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Santa Caterina: parlano gli inquirenti. Svelati anche casi di “mascarimento”

Di Redazione |

CALTANISSETTA – «A Santa Caterina Villarmosa c’era un sistema affaristico corruttivo concussivo con a capo il sindaco che, con la collaborazione di altri fedelissimi amministratori da lui stesso nominati, per anni ha gestito la cosa pubblica in maniera familistica e quasi medievale». Lo ha affermato il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, il colonnello Baldassare Daidone, sull’operazione ‘Cerberò nell’ambito della quale sono stati arrestati il sindaco e due assessori. «Lavoravano – ha aggiunto il colonnello – solo gli imprenditori amici attraverso gli appalti che venivano assegnati con il cosiddetto sistema e cioè inferiori ai 40 mila euro o mediante la somma urgenza. In occasione dell’emergenza neve, scattata nei primi giorni del gennaio 2019, il sindaco si è rivolto ad un’impresa che dopo quaranta giorni ha presentato il conto. Non è modo di procedere. Il sindaco, in carica da tre mandati, ha un carattere forte e chi osava mettersi contro di lui veniva messo all’angolo, emarginato. L’inchiesta è nata dall’operazione , nel corso della quale abbiamo scoperto delle infiltrazioni mafiose al comune di San Cataldo. Sequestrando alcuni documenti ad un imprenditore di San Cataldo siamo arrivati fino a Santa Caterina».

«Questo sistema – ha aggiunto il maggiore della Guardia di Finanza di Caltanissetta, Salvatore Seddio – andava avanti almeno dal 2017. Un malcostume emerso da un’inchiesta che ha interessato San Cataldo. A Santa Caterina, per l’assegnazione degli appalti, c’era una sorta di gestione feudale del comune per gli appalti. Sindaco e vice sindaco facevano parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e turbativa d’asta».

L’attività di “mascariamento”. Ci sarebbe stato un progetto per screditare sui social la deputata pentastellata Azzurra Cancelleri, sorella di Giancarlo vice Ministro alle infrastrutture, ed il marito, Santino Lo Porto. E’ quanto emerge dall’ordinanza del Gip di Caltanissetta che ha portato oggi all’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 16 persone fra le quali il sindaco ed il vice sindaco di Santa Caterina Villarmosa. Il sindaco, Antonio Fiaccato ed il suo vice, Agatino Macaluso, nel gennaio 2019 avrebbero chiamato Giuseppe Cannavò, ritenuto amministratore di fatto e socio di una società, la UNO@UNO DIFFERENZIATA che gestisce i rifiuti presso il Comune di Santa Caterina Villarmosa, per acquisire i dati afferenti ai conferimenti indifferenziati della coppia, “al fine di divulgarne in modo lesivo i contenuti sui social network, cosi potendo influire negativamente sulla loro sfera giuridica privata personale e politico-elettorale”. Le indagini della Guardia di Finanza sfociate oggi nelle misure cautelari erano partite proprio grazie ad un esposto della deputata M5S sugli affidamenti di incarichi fatti dal Comune di Santa Caterina Villarmosa, dove risiede la parlamentare.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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