto. In media, nel 2024, il 12,3% delle famiglie del Mezzogiorno in cui vivono minori di 18 anni si è trovato in tale condizione; la quota sale al 16,1% dei nuclei con minori nei comuni centro dell'area metropolitana.

Anche per l'abbandono scolastico la maglia nera è il Sud. Sono 3 su 14 le città dove gli abbandoni scolastici precoci incidono maggiormente: Catania (26,5%), Palermo (19,8%) e Napoli (17,6%). Oltre a trattarsi dei comuni in cui incide di più l’abbandono precoce della scuola, prima, cioè, di aver raggiunto un diploma delle superiori o una qualifica, si tratta anche delle città in cui oltre uno studente su 5 arriva in terza media con competenze del tutto inadeguate in italiano.

«Per i giovani che hanno lasciato la scuola precocemente è più alto il rischio di ricadere nell’esclusione sociale», dicono gli esperti di Openpolis. A Palermo i ragazzi che non studiano e non lavorano, tra 15 e 29 anni, e che si trovano nella condizione di Neet, sono pari al 32,4%. Il quartiere dove il fenomeno incide maggiormente è Palazzo Reale-Monte Di Pietà (52,2%), mentre quello dove è più contenuto è Malaspina-Palagonia (17,3%). A Catania il dato è superato con il 35,4%.

A Messina, la zona dove si registra una maggiore difficoltà potenziale per le famiglie è la circoscrizione III. In quest’area, la quota di nuclei con figli dove la persona di riferimento ha fino a 64 anni e non ci sono componenti occupati o pensionati raggiunge il 5,4%. Quota più alta della media comunale 4,2%. Al contrario, nella circoscrizione IV le famiglie in questa condizione sono il 3,3%. A Messina, gli abbandoni precoci della scuola riguardano il 14,6% dei giovani tra 18 e 24 anni. Si tratta di persone che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media, prima del diploma o di una qualifica. Una situazione generalmente più frequente nelle famiglie svantaggiate in termini educativi e sociali. Tra i figli delle persone senza diploma la quota comunale sale al 24,8%. La quota di Neet, ovvero ragazze e ragazzi che non studiano e non lavorano, è pari al 28,1% nel comune. Con differenze interne tutto sommato contenute: si passa infatti dal 32,8% nella circoscrizione III al 24,7% della circoscrizione IV.

La Sicilia, quindi, è protagonista nel fenomeno della povertà educativa. Che, leggendola in filigrana, significa dare campo largo alle organizzazioni criminali per assoldare manovalanza. Ma il tema è davvero ampio e complicato. Il dato più preoccupante è quello della dispersione scolastica, che si suddivide in fenomeni espliciti (l’abbandono vero e proprio) quanto impliciti (le basse competenze). In alcune regioni la quota di ragazze e ragazzi in dispersione implicita supera ampiamente il 10% alla fine delle superiori: tra queste Campania (17,6%), Sardegna (15,9%), Sicilia (12,1%) e Calabria (11,6%).