il fatto
Crisi idrica a Trapani, previsti altri milioni di euro per potenziare il dissalatore
Un nuovo modulo per raddoppiare la portata dell’impianto e combattere la "grande sete"
Cosa c'è dietro al nuovo programma di sviluppo degli impianti di dissalazione realizzati in Sicilia nell'ambito degli interventi adottati dalla struttura commissariale nazionale per l'emergenza idrica? Oltre al già annunciato raddoppio della portata fino a 192 litri al secondo, c'è lo stop alla previsione iniziale che indicava, dopo la fase di attivazione del primo impianto mobile, il trasferimento a Trapani di un secondo impianto, quello che nel frattempo è stato attivato a Porto Empedocle. Siccome con il nuovo piano a lungo termine, predisposto dal commissario nazionale Nicola Dell'Acqua, è stata cancellata l'ipotesi di revamping del vecchio dissalatore dismesso di Porto Empedocle, scegliendo il potenziamento dell'attuale impianto, cambia anche il progetto per Trapani, dove si dovrà installare un nuovo modulo che permetterà di raddoppiare la portata. Dopo i 27 milioni spesi per lavori complementari, spese tecniche relative alla progettazione, direzione lavori, collaudo, e i sei milioni del modulo di dissalazione entrato in funzione lo scorso 5 novembre, per l'incremento della portata arriveranno a Trapani ulteriori sei milioni per il secondo modulo e sette milioni e mezzo per i lavori.
Nel corso della cabina di regia regionale dello scorso novembre, che ha preceduto il decreto del nuovo piano a lungo termine, è stato evidenziato il problema relativo al recupero della salamoia prodotta dagli impianti. E si è deciso, al fine di eseguire gli interventi connessi con il recupero della salamoia, in particolare all’interno della Riserva naturale orientata Saline di Trapani e Paceco, che devono essere necessariamente espresse le opportune valutazioni di competenza da parte dell’assessorato del Territorio e dell'ambiente della Regione Siciliana e del Wwf Italia, in qualità di ente responsabile ed ente gestore della riserva. La struttura commissariale ha poi suggerito che la progettazione degli impianti (soggetto attuatore rimane Siciliacque) deve consentire, ove possibile, il recupero della salamoia prodotta, che dovrà essere valutato dalla Regione nell’ambito delle proprie competenze ordinarie. Il commissario Dell'Acqua ha inoltre stabilito che, allo scopo di consentire l’installazione di pannelli fotovoltaici nel sito del vecchio impianto di Trapani, si potrebbe rendere necessario procedere alla bonifica e smaltimento dello stesso. Perché questo cambiamento rispetto alla prima strategia che la struttura commissariale aveva previsto? Perché l'emergenza idrica non è affatto debellata, stante che nell’ultimo prospetto dei volumi invasati nelle dighe siciliane di ottobre 2025, redatto dall’Autorità di bacino del distretto idrografico Sicilia, emerge il perdurare della situazione di crisi idrica, con particolare riguardo all’invaso Garcia, che insiste proprio sul territorio di Trapani, per il quale la riduzione del volume invasato è di circa 5 Mmc rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Intanto, restando in tema di servizio idrico, si è chiusa la fase di commissariamento regionale dell’Assemblea territoriale idrica di Trapani, disposta per i ritardi nell'avvio delle procedure collegate alla legge regionale 19/2015 che ha definito in Sicilia i principi di gestione pubblica e sostenibile delle risorse idriche. L'Ati idrico di Trapani non era riuscito a organizzare il servizio con autonomia gestionale, e per questo era stato commissariato dalla Regione Siciliana. A determinare la fine del commissariamento è stato il venir meno delle condizioni che ne avevano giustificato l’istituzione, ovvero le «sopraggiunte motivazioni giuridiche e la cessazione dello stato di inerzia», così come riconosciuto nell’atto di indirizzo approvato dall’intera assemblea dei sindaci. L'Ati, guidato dal sindaco di Calatafimi Segesta, Francesco Gruppuso, da mesi sta tentando di recuperare il terreno perduto, finalizzato all’avvio di una gestione attiva e unitaria del servizio idrico integrato che sia in grado, con la primaria responsabilità dei sindaci, di superare le tante criticità che ci sono nel territorio provinciale.