Il fatto
Al via la campagna oceanografica Bridges: alla ricerca del ponte perduto tra Sicilia e Malta
L’Italia e Malta si preparano a mappare in dettaglio un capitolo nascosto della storia naturale del Mediterraneo
È iniziata una nuova missione scientifica di rilievo internazionale: la campagna oceanografica Bridges, a bordo della nave da ricerca R/V Gaia Blu del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). L’obiettivo è ambizioso: individuare e mappare con precisione i resti dell’antico lembo di terra emersa che collegava la Sicilia sud-orientale alle isole di Malta e Gozo durante l’ultima era glaciale.
La spedizione – in mare dal 29 dicembre 2025 al 7 gennaio 2026 – è frutto di una stretta collaborazione scientifica tra il CNR–Istituto di Scienze Marine (CNR-Ismar), l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) e l’Università di Malta. I due principali responsabili scientifici (Principal Investigators) sono Maria Filomena Loreto di CNR-Ismar e Emanuele Lodolo di OGS.
Un ponte naturale sotto il mare
Durante il Massimo glaciale, circa 22.000 anni fa, il livello del mare nel Mediterraneo era circa 120 metri più basso di oggi. In quell’epoca, ampie porzioni di fondale tra Sicilia e Malta erano emerse come terraferma continua, costituendo un corridoio naturale che poteva agevolare lo spostamento di animali e, forse, di gruppi umani primitivi fra le due aree. Tuttavia, oggi manca ancora una ricostruzione dettagliata di questo antico paesaggio e della durata temporale della sua emersione.
Il progetto Bridges punta a colmare questa lacuna scientifica grazie all’impiego di strumenti di mappatura all’avanguardia a bordo della Gaia Blu, tra cui ecoscandagli e sensori geomorfologici capaci di delineare con alta risoluzione le forme del fondale marino. Durante la spedizione, il team ricostruirà la morfologia attuale e passata del fondale, identificherà vecchie linee di costa e vallate sommerse e preleverà campioni di sedimenti che potranno rivelare non solo quando questa terra emersa è esistita, ma anche per quanto tempo è rimasta esposta e se vi sono tracce biologiche del suo utilizzo da parte di organismi viventi.
Gaia Blu: la nave laboratorio del CNR
La Gaia Blu è la nave oceanografica di punta del CNR: lunga quasi 83 metri e progettata per missioni scientifiche di lunga durata, offre laboratori di bordo, tecnologie di acquisizione dati geofisici, sistemi per carotaggi e sedimenti, e supporto per un team di oltre 20 ricercatori e tecnologi. Negli ultimi anni la Gaia Blu ha già svolto numerose campagne in diversi settori di ricerca, esplorando fondali marini nel Tirreno e nel Canale di Sicilia e conducendo indagini geologiche, oceanografiche e ambientali che hanno contribuito significativamente alla conoscenza del Mediterraneo.

Perché questa ricerca è importante
La spedizione BRIDGES non è solo un’operazione di mappatura geologica: i suoi risultati potranno offrire contributi fondamentali alla comprensione delle dinamiche paleoambientali, dei cambiamenti del livello del mare durante le ere glaciali e delle rotte naturali che potrebbero aver facilitato i movimenti delle prime popolazioni umane nel Mediterraneo centrale. I dati raccolti saranno condivisi con la comunità scientifica internazionale e con il pubblico nel corso del 2026.