"Sistema Montante", spunta anche uno 007 nel nuovo filone d'indagine a Caltanissetta
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Più che un nuovo filone, in pratica è l’ultimo (per ora) sequel di un grande classico del sistema Montante: la saga degli spioni. E anche stavolta, a Caltanissetta, è sotto inchiesta un pezzo grosso: Valerio Blengini, vicedirettore dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna. Indagato per false dichiarazioni ai pubblici ministeri; al momento smentite le voci, circolate soprattutto a Roma, su altre ipotesi di reato come rivelazione di segreti investigativi e accesso abusivo a sistema informatico. Blengini ha già ricevuto la notifica dell’indagine a suo carico. Non risulta invece sotto inchiesta a Caltanissetta il suo superiore, Mario Parente, capo dei servizi segreti civili, per il quale è ipotizzabile la trasmissione del fascicolo a Roma.
La notizia, clamorosa per la caratura dei personaggi coinvolti - entrambi ritenuti molto vicini a Matteo Renzi, che mise Parente al vertice dell’Aisi e gli affiancò Blengini dopo anni da capocentro a Firenze - non è tuttavia un colpo di scena nello scenario delle molteplici indagini sul sistema Montante. Era stata infatti Graziella Luparello (il giudice che ha condannato in abbreviato l’ex leader di Confindustria Sicilia a 14 anni per associazione a delinquere finalizzata, fra gli altri reati, a corruzione e accesso abusivo) a trasmettere ai pm nisseni i verbali di Blengini e Parente «per le valutazioni di competenza».
Non finisce qui. Blengini si rivolge all’allora questore di Caltanissetta, Bruno Megale. «Gli chiesi conferma se avesse notizia di un’ indagine su D’ Agata perché bisognava valutare l’ opportunità di trasferirlo in Sicilia» . E lo fa, annota il giudice, «attivato per esplicita direttiva del generale Esposito». Ma il questore è esemplare: «Si trincerò in un silenzio imbarazzato, mi rappresentò solo l’inopportunità di trasferire D’Agata in Sicilia», racconta Blengini. Megale scrive subito una relazione di servizio sull’accaduto. Eppure scatta quello che i pm definiscono «un ulteriore campanello d'allarme negli ambienti dell'Aisi». Per il gup è «trasudamento di notizie segrete che, in maniera inizialmente inspiegabile, riuscivano a raggiungere i diretti interessati». Compreso Montante, che tira tutti i fili.
Al posto di Esposito arriva Parente. Che ammette di aver saputo da Blengini di quelle domande su D’Agata, ma aggiunge «di non averne parlato né con Cavacece, né con il direttore Esposito, in quanto la notizia era indeterminata». Parla di quella raccolta alla cena di Natale. Un autogol, secondo il gup, perché «se, come sostenuto dai due appartenenti ai servizi segreti, l'informazione loro pervenuta sulla possibile indagine sul conto di D'Agata fosse stata veramente così generica, non si comprende il senso dell'iniziativa esplorativa condotta presso la Squadra mobile nissena, in quanto, in assenza di dettagli sull'oggetto dell'indagine, non era neppure possibile supporre la commissione di reati funzionali da parte di D'Agata, tali da agganciare l'indagine, presunta, ai luoghi di pregresso servizio dello stesso». Per sintetizzare questa storia aggrovigliata, magari, basta il giudizio del gup Luparello sugli interrogatori di Parente e Blengini: «Mentono sapendo di mentire».
Twitter: @MarioBarresi