SICILIANS
Francesco Testa, un Pm senza confini per sconfiggere i ponti criminali
Da giugno è stato nominato numero 2 dell’ufficio italiano Eurojust all’Aia, nei Paesi Bassi. Dopo tanti anni alla Dda di Catania si è specializzato in cooperazione investigativa internazionale
Mai dimenticare le proprie origini. Che non devono essere limitazione ma punto di partenza per nuove opportunità. Ne è convinto Francesco Testa, magistrato orgogliosamente siciliano (anzi catanese per essere precisi) che si è sempre sentito attirato dal viaggio nella sua accezione più ampia. La toga è arrivata per passione e vocazione. «Ci sono stati gli attentati di Capaci e via D’Amelio. La vita ti cambia», confessa Testa. La carriera in magistratura lo ha portato ad essere, da qualche mese, il numero 2 di Eurojust all’Aia, nei Paesi Bassi. Operare nella capitale della giurisdizione europea è solo la tappa di un percorso professionale che ha sempre guardato oltre i confini di una città. O di una regione.
Classe 1971, Francesco Testa approda negli uffici del palazzo di giustizia di piazza Verga a Catania alla fine del 1998. «È stata la mia prima sede - spiega al telefono il procuratore - per circa 14 anni, di cui 8 in Direzione Distrettuale Antimafia e lì ho lavorato, anche con gli amici della squadra mobile, sulle indagini di criminalità organizzata, riciclaggio, traffico di droga e armi. Inevitabilmente, già in quegli anni, tutte le indagini di un certo rilievo avevano una proiezione internazionale. Più in particolare il narcotraffico di sostanze stupefacenti con il Sud America e il Nord Europa. Volendo in qualche modo - spiega Testa - guardare un po’ oltre la realtà catanese ho cominciato a incuriosirmi sull’utilizzo degli strumenti di cooperazione giudiziaria.
Testa lascia Catania nel 2012 dopo aver coordinato con altri colleghi un’operazione che impedì una guerra di mafia di proporzioni pericolose e aver diretto le indagini che portarono alla cattura dello storico latitante Giovanni Arena. La tappa successiva è il Ministero della Giustizia a Roma. «Ho fatto un breve periodo al Gabinetto del Ministro della Giustizia e poi sono andato a Vienna alla rappresentanza italiana delle Nazioni Unite, dove ho svolto funzioni di cooperazione internazionale su scala globale». Dopo l’Austria è arrivata la nomina a procuratore di Chieti, in Abruzzo. Poi nuovamente un ruolo internazionale: «Sono stato nominato alla Procura Europea di Roma, dove sono rimasto fino a giugno scorso, quando sono stato nominato “aggiunto del membro nazionale di Eurojust”».
Un’esperienza totalizzante e stimolante. «Eurojust è una grande opportunità per realizzare un’efficace cooperazione internazionale dando sostegno alle indagini penali in tutti i Paesi dell'Unione». Chi pensa che siano ruoli più organizzativi che operativi si sbaglia. S’indaga ma con un ottica più ampia. «Si mettono in esecuzione ordini europei d’indagine, ordini di confisca e rogatorie internazionali e tutti gli strumenti di cooperazione previsti dalle convenzioni internazionali». All’Agenzia arrivano input da tutte le procure distrettuali dei Paesi dell’Unione e tanto lavoro viene anche dall’Italia. Ma le indagini possono partire anche «di nostra iniziativa». Anche se la gran parte del lavoro è effetto delle «richieste delle autorità nazionali».
Sicuramente l’esperienza in una procura distrettuale, come quella di Catania, si è rivelata una scuola utilissima. Soprattutto nelle attività che portano al contrasto delle mafie che da anni non possono più essere viste con una connotazione territorialmente limitata. «Ogni giorno - dice Testa - ci troviamo di fronte a collegamenti criminali totalmente insospettabili ma molto radicati sia all'interno dell'Unione che fuori». La mafia va dove ci sono i soldi. Nelle capitali finanziarie è più facile trovare le vie per riciclare i capitali illeciti. Il lavoro di Eurojust diventa indispensabile nella ricostruzione - secondo il metodo Falcone “Follow the money” - della filiera del lavaggio dei soldi sporchi delle mafie. Non vanno dimenticati anche i rischi raddoppiati con la diffusione incontrollata delle cryptovalute. Eurojust entra in modo diretto e operativo anche in questo tipo di attività d’indagine. «Noi abbiamo un portafoglio operativo molto ampio e ci occupiamo anche di cryptovalute», aggiunge il procuratore.
L’Agenzia Eurojust va pensata come un ponte operativo fra procure. «Noi riceviamo gli input - argomenta Testa - dalle procure italiane verso l'estero, ma anche degli altri Paesi verso le procure italiane. L’aspetto del mio lavoro più interessante è proprio questa doppia funzione - spiega il procuratore - perché noi diamo assistenza alle procure italiane nei rapporti con l'estero, ma parallelamente diamo assistenza agli altri Paesi nei rapporti con l’Italia», chiarisce l’aggiunto di Eurojust.
Ma si definisce più un pm dal fiuto investigativo o uno che sta sulle carte? «Guardi - risponde - sono due approcci al lavoro completamente diversi. Però quello che le posso dire è che non mi è mai piaciuto fare “il professore” nel rapporto con la polizia giudiziaria ma cerco sempre di confrontarmi continuamente con chi lavora con me. Il mio mantra è: rispetta il lavoro di chi collabora con te. Non le mancano le indagini sul campo? «No - chiarisce il magistrato - perché Eurojust è un ufficio giudiziario vero e proprio, svolgiamo funzioni di pubblico ministero, siamo come una procura che sta fuori dal territorio italiano. Svolgiamo funzioni requirenti a tutti gli effetti. I contatti con i colleghi delle varie procure sono quotidiani e tutte le volte in cui loro hanno uno spunto investigativo che li porta fuori dall’Italia chiamano noi. A quel punto condividiamo le informazioni e troviamo la soluzione migliore per ottenere il risultato». I confronti fra procure ed Eurojust avvengono su più livelli. «Il primo contatto è telefonico o via mail - argomenta Testa - poi facciamo un primo confronto con i colleghi dell’ufficio del Paese interessato a cui esponiamo il caso, ne verifichiamo la fattibilità, vediamo quali sono le cose più importanti da mettere a fuoco, facciamo un meeting preparatorio di coordinamento con le autorità competenti». Eurojust ha anche funzione di “sintesi” fra ordinamenti normativi differenti. «La tensione e le differenze fra i vari ordinamenti ci possono essere - afferma Testa - anzi può capitare frequentemente, però il nostro compito è proprio quello di superarli a salvaguardia delle indagini».
Eurojust è un’Agenzia che si è evoluta nel tempo. «L'Agenzia è nata come sostegno di cooperazione tra i Paesi dell'Unione, ma grazie alla sua flessibilità l'Agenzia si è nel tempo arricchita di numerosi magistrati di collegamento di Paesi extra Ue e quindi l'area geografica di Eurojust non è più limitata ai 27 Paesi dell’Unione. Al suo interno ci sono numerosi “corrispondenti” che stanno fisicamente nella porta accanto alla nostra e vengono dai diversi Paesi del mondo. Questi costituiscono un ponte molto funzionale verso quei Paesi. Le porto degli esempi: da noi ci sono i magistrati di collegamento con gli Stati Uniti, l'Islanda, l'Albania, il Montenegro, la Georgia. L'anno prossimo dovrebbero anche arrivare - racconta il procuratore - i magistrati di collegamento con l’Algeria e con la Colombia. E anche gli Emirati Arabi Uniti vorrebbero inviare un magistrato». Testa, ripensando alle indagini sul narcotraffico, afferma: «La presenza di un magistrato della Colombia darà opportunità operative di grandissimo rilievo».
E se questo è il lato professionale, Testa è fortemente entusiasta anche di quello che questo ruolo gli sta portando dal punto di vista umano. Vivere all’Aia è stimolante. «È una città internazionale, con un respiro multiculturale. La qualità della vita è molto alta. Da siciliano amo profondamente la mia terra ma sto bene anche fuori. Nella mia vita viaggio molto ma mi piace sempre ritornare in Sicilia». Come mi sento? «Mi sento siciliano, un siciliano nel mondo». La sicilianità il procuratore, papà di due figlie, la porta anche al lavoro. «La cultura, l’identità e la storia siciliana sono molto apprezzate ovunque nel mondo», afferma con orgoglio. «Le garantisco che per fare questo lavoro Catania è stata una palestra eccezionale». Natale al lavoro o a casa? «Al lavoro quando è necessario, quest’anno a Natale spero di essere in famiglia».