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Gela: Valenza indagato per traffico di droga. È stato accusato in Egitto da un amico

Di Redazione |

Gela (Caltanissetta) – «Rivolgo un accorato appello al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, perché intervenga con il governo egiziano e faccia tornare a casa mio figlio sano e salvo e nel più breve tempo possibile». A parlare ai cronisti è la mamma di Calogero Nicolas Valenza, il 27enne di Gela che, dalla sera del 23 agosto scorso, è stato fermato dalla polizia con l’accusa di traffico di stupefacenti al Cairo, dove era giunto, da Barcellona, città nella quale da 4 anni lavora come Pr in un’azienda promotrice di spettacoli, per andare a trovare una sua cara amica egiziana.

La famiglia smentisce che il giovane sia stato trovato in possesso di droga. La madre, Rossana, 46 anni, casalinga, difende il figlio a spada tratta. «Nicolas è un bravo ragazzo – dice – un lavoratore onesto, incensurato». C’è fermezza nelle sue parole, ma anche la paura per l’evolversi della situazione. Ad aumentare l’angoscia contribuiscono anche le notizie che arrivano dal Cairo da un avvocato esperto in diritto egiziano. “Ci ha riferito – dice Nicoletta Cauchi, legale della famiglia Valenza – che Nicolas ha un difensore d’ufficio e che l’accusa nei suoi confronti potrebbe comportare anche la pena di morte. E inoltre che per avviare un mandato difensivo di fiducia occorrono quasi 100 mila euro». Notizie «terribili» per una famiglia che vive solo con lo stipendio da metalmeccanico del papà, Angelo Valenza, di 50 anni. Ma pronta a qualsiasi sacrificio, anche a quello di vendere la casa dove abitano, a Gela. I genitori vorrebbero partire per l’Egitto per seguire da vicino gli sviluppi della situazione, ma è un investimento finanziario per loro insostenibile.

Al fermo del giovane siciliano, secondo quanto ricostruito dalla famiglia e dal loro legale, si sarebbe giunti nell’ambito di un’inchiesta su un gruppo di ragazzi di varie nazionalità indagati dalla polizia egiziana per traffico di sostanze stupefacenti. Uno di loro avrebbe fatto il nome di Nicolas, ma non si sa con che tipo di accuse. Da questa presunto coinvolgimento sarebbe scaturito il fermo del giovane siciliano, eseguito non appena è giunto all’aeroporto del Cairo. Dalla Farnesina, a cui si sono rivolti i coniugi Valenza tramite l’avvocato Nicoletta Cauchi, sono stati attivati i canali diplomatici per tutelare i diritti di Calogero Nicolas. Contatti che avrebbero fatto aprire uno spiraglio: dopo i contatti e le verifiche avviate dall’ambasciata italiana in Egitto la posizione del siciliano starebbe per essere rivalutata. Nell’attesa di un suo ipotetico rilascio i giudici egiziani potrebbero autorizzare il giovane a telefonare ai genitori in Italia, per spiegare cosa è successo e tranquillizzarli. Ma loro si sentiranno «sicuri soltanto quando lui ritornerà a casa». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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