SICILIANS
Helena Geraci, Catania-Los Angeles... e ritorno (ma non subito): «Mi sono lanciata in un’avventura artistica che mi ha cambiato la vita»
L'attrice: «Ogni volta che condivido con qualcuno il mio essere siciliana il riscontro è sempre molto positivo, è come se prendessi dei punti in più»
È nata a cresciuta a Catania, si definisce una persona «molto curiosa, dalle mille risorse, con interessi molto diversi, una viaggiatrice e una sportiva». Fin da piccola, spiega, «mi ha affascinato il mondo del teatro e del cinema ma sono sempre stata anche appassionata di lingue straniere, marketing, moda e pubblicità. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia di viaggiatori e sono sempre stata abituata a muovermi in paesi diversi fin dalla giovane età. Mi definisco una donna eclettica e controcorrente».
Quando sei andata via da Catania e cosa facevi qui in Sicilia prima di trasferirti?
«Ho vissuto a Catania fino ai 20 anni, ho studiato Lingue e Letterature Straniere - percorso in Scienze della Comunicazione Internazionale, alla facoltà di Lingue. Ho sempre avuto una predilezione per le lingue e una forte curiosità per le culture differenti così, dopo la laurea triennale, dopo aver perfezionato il mio inglese e francese, sono volata a Parigi per il primo lavoro all’estero. Da quell’esperienza è iniziato il mio percorso intorno al mondo che mi ha portato in California oggi».
Adesso dove vivi?
«Vivo a Los Angeles dal 2018, mi sono trasferita qui per avere nuove opportunità lavorative, inizialmente nel mio ambito professionale, marketing e project management. Ho infatti seguito un corso di Project Management all’UCLA - l’Università del Sud della California, che mi ha aperto molte strade professionali. In aggiunta alla mia carriera professionale in questo ambito ho pian piano sviluppato anche una carriera nel mondo del cinema, lavorando con molte produzioni indipendenti, facendo pubblicità e teatro. Così, negli ultimi cinque anni ho trasformato la mia passione in una carriera a tutto tondo e mi sono lanciata in un’avventura artistica che mi ha cambiato la vita».
Qual è stato il tuo cammino professionale in questi anni e di cosa ti occupi attualmente?
«Ho studiato e lavorato per circa dieci anni nel campo del marketing, comunicazione internazionale e media digitali, tra Catania, Milano, Parigi, Barcellona, New York, San Diego e Los Angeles. Ho lavorato sia per aziende che agenzie creative e ho fatto molte esperienze formative, lavorando con team internazionali. Parallelamente alla mia formazione in marketing ho custodito fin da piccola una grande passione per le arti e la recitazione, che ho sempre coltivato in parallelo, seguendo corsi di recitazione, prendendo parte a performance teatrali e lavorando come modella. Nel 2019, dopo essermi trasferita a Los Angeles per un corso di formazione in Project Management e trovandomi circondata da artisti e creativi, ho ritrovato per caso l’ispirazione e ho deciso di riprendere in mano la mia passione per la recitazione, che avevo messo da parte per molti anni. Adesso lavoro come attrice a tempo pieno qui a Los Angeles e faccio anche la consulente di Marketing e Project Manager per aziende, freelance».
Com'è stato l'impatto iniziale?
«Fin da subito l’America mi ha accolta molto bene, mi sono trovata davvero a mio agio qui nella West Coast, dove sono stata più a lungo. Ho vissuto per un po’ a New York e anche lì la mia esperienza è stata eccellente. In particolare, la costa ovest è molto aperta e le opportunità qui sono veramente infinite. Ciò che mi ha aiutato molto è stato il fatto che parlassi già bene l’inglese quando sono arrivata, permettendomi di integrarmi abbastanza facilmente con la comunità locale ed essere competitiva nel campo lavorativo. Il fatto che fossi poi già venuta in vacanza negli Stati Uniti diverse volte con la mia famiglia ha attutito molto il cosiddetto culture shock, perché avevo già familiarità con il mondo che mi aspettava».
Cosa ti manca di più della tua terra?
«La mia gente, la mia famiglia e amici d’infanzia che custodisco fino ad ora. Mi mancano i riti familiari legati alle festività, manca soprattutto quel senso di comunità tutto nostro. Qui negli Stati Uniti i rapporti umani sono più legati al business e sviluppare amicizie vere e profonde spesso non è facile».
Che opinione hanno gli americani dei siciliani di “nuova generazione”?
«I siciliani sono molto rispettati qui negli Stati Uniti, probabilmente in relazione al fatto che gli immigrati siciliani sono stati e sono una presenza notevole in America. Ogni volta che condivido con qualcuno il mio essere siciliana il riscontro è sempre molto positivo, è come se guadagnassi dei punti in più!».
E cosa pensi tu degli americani?
Penso che siano un popolo dalle mille risorse e anche mille contraddizioni, che siano grandiosi nel fare business, avanguardisti e aperti all’innovazione. Penso anche che nelle relazioni sociali siano abbastanza diversi dagli italiani, i rapporti umani sono gestiti in modo differente e occorre sicuramente abituarsi al loro modo di relazionarsi nell’aspetto privato».
Se non sbaglio, in questi anni hai anche trovato l'amore?
«Sì, ho conosciuto il mio attuale marito qui a Los Angeles, l’aspetto unico è che mio marito è del Kenya e siamo una coppia cosmopolita che ha vissuto in vari Paesi. Entrambi siamo arrivati a Los Angeles con i nostri sogni e progetti in tasca e ci siamo incontrati per caso, finendo per costruire il nostro sogno americano insieme. Avere avuto lui accanto in questi anni, spesso difficili nel gestire visti, permessi di soggiorno e infine ottenere la residenza americana, è stato fondamentale per me. Siamo molto uniti e ci ha accomunato il fatto di aver girato il mondo e fatto tante esperienze internazionali, insieme parliamo un totale di otto lingue».
Pensi mai di volere tornare a vivere a Catania?
«Sì, assolutamente, però in età più matura. Con mio marito parliamo spesso dei nostri piani futuri e di come vorremmo trascorrere gli anni di pensione in Sicilia. Il motivo per cui vorrei ritornare in età più adulta è che adesso ho una fame di ambizione che mi trattiene qui, voglio fare i maggiori sacrifici adesso e costruire un futuro solido per noi e i nostri futuri figli per poi tornare a casa e investire nel mio territorio più avanti, sviluppando un’attività locale che aiuti il territorio. Come si dice qui, I’d like to give back, ovvero, vorrei restituire qualcosa alla mia comunità che mi ha formata e dato tanto, sono molto legata alla mia Sicilia bedda!».
Un tuffo all'indietro, al giorno in cui hai messo piede sull'aereo sapendo che non saresti più tornata a Catania. Lo rifaresti?
«Sì, anche se è stata una scelta difficile che mi è costata tanti sacrifici, la rifarei. Salire su quell’aereo ha aperto le porte a una carriera di respiro internazionale, ma soprattutto mi ha permesso di scoprire veramente cosa volessi fare nella vita e come trasformare la mia passione per il cinema, il teatro, le arti e la recitazione in un mestiere a tempo pieno. Se fossi rimasta in Italia non credo che avrei esplorato il mio lato artistico. A Hollywood, circondata da creativi e artisti di ogni tipo che vivono immersi nell’industria del cinema e dell’intrattenimento, ho avuto la possibilità di trasformare quello che era solo un sogno lontano in una realtà, che ho infine fatto mia».
Ti capitano momenti di nostalgia? E come li risolvi?
«Sicuramente, soprattutto i primi anni. Li ho sempre risolti prenotando un biglietto per Catania ogni anno. La consapevolezza di avere un volo già prenotato tra 6, 8, 10 mesi, mi conforta molto e mi permette di focalizzarmi sul mio lavoro qui, con la certezza che Catania è sempre “a un passo d’aereo”».
Cosa ti auguri per il 2026?
«Di trovare sempre maggior equilibrio tra la mia vita negli USA e la mia vita in Sicilia, mi auguro di portare avanti alcuni progetti che possano essere sviluppati nella mia terra e a cui sto pensando da qualche anno, in particolare vorrei girare un film in Sicilia, possibilmente tra Catania e altre città limitrofe. Voglio supportare e fare conoscere sempre di più all’estero la mia amata isola e le storie che la circondano. Per un futuro progetto cinematografico voglio portare alto il nome della mia terra ai festival internazionali e anche puntare a una distribuzione americana».
Ritieni che i siciliani e gli italiani in genere abbiano una marcia in più?
«Assolutamente si! Ritengo che gli italiani e i siciliani abbiano quello che qui chiamano street smart thinking o thinking outside the box, ovvero quella capacità di adattarsi e anche di trovare delle soluzioni alternative ad ogni tipo di problema, pensando fuori dalle righe. Per secoli gli Italiani, armati di bagagli e grandi sogni, sono emigrati all’estero, rimboccandosi le maniche e partendo da zero, provo un grande rispetto per la forza e le capacità adattative dei miei connazionali. Gli Italiani lavorano tanto e mettono il cuore e tutta la passione in quello che fanno, credo che sia anche per questo che siano così apprezzati e rispettati qui».
Cosa racconti della tua città e della Sicilia ad un americano che te lo chiede? Cosa racconti di positivo e, ovviamente, anche di negativo?
«Racconto che la Sicilia è un luogo meraviglioso, che la Sicilia è fatta dei luoghi storici e naturalistici unici al mondo ma soprattutto della gente che ti sorride e ti abbraccia, delle persone che ti deliziano con piatti unici che ricorderai per il resto della tua vita, della gente che ti fa ridere e commuovere, che le persone qui ti entrano nel cuore per restarci. La tipica domanda che mi viene fatta dagli americani è sempre: “Ma che cosa ci fai qui se vieni da un posto così meraviglioso?”. Racconto quindi che purtroppo le opportunità lavorative che ho trovato negli Stati Uniti, soprattutto nel campo del cinema e dell’intrattenimento, nella mia terra non ci sono, e che molti come me scelgono ahimè di andare via per assicurarsi un futuro che permetta di vivere dei nostri sogni e passioni».
E viceversa, se ti chiedessi di raccontarmi in poche parole gli Stati Uniti d’America, cosa e come li descriveresti?
«Penso che questo Paese ti permetta di realizzare i tuoi sogni se arrivi con tanta determinazione, obiettivi precisi e un piano d’attacco. Penso che gli Stati Uniti possano davvero aprirti tutte le porte, se sai quali porte vuoi aprire, ovvero se hai chiaro cosa vuoi fare quando arrivi qui, o ti metti in testa di scoprirlo strada facendo. Inoltre, gli USA sono un paese con delle bellezze naturalistiche eccezionali tutte da scoprire, penso al Grand Canyon, al parco nazionale di Yosemite o Yellowstone, alle cascate del Niagara, ai deserti dello Utah e Arizona, per non parlare delle montagne dei parchi nazionali Rocky Mountain in Colorado o Olympic nello Stato di Washington, solo per citarne alcuni».