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Precariato, Salvina dopo 28 anni di lavoro rischia il benservito

Di Giuseppe Scibetta |

Caltanissetta – Può accadere che a volte – molto più spesso di quanto non si immagini – il periodo di lavoro da precaria in un ente pubblico possa diventare una sorta di viaggio che dura per quasi trenta anni e che non sembra mai finire; un viaggio con delle tappe intermedie frequenti, in occasione delle quali l’ansia di vedere vanificato tutto quello che hai fatto sino a quel momento e di perdere l’impiego si trasforma in angoscia e non ti fa dormire neanche la notte.

E’ questa l’agonia che da oltre venticinque anni a Caltanissetta vivono i 41 precari che lavorano alla Camera di Commercio, in un ente pubblico dove ormai i dipendenti di ruolo rimasti in servizio sono solamente otto: una vicenda paradossale e per certi versi emblematica la loro, soprattutto se si pensa che con l’approssimarsi delle prossime festività di Natale rischiano (ancora una volta) di perdere il loro agognato impiego: «E’ proprio così – racconta Salvina Giunta, di 53 anni, originaria di Serradifalco, diplomata ragioniera e precaria di lungo corso assieme ad altri 40 dipendenti precari dell’ente camerale nisseno, otto dei quali da qualche anno lavorano presso gli uffici giudiziaria di Gela – e questo perché invece di risolversi i problemi, invece di risolversi con il tempo, sembrano aumentare.

Adesso c’è una nuova scadenza che è quella del prossimo 31 dicembre, data entro la quale la Camera di Commercio nissena dovrebbe accorparsi con quelle di Agrigento e Trapani; in questa occasione “storica” però noi rischiamo di essere esclusi e di non avere la stabilizzazione o la nuova proroga poiché, quando è stato predisposto il “piano di fuoriuscita” che quantificava il fabbisogno del personale dell’ente non siamo stati inclusi nell’organico di fatto.

Cosa è accaduto dal punto di vista tecnico e burocratico non lo so bene, ma adesso con la legge Madia se non ci stabilizzano entro la fine dell’anno rischiamo di essere esclusi per sempre dal processo di unificazione dei tre enti.

Una situazione questa che forse dipende dal fatto che la pianta organica dell’ente non è stata aggiornata, ma che ci tiene in ansia e che fa aumentare a dismisura la condizione di stress che viviamo con sofferenza ormai da troppo tempo».

E poi la signorina Salvina Giunta, racconta quello che è accaduto da quando ha cominciato a lavorare: «Era l’8 ottobre 1990, una data che non potrò mai dimenticare, ed assieme ad altri giovani ero iscritta in una cooperativa di Serradifalco che effettuata rilievi sulle abitazioni ai fini della quantificazione delle tasse sui rifiuti e per l’illuminazione delle strade.

Poi nel 1997 per un anno sono transitata al Comune di Serradifalco, dove il sindaco, pur avendo io la qualifica di impiegata, mi ha fatto fare pure il lavoro di puliziera». «Mi sono così messa in mobilità e, pur potendo scegliere altri enti regionali come il Coreco o i Beni Culturali, sono venuta a lavorare alla Camera di Commercio di Caltanissetta, dove mi sono trovata sempre bene come lavoro, anche se assieme alle altre mie colleghe ci siamo convinte che non c’è mai stata da parte dei responsabili dell’ente l’intenzione di stabilizzarci».

«Sino ad ora – prosegue Salvina – a nulla sono servite le giornate di protesta e di sciopero organizzate dalle organizzazioni sindacali: siamo ancora precarie e lavoriamo ancora solamente 24 ore la settimana, guadagnando circa 900 euro al mese. Da considerare inoltre che molti di noi arrivano in città da alcuni Comuni della provincia, e taluni da Vallelunga, Mussomeli, Bompensiere, San Cataldo e Serradifalco ed uno pure da Agrigento. Ormai, pur avendo raggiunto la maggior parte di noi i 60 anni d’età speriamo ancora di poterci sistemare e che il nostro sogno possa finalmente diventare realtà».

«Non siamo trattati male – dice poi un altro dipendente che si trova nelle stesse condizioni – ma è come se fossimo gli “ultimi chiodi” della carrozza, non ci sentiamo dipendenti regionali e nemmeno degli enti locali, è come essere né carne né pesce. Quando è stata prevista la pianta organica non ci hanno nemmeno considerato; forse è stata una svista o forse no: sta di fatto che al momento dell’accorpamento con le altre due Camere di Commercio rischiamo di essere esclusi. E’ una cosa normale tutto questo?».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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