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il dramma

Acqua nelle dighe di Agrigento: solo quattro milioni di metri cubi disponibili per le necessità potabili

I dati sono forniti dal Dipartimento dell’Autorità di Bacino della Regione

Enzo Minio

22 Dicembre 2025, 00:40

Acqua nelle dighe di Agrigento: solo quattro milioni di metri cubi disponibili per le necessità potabili

A soffrire per la mancanza d’acqua non saranno solo le campagne e gli agricoltori, ma c’è il rischio che anche le città abbiano a soffrire la sete. Oggi l’acqua presente nelle dighe del territorio agrigentino che alimenta i serbatoi comunali di alcuni comuni non superano i 4 milioni di metri cubi disponibili per le utilizzazioni ad uso potabile. Sono soltanto tre le dighe agrigentine che riforniscono parzialmente una buona dozzina di comuni del territorio attorno al capoluogo. Si tratta della diga Castello di Bivona che alla data di sabato scorso presentava la disponibilità per la fornitura di 1,9 milione di metri cubi, dell’invaso del Fanaco (nella foto) in territorio di Castronovo di Sicilia con il suo 1,7 milione di metri cubi e con la diga di Piano Leone a nord di Santo Stefano Quisquina con poco poco più di 317mila metri cubi.

Le cifre sono pubblicate nella tabella quotidiana di monitoraggio del Dipartimento dell’Autorità di Bacino della Regione Siciliana che precisa anche, nella tabella, le cifre della consistenza reale dell’acqua immagazzinata nelle dighe, destinata ad altri scopi e comprensiva anche della cosiddetta “quota morta”. Gli invasi in questione contengono la Castello 5.410.800 metri cubi, il Fanaco 2.278.000 e il Piano Leone 1.567.000. Mentre la diga di Bivona sul fiume Magazzolo ha destinazione ed uso pure per l’agricoltura, gli altri due invasi, mediante potabilizzatori, hanno una destinazione idrica esclusivamente potabile.

Vi sono altre due dighe che insistono su territorio agrigentino e palermitano, ma sono a servizio anche per uso civile. È il caso della diga Raia di Prizzi, 1,4 mln di metri cubi, che alimenta ormai da anni le necessità potabili della città di Corleone e parzialmente offre l’acqua per irrigare gli agrumeti della valle del fiume Sosio-Verdura. Discorso a parte, per il lago Arancio di Sambuca di Sicilia che ha sempre avuto finalità irrigua.

Nelle settimane scorse a causa dell’esaurirsi dell’acqua della diga Garcia, destinata alla città di Palermo, è stato deciso di trasferire parte dell’acqua, circa 5.300.000 alla data del 1° dicembre scorso, al capoluogo siciliano. Il provvedimento ha allarmato migliaia di agricoltori della valle del Belice che nutrono preoccupazioni serie per le coltivazioni di vigneto, oliveto e di ortaggi presenti nei territori di Sciacca, Menfi, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice.

Le piogge di queste settimane, seppure frequenti, ma non intense, non sono riuscite ad alimentare sufficientemente i laghi. Sono ingrossate le affluenze dei torrenti, ma succede che spesso l’acqua defluisce inutilizzata verso il mare per mancanza di sbarramenti.