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Montante, ormai è solo questione di ore la rimozione dai vertici camerali

Di Mario Barresi |

CATANIA – È questione di ore. Forse già da oggi Antonello Montante potrebbe non essere più il presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, perdendo così anche la poltrona di capo di Unioncamere Sicilia.

Cade l’ultimo tabù della “MontantExit”. L’addio alle ultime due cariche rivestite, dalle quali l’ex leader confindustriale arrestato per corruzione non s’è dimesso, arriverà da una delle diverse strade aperte. La prima è la più naturale: la decadenza del Consiglio camerale di Caltanissetta, che oggi si riunisce in seduta «straordinaria e urgente». In caso di dimissioni di 1/3 dei consiglieri, la Regione può commissariare l’ente ancora presieduto, seppur virtualmente, da Montante. Su 21 componenti, già in 6 hanno fatto un passo indietro: con un altro si arriverà allo scioglimento.

Le altre due strade sono incrociate: ieri c’è stato un fitto giro di telefonate fra la Prefettura di Caltanissetta e la Regione per decidere quale provvedimento adottare ma comunque «con urgenza». Il prefetto Maria Teresa Cucinotta aspetta entro la fine della settimana il parere dell’Avvocatura dello Stato sulla destituzione di Montante. Ma anche la Regione s’è messa in moto. Ed è proprio l’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano, a confermare che «in pieno raccordo con il presidente Musumeci e con il prefetto si sta risolvendo il vuoto normativo sul caso Montante». In effetti l’unico precedente, quello di Roberto Helg, non fornisce alcuna soluzione poiché l’allora presidente della Camera di Commercio di Palermo si dimise dopo l’arresto. «Ad ogni modo il presidente della Regione avrà nelle prossime ore una mia proposta di decreto sul tavolo», assicura Turano. Che, in caso fossero necessari ulteriori approfondimenti sulla revoca, è pronto a una sospensione di Montante basata sulla mancanza delle condizioni per il «normale funzionamento» del Consiglio camerale previsto dalla legge regionale.

Lo stesso Turano, che ha sempre mantenuto un basso profilo istituzionale sulle inchieste di Caltanissetta, parla per la prima volta. Da primo assessore alle Attività produttive ufficialmente non “confindustrializzato” degli ultimi due lustri, alza il muro sull’ipotesi di continuità del sistema Montante. «Che io non sia stato espresso da Confindustria è un fatto notorio. Io credo che la Sicilia cresce soltanto se crescono le imprese, il cui tessuto sano troverà in me un alleato nel rispetto dei ruoli». Turano non esprime giudizi sul presunto condizionamento dei suoi predecessori. E chiarisce: «Dall’insediamento del governo Musumeci, c’è stato un chiaro cambio di indirizzo politico e amministrativo rispetto al passato. Con atti formali, come la nomina di un nuovo dirigente generale del dipartimento (il precedente, Alessandro Ferrara, è fra gli indagati, per favoreggiamento, a Caltanissetta, ndr), ma anche con rigorosi controlli e rapporti trasparenti con tutti gli interlocutori». L’assessore, dopo sei mesi di lavoro, difende le Attività produttive: «Non ho riscontrato contaminazioni, ritengo che il dipartimento non sia condizionato da Confindustria, né da altri soggetti. Ma, a Palermo come nelle sedi decentrate, il livello d’attenzione resta alto».

E proprio su quest’ultimo aspetto, rispondendo all’inchiesta pubblicata ieri su La Sicilia, Turano garantisce: «Nessuna restaurazione nelle aree industriali della Sicilia». Il riferimento è ai commissari liquidatori degli ex Consorzi Asi. Dalle nomine firmate dall’assessore emerge più di un’ombra, fra funzionari denunciati dall’ex presidente dell’Irsap, Alfonso Cicero (uno dei principali accusatori di Montante) e procedimenti giudiziari in corso anche per reati legati alle funzioni. «Non esprimo giudizi sulle situazioni dei singoli, eppure – ammette Turano – sulla scelta dei commissari liquidatori, che ho nominato al posto dei commissari ad acta, avevo le mani legate: la legge mi impone di scegliere i nominativi fra i vertici di Irsap e delle stesse Asi». Per Turano, al di là dei guai giudiziari di alcuni nominati, è comunque «un’anomalia, con la sovrapposizione fra controllori e controllati, della quale mi stupisco nessuno si sia reso conto prima di me». La via d’uscita è nero su bianco: «Ho presentato un emendamento al collegato della finanziaria per cambiare la norma dando facoltà di nominare i commissari delle Asi con più ampia scelta fra funzionari interni ed esterni alla pubblica amministrazione regionale».

Infine, l’ipotesi di infiltrazioni di mafia e corruzione nell’area industriale di Trapani: «Il 26 aprile ho disposto un’attività ispettiva. Aspetto a breve dei riscontri per assumere le decisioni conseguenti. A tutti i livelli».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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