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Gela, gli scavi restituiscono antichi tesori: ritrovati i resti di un edificio monumentale

Di Maria Concetta Goldini |

GELA (CALTANISSETTA) – Ancora scoperte archeologiche in città durante i lavori di posa dei cavi dell’Enel nel prolungamento di via Nicolò Paci che va verso via Eritrea in un’area libera a pochi passi dal supermercato Forté.

L’archeologa Marina Congiu ha bloccato i mezzi e gli operai dell’azienda incaricata dall’Enel nel momento in cui ha notato le tracce di un antico pozzo. Dopo aver informato la Soprintendenza di Caltanissetta e cioè il dirigente della sezione archeologica Carla Guzzone ed il Soprintendente Daniela Vullo, si è avviata l’indagine archeologica. Lo scavo ha evidenziato che si trattava di un pozzo contenente crolli di tegole, pietre, frammenti di vasellame di uso comune di età ellenistica.

La vera scoperta è avvenuta nella stessa area qualche metro più avanti quando è emerso un grosso concio di tufo di quelli che, nella polis greca, erano in uso per edifici di tipo monumentale. Approfondendo lo scavo sono emersi ben sette grandi conci di tufo alcuni dei quali sono lunghi 90 centimetri.

Tutti i blocchi emersi hanno la modanatura nella sommità. Erano custoditi all’interno del secondo pozzo che ha restituito anche frammenti ceramici sicuramente riferibili all’età ellenistica. I conci di tufo sembrerebbero più antichi ma è ancora prematuro ipotizzare una datazione. C’è da chiedersi invece a cosa si riferiscono quei conci. «Per le loro dimensioni e la modanatura – dice il Soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo – quei conci di tufo sembrano riferirsi ad un edificio di carattere monumentale».

Un edificio pubblico? Un santuario? Anche queste sono solo ipotesi. Altro nodo da sciogliere: quell’edificio monumentale a cui i conci si riferivano si trovava in quell’area in cui sono affiorati in questi giorni ed è poi crollato? Oppure provengono da altra zona e sono stati trasportati dentro il pozzo per essere conservati nell’ipotesi di un loro riutilizzo? Sono anche queste domande che potranno avere risposta solo con studi successivi.

Si potrebbe ipotizzare che il luogo di provenienza dei sette blocchi di tufo non doveva essere molto distante da quello del rinvenimento data anche la difficoltà che in quell’epoca si incontrava nel trasporto di materiali così pesanti e di grandi dimensioni.

Lo scavo dell’area è alle battute iniziali ma dalle caratteristiche del pozzo e del terreno si ritiene che possano ancora affiorare pezzi di una certa importanza che potrebbero tornare utili a sciogliere il rebus dell’uso dei sette conci di tufo. Gli stessi sono stati ripuliti e trasportati in luogo sicuro mentre l’area è stata sottoposta a vigilanza.

Accanto alla zona dello scavo vi è un’altra porzione di terreno libero che, ad avere i finanziamenti, andrebbe esplorato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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