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SICILIANS

Vincenzo Arcobelli, da Paternò a New York: «Vi racconto le Little Italy d'America: da ghetti a icone culturali»

«Negli Usa in parte è stato superato lo stereotipo mafia/Godfather: oggi la Sicilia è percepita come destinazione top in Italia. Ma da qui a me spezza il cuore vederne il potenziale sprecato»

Salvo Catalano

31 Dicembre 2025, 12:47

Vincenzo Arcobelli, da Paternò a New York: «Vi racconto le Little Italy d'America: da ghetti a icone culturali»

Vincenzo Arcobelli è molte cose insieme: ex paracadutista della Folgore, oggi direttore del centro addestramento della più grande scuola di volo nel mondo. Ma soprattutto dal 2004 si occupa di rappresentare la comunità italiana negli Usa, dove vive dopo aver lasciato la sua Paternò quando aveva 18 anni. Oggi di anni ne ha 56 e dal 2023 siede nel Consiglio generale degli italiani all’estero, organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero.

Qual è oggi il panorama delle comunità italiane negli Usa?

«Anche se l'Ufficio del censimento statunitense riporta che ci sono circa 16-18 milioni di americani che dichiarano ascendenza italiana, in realtà sono circa 25 milioni, perché molti non lo dichiarano. È il quinto gruppo etnico più numeroso. La maggior parte sono discendenti di immigrati di generazioni passate, mentre i connazionali nati in Italia e iscritti all’Aire sono circa 450mila. La maggior parte sono concentrati nel Nord-Est nel Tristate (l'area metropolitana di New York), anche se negli ultimi anni sono aumentate le presenze nel Sud».

Qual è il suo ruolo rispetto alle varie Little Italy degli Usa?

«Le little Italy si distinguono per i vari eventi tradizionali annuali. Non sono più il cuore quotidiano della comunità italo-americana, ma fungono da ancore simboliche: luoghi di memoria, festa e turismo che tengono viva un'identità ormai ibrida e non più enclavata. Riflettono il successo dell'assimilazione, da ghetti necessari a icone culturali opzionali».

Quali sono i momenti forti in cui si riscopre l'identità siciliana?

Le principali occasioni sono legate a feste religiose, culturali e comunitarie, che riuniscono intorno a cibo tradizionale, processioni e orgoglio etnico. C'è quella di San Giuseppe (19 marzo), con altari, zeppole e cibo vegetariano a New Orleans, Buffalo e in Texas. San Gennaro a settembre a New York (Little Italy) con processioni, street food, eventi. Ottobre è il mese dell’eredità italiana con le parate del Columbus day e Italian Festivals.

Cosa pensa rispetto alle polemiche sul Columbus day?

«Sono spesso ridicole e strumentali, soprattutto quando vengono usate per attaccare indirettamente l'eredità e l'orgoglio della comunità italo-americana, trasformando una festa storica in un campo di battaglia ideologico. Fu istituito nel 1892, dopo il linciaggio di 11 italiani di origini siciliane a New Orleans, per contrastare l'anti-italianismo e l'anti-cattolicesimo dilaganti, e divenne festa federale nel 1937. Per gli italo-americani rappresenta l'orgoglio di aver superato povertà e marginalizzazione».

Come è finito negli Usa?

«Agli inizi degli anni '90 mi trasferisco negli Usa per esplorare opportunità e migliorare nel percorso professionale, collaborando con aziende per l'importazione di prodotti Made in Italy. Dal 1996 sono Comandante Pilota Istruttore nell'aviazione civile commerciale, con ruoli di Pilota Controllore, Esaminatore e Addetto alla Sicurezza. Oggi sono anche Direttore del centro addestramento della più grande scuola di volo nel mondo».

Come appare oggi la Sicilia vista da un siciliano che vive negli Usa?

«È una domanda che mi tocca nell'anima. Mi spezza il cuore vederne il potenziale immenso sprecato da problemi strutturali, burocratici e da una mentalità che troppe volte si arrende al "tanto non cambia niente". È un'isola straordinaria che merita un futuro ben più luminoso di quello che per ora riesce a costruirsi da sola».

Qual è l'immaginario degli statunitensi sulla Sicilia? Si è riusciti ad andare oltre il film "Il padrino"?

«Gli statunitensi hanno in parte superato lo stereotipo mafia/Godfather: chi viaggia o si informa vede oggi la Sicilia come una delle destinazioni top in Italia per cibo straordinario, storia millenaria e relax. Tuttavia l’eredità de Il Padrino rimane radicata nella cultura pop americana, riaffiorando spesso in battute o riferimenti ironici».

Houston sarà capitale italiana della creatività nel mondo nel 2026.

«È un riconoscimento prestigioso che trasformerà Houston in un palcoscenico internazionale per la creatività italiana, con benefici culturali, economici e turistici per entrambe le realtà. Un anno di iniziative diffuse: app interattive, programmi educativi per le scuole, eventi culturali, mostre, workshop e attività sul territorio».

Da quest'anno anche Catania ha un volo per New York.

«Una svolta concreta e i lavori in corso preparano il terreno per una crescita ancora maggiore, trasformando Catania in un hub potenzialmente mediterraneo».

Lei viene da Paternò. La città non vive un bel momento, con lo scioglimento del Comune per mafia.

«Sono cresciuto a Paternò, una città che porto nel cuore. Torno quando posso e ho ancora famiglia lì. Lo scioglimento e il commissariamento non sono una buona notizia, ma spero si risolva presto. È un'opportunità preziosa per voltare pagina, rafforzare la legalità e costruire un futuro più trasparente e giusto. Paternò è una comunità onesta, resiliente e piena di talento: un'agricoltura d'eccellenza, imprese innovative e tanti concittadini che si sono distinti nel mondo istituzionale, politico, artistico, culturale, scientifico, finanziario e imprenditoriale. Invito a guardare avanti con ottimismo. Ai giovani dico di fare esperienze fuori, per crescere e poi tornare con idee fresche e competenze nuove. Superando la mentalità clientelare che frena il merito, e coltivando una preparazione professionale su misura per le loro attitudini».